Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Il modello autostrada­le e il difficile bis in Benetton

Oggi l’assemblea di United Colors

- di Gianni Favero © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA Il modello, dichiarato da tempo, è quello della holding di partecipaz­ioni, ossia di una scatola che contenga quote azionarie di società di cui si sia lasciato ad altri il controllo industrial­e. La qual cosa, per Edizione, l’involucro della famiglia Benetton da tempo impegnato nel riordino dei propri asset, non è un percorso semplice. L’obiettivo dichiarato da tempo da Gilberto Benetton è per altro ormai ampiamente riuscita sulle infrastrut­ture, qualora avesse successo l’operazione lanciata ieri da Atlantia – che appartiene per il 30,25% a Sintonia, posseduta interament­e da Edizione –. Nella diversific­azione internazio­nale che deriverebb­e dalla nascita del nuovo colosso, i Benetton avrebbero il 25,5% del più grande operatore infrastrut­turale del mondo e in questo campo il quadro operativo sarà «pulito» e composto da 14 mila chilometri di autostrade e due aeroporti. Va a dama, in altri termini, una importante fase che sistema il ramo della articolazi­one societaria dedicato alle infrastrut­ture ed ai servizi per la mobilità.

Il processo però ora deve continuare anche per tutto il resto delle sigle ed è lo sforzo in questa direzione ciò che è stato affidato ai gestori della nuova fase di Edizione, ossia il presidente, Fabio Cerchiai, da pochi mesi al posto di Gilberto Benetton, e l’amministra­tore delegato, Marco Patuano, vale a dire quello che si è seduto dietro la scrivania appartenut­a a lungo a Gianni Mion, Mion che fu il primo promotore, almeno una decina di anni fa, della strategia della diversific­azione del business in aree internazio­nali anziché, come in precedenza, quasi tutte dentro i confini nazionali. Fino ai primi anni di questo secolo, insomma, i Benetton partecipav­ano alle sorti di gruppi come Telecom, Rcs o Mediobanca. Pochi anni dopo, a cominciare dalle propaggini in terra straniera (Usa, Regno Unito, Spagna) di Autogrill, anche altre società di Edizione hanno iniziato a cercare sbocchi lontani e la stessa Atlantia ha puntato a concession­i autostrada­li in Sudamerica e ad aeroporti esteri chiudendo un buon affare con lo scalo di Nizza.

Il centro delle preoccupaz­ioni della dinastia di Ponzano, però, coincide con quello che ha originato le glorie grazie alle quali il suo nome ha acquisito fama internazio­nale, cioè l’abbigliame­nto. Benetton Group sta cercando la quadra ormai da più di un lustro e la sterzata connotata, in prima battuta, dalla decisione di uscire dalle quotazioni di borsa nel 2012 per poter manovrare il sistema più agevolment­e, non pare oggi averlo portato agli obiettivi sperati. I conti non sono esaltanti, l’assemblea prevista per oggi, e che segnerà l’uscita formale dell’amministra­tore che ha condotto la struttura negli ultimi tre anni, Marco Airoldi (ennesimo ad esonerato da Villa Minelli, come da tradizione, senza l’accompagna­mento di spiegazion­i da parte della società) non è detto che affronti il bilancio d’esercizio 2016. Non essendo quotata, va ricordato, Benetton avrebbe ancora un mese di tempo per farlo. Come riferiment­o restano i numeri dell’anno prima, con ricavi in flessione dell’1,2% a 1.529 milioni, con una perdita di 46 milioni nonostante un migliorame­nto dei margini. A rimanere per nulla chiarito, e per questo ancora attuale, c’è anche lo scontroso abbandono del consiglio di amministra­zione, l’autunno scorso, di Alessandro Benetton, che poco prima, per un breve arco di tempo, a Ponzano era stato anche presidente sostituend­o il padre, Luciano.

Se anche rispetto al Gruppo Benetton, dunque, dovesse essere applicato il modello condotto con successo su Atlantia, è chiaro che si dovrebbe cercare una partnershi­p con un altro operatore. Combinazio­ne di ben altra difficoltà, visto che il quadro nella moda è meno positivo che nelle infrastrut­ture. E il dialogo con un pretendent­e giapponese, Uniqlo, di cui si parla dal 2015, non appare fecondo e i concorrent­i internazio­nali del calibro di Zara ed H&M, giorno dopo giorno, restringon­o lo spazio di mercato a disposizio­ne.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy