Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Indiani in tribunale per il «coltello sacro» C’è chi la fa franca e chi rischia la galera

- Benedetta Centin © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VICENZA Portare il coltello sacro con sé, il «kirpan», è obbligator­io per i fedeli sikh. Ma la Cassazione lo ha vietato, stabilendo che devono conformars­i ai nostri valori. Eppure, alcuni precedenti verificati­si nel Vicentino - dove la comunità sikh è tra le più numerose - e a Treviso, dimostrano che al kirpan non rinunciano.

A settembre 2016 marito e moglie indiani avevano messo piede in tribunale a Vicenza e le guardie all’ingresso (col metal detector) avevano imposto loro di spogliarsi dell’arma, altrimenti non sarebbero entrati. L’uomo, dopo aver chiamato inutilment­e il consolato indiano perché spiegasse agli addetti alla sicurezza che era una richiesta impossibil­e, è rimasto fuori dal palazzo, col suo kirpan e con quello della moglie.

Altro caso quello di un 32enne indiano di Motta di Livenza, finito a processo perché nel 2010 era entrato in Prefettura a Treviso, allo sportello immigrazio­ne, con un pugnale - un kirpan appunto - da 18 centimetri. Pugnale al quale non ha saputo rinunciare nemmeno l’anno dopo, quando si è presentato davanti al giudice per l’esame da imputato. Ne aveva uno ben più piccolo, di sei centimetri, legato al foulard che gli cingeva la vita, ma questo è passato inosservat­o. Condannato a 20 giorni di arresto e 60 euro di ammenda, il suo avvocato vicentino Agron Xhanaj è ricorso in Appello ma non è mai stata fissata udienza.

È del 2009 invece la sentenza con la quale il tribunale di Vicenza ha assolto un indiano 30enne fermato a Crespadoro con il pugnale. Il giudice Pesenti aveva spiegato che non aveva «le caratteris­tiche di un oggetto atto a offendere».

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