Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
DAL CAPITALISMO FAMILIARE A QUELLO GLOBALE
Lunga vita ai Benetton e ai Del Vecchio, che dal Veneto del capitalismo familiare danno lezioni di capitalismo globale.
Lunga vita ai Benetton e ai Del Vecchio, che dal Veneto del capitalismo familiare danno lezioni di capitalismo globale. C’è un fil rouge che lega Ponzano ad Agordo. L’aggregazione Atlantia-Abertis, infatti, assomiglia molto alla fusione LuxotticaEssilor. Certo, i settori sono profondamente diversi, i servizi e in particolare le concessioni autostradali da una parte, un campo tipicamente manifatturiero come l’occhialeria dall’altra. Ma è la visione strategica ad accomunare entrambe le operazioni: la voglia di diventare leader mondiali anche alleandosi con chi fino a ieri era il concorrente numero uno, di superare i confini e persino le appartenenze nazionali, di puntare verso orizzonti di lungo periodo andando al di là di qualsiasi problema legato al passaggio generazionale.
Visioni, appunto. Ben più importanti delle tecnicalità finanziarie e delle bandierine del risiko su chi è il compratore e chi il comprato. La verità è riassunta nei numeri. L’unione tra Atlantia e la spagnola Abertis consegnerà ai Benetton (sempre che l’Opas, Offerta pubblica di acquisto e scambio, vada a buon fine) un colosso da 14 mila chilometri di rete autostradale in 19 Paesi, cui si aggiungono le gestioni aeroportuali, Roma in testa. Le potenzialità di investimento, con 6,6 miliardi di ebitda, ossia di margine lordo, si moltiplicano. Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Atlantia, ha già confermato l’impegno in Italia per 20 miliardi nei prossimi 20 anni. In aggiunta ci sono interessanti prospettive di sviluppo tecnologico, a cominciare dalla diffusione su larga scala del telepass. Chiaro il concetto? E chiare le analogie con la fusione tra Luxottica e la francese Essilor? Leonardo Del Vecchio ha costruito un supergruppo da 3,5 miliardi di ebitda presente ai cinque continenti e perfettamente integrato: dalla produzione di lenti alle montature, alla distribuzione nei negozi. Multinazionali italiane alla conquista di un mercato chiamato mondo.
Perché il punto è proprio questo. Si può discutere finché si vuole sulle quote azionarie, i rapporti di forza tra i partner, l’ubicazione delle sedi. Sta di fatto che in tutti e due i casi le redini del comando rimangono in mano italiana. Non basta: tanto la famiglia Benetton quanto Leonardo Del Vecchio hanno le radici ben piantate in quel Veneto che li ha visti emergere partendo (letteralmente) da zero. L’augurio è che il territorio d’origine possa essere ulteriormente valorizzato. Intanto bisognerebbe riflettere, eccome. La vecchia guardia dell’imprenditoria nordestina dimostra di avere perfettamente capito le regole della competizione planetaria: crescere, aggregarsi, innovare. Gli ostinati sostenitori del fai-da-te e del piccolo è bello dovrebbero fermarsi e prendere appunti.