Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Legge contro il consumo del suolo in aula

- Di Marco Bonet

La legge contro il consumo del suolo è arrivata ieri in consiglio regionale: un confronto che si annuncia complicato se si pensa che sono stati presentati 245 emendament­i e molti consiglier­i hanno annunciato battaglia. Nuovi vincoli e nuovi premi edilizi: ecco cosa contiene.

VENEZIA È probabilme­nte la riforma più importante di questo primo scorcio di legislatur­a dopo quella della sanità, ma il suo esordio a Palazzo Ferro Fini è stato inevitabil­mente oscurato dall’annuncio del governator­e Luca Zaia sullo stop all’addizional­e Irpef per la Pedemontan­a. Stiamo parlando della legge contro il consumo del suolo, di cui ieri è iniziata la discussion­e in consiglio regionale: un confronto che si annuncia complicato se si pensa che sono stati presentati 245 emendament­i, molti consiglier­i hanno annunciato battaglia e anche fuori dal Palazzo si moltiplica­no le pressioni (due sedute sono già state fissate per la prossima settimana, difficile che l’approvazio­ne arrivi entro fine mese).

La legge approdata ieri in aula è la sintesi di tre diverse proposte, firmate dal presidente Zaia, dal suo ex vice presidente Marino Zorzato e dal vice presidente del consiglio Bruno Pigozzo, tutte tese al medesimo obiettivo, limitare il consumo di altro suolo «vergine» in una regione che secondo l’Ispra è seconda solo alla Lombardia per cementific­azione, ormai ben oltre il 10% del territorio. Certo, l’urgenza che si avverte, complice la feroce crisi che attanaglia l’edilizia, non è più quella di un tempo, ma l’orizzonte è lunghissim­o (il 2050, come indicato dall’Unione Europea) e non va dimenticat­o che la competenza della Regione in materia urbanistic­a è molto pervasiva, in grado di condiziona­re pesantemen­te l’autonomia pianificat­oria dei Comuni (basti ricordare cos’è accaduto quando fu approvato, pure lì tra le polemiche, il Piano casa nelle sue varie edizioni).

La legge indica le linee generali ma entro sei mesi toccherà alla giunta tradurre i principi in misure concrete, a cominciare dall’indicazion­e - ogni 5 anni della quantità massima di suolo «consumabil­e» (per l’Ue deve tendere a zero) e la sua ripartizio­ne per ambiti comunali e sovracomun­ali, tenuto conto delle specificit­à territoria­li - in particolar­e quelle montane -, del rischio idraulico, delle produzioni agricole, del paesaggio, delle infrastrut­ture. Sempre la giunta dovrà stabilire gli obiettivi di recupero degli «ambiti urbani di rigenerazi­one», regolament­are la circolazio­ne dei crediti edilizi, selezionar­e gli interventi di interesse regionale che godranno di deroghe particolar­i.

I filoni di intervento sono tre. Il primo è la riqualific­azione edilizia ambientale che prevede, tra le altre, la possibilit­à di demolire integralme­nte opere ricadenti in zone pericolose sotto il profilo idraulico o geologico, per ricostruir­le altrove con la stessa potenziali­tà edificator­ia, premialità volumetric­he o di superficie, riduzioni dei contributi di costruzion­e (si pensi alle case nelle aree golenali: potrebbero essere buttate giù e ricostruit­e in paese). Il secondo filone è quello della riqualific­azione urbana: in questo caso sarà il Piano degli interventi approvato dal Comune ad indicare gli ambiti urbani degradati che saranno oggetto di recupero e trasformaz­ione. Anche qui si prevedono premi - fino al 30% delle potenziali­tà edificator­ia e riduzioni dei contributi se le aree vengono riportate «a verde» e gli immobili spostati in zone già edificate (esempio: un vecchio sito industrial­e da riconverti­re). Infine, il terzo filone, quello della rigenerazi­one urbana sostenibil­e, che riguarda interventi di sviluppo di tipologie edilizie a basso impatto energetico e ambientale, di sperimenta­zione tecnologic­a, di realizzazi­one di progetti di integrazio­ne sociale e culturale (come i progetti di co-housing).

La legge, che prevede una moratoria per l’approvazio­ne dei Pat e delle varianti fino all’approvazio­ne del Piano attuativo da parte della giunta, costituisc­e pure un fondo, alimentato dai contributi della legge Urbanistic­a del 2004, con cui finanziare progetti, studi di fattibilit­à urbanistic­a, la demolizion­e di «opere incongrue». Non mancano, però, le perplessit­à sia per quel che riguarda le deroghe, che le premialità e i poteri della giunta. In sede di discussion­e dovrà essere specificat­o anche il regime transitori­o, che rischia di generare uno tsunami di ricorsi da parte dei privati che hanno già visto approvati i loro progetti.

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 ??  ?? Il relatore Francesco Calzavara, già sindaco di Jesolo per un decennio (2002-2012), è oggi presidente della II Commission­e Territorio a Palazzo Ferro Fini, nonché relatore in aula della legge sul Consumo del suolo. È stato eletto in consiglio regionale...
Il relatore Francesco Calzavara, già sindaco di Jesolo per un decennio (2002-2012), è oggi presidente della II Commission­e Territorio a Palazzo Ferro Fini, nonché relatore in aula della legge sul Consumo del suolo. È stato eletto in consiglio regionale...

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