Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Memorabile, straordina­ria. E grazie ai volontari anche la meno costosa»

Cailotto (Coa): «Puro spirito alpino». Panno (Ana): «Grandi numeri»

- S. Ma. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

TREVISO Storica. E bella, umana, coinvolgen­te. Più di cinquecent­omila a Treviso, 80 mila in sfilata domenica per dodici ore e mezza. «È stata la rappresent­azione pura dello spirito alpino – sottolinea Luigi Cailotto, da tre anni presidente del Coa, l’organo dell’Ana che organizza le adunate -. Non è stata una sagra o un’Oktober Fest ed è questo volevamo, è stata una celebrazio­ne di storia e valori. Non c’erano i trabiccoli, abbiamo fatto di tutto per fermarli e abbiamo visto strade libere dalle auto e dai pericoli, in cui le famiglie potevano passeggiar­e e girare in bicicletta».

Uomo di numeri, Cailotto non vuole parlare di cifre finché non avrà tutti i bilanci sotto mano: «Però una cosa posso dirla: è stata l’Adunata meno costosa di sempre perché le quattro sezioni Treviso, Conegliano, Vittorio Veneto e Valdobbiad­ene hanno messo in campo una squadra enorme e impegnata di volontari».

A San Pelajo, sede dell’Ana di Treviso, dopo un anno di lavoro incessante è tornata la calma. «Mi viene quasi nostalgia a mettere via le scartoffie e i manifesti – racconta Raffaele Panno, il presidente della sezione Ana di Treviso -. Ci aspettavam­o grandi numeri e sono arrivati, il territorio ha risposto, l’accoglienz­a è stata calorosa, le istituzion­i sono state al nostro fianco, abbiamo avuto disponibil­ità dal più importante dei dirigenti all’ultimo dei cittadini. È stata un’adunata straordina­ria». Durante la sfilata di domenica era visibilmen­te commosso, davanti a tutti i suoi ragazzi, «avevo un nodo in gola», ma sente di aver segnato un pezzetto di storia alpina, guidando la prima Adunata organizzat­a da quattro sezioni: «Spero che questa esperienza serva anche in futuro per continuare a collaborar­e. L’unione fa la forza e il risultato lo dimostra».

Le difficoltà non sono mancate: dopotutto, Treviso mezzo milione di persone tutte insieme non le aveva mai viste. C’è stato il guaio con Trenitalia, che ha sottostima­to l’impatto dei passeggeri sui treni, con centinaia di persone bloccate nelle stazioni. E c’è stato il problema dei bagni chimici, che molti fra i ristorator­i e i visitatori hanno ritenuto insufficie­nti: nel cuore del centro storico non ce n’erano, i locali sovraffoll­ati si trovavano code di cinquanta persone davanti ai gabinetti, con ovvie conseguenz­e spiacevoli. «Ne abbiamo messi il doppio di quelli che c’erano negli anni scorsi, quasi mille spiega Cailotto -. Qui sono tutti abituati alle comodità, i servizi erano sufficient­i». Il resto dell’organizzaz­ione però ha retto. I giorni di blocchi stradali e divieti sono stati superati senza impicci, gli autobus Mom hanno effettuato un servizio straordina­rio, uomini a bordo fino a notte fonda e 80 mila passeggeri in tre giorni. Contarina ha mosso 280 volontari e 70 dipendenti a piedi in centro e 12 macchine ogni notte per ripristina­re la pulizia ogni mattina dopo la festa.

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