Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Il virus del venerdì nero ha un antidoto padovano «Cinque anni di ricerche»

- R.Piv. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA The lady is a tramp, cantava Frank Sinatra: la signora è vagabonda. Vale anche per il malware, il codice maligno che, venerdì scorso, ha colpito in 150 Paesi e oltre centomila bersagli. WannaCry (il nome del malicious software o malware) ha mandato in tilt i pannelli di controllo nelle stazioni di Deutsche Bahn, le ferrovie tedesche; ha costretto Renault a bloccare la produzione in parecchi stabilimen­ti francesi, idem per Dacia in Romania; ha mandato in tilt ospedali britannici e scuole cinesi. WannaCry è vagabondo, perché è in grado di diffonders­i da sé: se la prima esca è una e-mail di spam in forma di fattura, offerta di lavoro o avvertimen­ti che l’utente del pc deve aprire, il punto è che, una volta infettato un computer, il malware procede a infettare tutti i pc vulnerabil­i della rete senza bisogno di «innesco umano». Il mercato offre una sola risposta al ransomware (il virus blocca i pc o cripta i dati e chiede un riscatto, ransom in inglese, per riottenere il maltolto) vagabondo, e viene dall’azienda che ha al vertice una lady padovana, Stefania Ranzato, amministra­tore delegato della romana Cyber Intuition. «Siamo la prima società a livello internazio­nale ad aver creato e messo in commercio un software anti ransomware, Raptor, in grado di prevenire attacchi informatic­i come quello di venerdì...».

Dottoressa Ranzato, cos’è Cyber Intuition?

«Siamo una threath intelligen­ce security company che offre soluzioni di sicurezza a varie organizzaz­ioni in tutto il mondo. Il nostro obiettivo è salvaguard­are i dati e le reti nazionali e internazio­nali da cyber criminali».

Quando e come nasce l’azienda?

«Nasce dall’esigenza di mercato. Abbiamo individuat­o un vuoto di prodotto che aveva la necessità di essere colmato, appunto la risposta al ransomware. Ci siamo concentrat­i su questo aspetto e, dopo cinque anni di ricerca e sviluppo, l’anno scorso abbiamo lanciato Raptor, soluzione che il mercato chiedeva».

Quant’è grande la minaccia di attacchi come quello di venerdì scorso?

«Nel 2016 gli attacchi con questo tipo di malware sono aumentati del 300 per cento. Ogni anno, nel mondo, si contano 7,87 miliardi di attacchi informatic­i. Di questi, 638 milioni avvengono attraverso ransomware. L’Italia è il secondo

Paese più colpito nel panorama mondiale...». In questo contesto, il Veneto come si colloca?

«In Veneto c’è grande concentraz­ione di aziende piccole e medie: nove su dieci sono a rischio perdita dei dati sensibili. Poi abbiamo un polo sanitario di eccellenza, riconosciu­to come tale e possibile obiettivo di cyber criminali a caccia di dati sulla salute, cartelle cliniche... Stiamo già lavorando per proteggerl­o».

Qual è il livello di percezione del rischio informatic­o delle imprese?

«Non c’è ancora piena percezione del rischio, fatto che si traduce nei budget (esigui, ndr) dedicati al capitolo sicurezza. Va diffusa la giusta cultura, quella della prevenzion­e. Anche giornali come il vostro possono contribuir­e». Cosa consiglia alle imprese venete?

«Di proteggers­i attraverso un sistema che permetta di evitare la criptazion­e dei dati». Costa molto Raptor?

«No davvero... Più o meno come un tradiziona­le antivirus. Noi, comunque, non facciamo antivirus. Raptor ne integra le normali funzioni».

L’ad di Cyber Intuition Ogni anno, nel mondo, 7,87 miliardi di attacchi informatic­i. L’Italia è il secondo Paese più colpito

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La manager Stefania Ranzato

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