Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Polvere di Cipro» e muschi: il profumo, una storia veneziana
Se dessimo retta alle cronache dei viaggiatori stranieri che giungevano a solcare le indomite acque serenissime, certo riporteremmo una impressione poco lusinghiera delle esperienze olfattive della storia della nostra amata città. Ma oggi, finalmente, possiamo invece ricrederci e immaginare che tra le innumerevoli qualità di questo luogo – com’era, ovviamente, e non com’è – ci fosse anche l’esperienza (come usa dire oggi) emozionale del profumo. Una splendida e accurata ricerca di Anna Messinis, durata quattro anni tra archivi e biblioteche, vede la luce ora sotto forma di volume, pubblicato dalla venezianissima Lineadacqua edizioni: Storia del Profumo a Venezia. La ricerca, sostenuta da Mavive - l’azienda cosmetica veneziana che ha sponsorizzato anche la sezione del Profumo a Palazzo Mocenigo, Museo del Tessuto e del Costume – copre un arco temporale che va dal Medio Evo ai giorni nostri, con approfondimenti nella storia della produzione e del consumo di acque, paste, polveri profumate nella complessa geografia commerciale della grande Venezia nel Cinque e Seicento.
Scopriamo nella bella prosa di Anna Messinis che i «Muschieri» – il nome deriva da «muschio» uno degli ingredienti animali base per il miracolo del profumo – appartenevano alla corporazione dei «Marzeri» i commercianti che tutto vendevano in città; ma in quella corporazione non si riconoscevano, essendo la loro un’arte che comportava conoscenze e esperienza. Scopriamo anche, nelle mappe approntate dall’autrice, che i muschieri, per esempio nel 1568, erano 24 con bottega a Rialto e verso Piazza San Marco, sulla Merzeria, appunto, e che la loro produzione era nota e apprezzata ben al di là dei confini della Serenissima. Un’acquirente illustre, Isabella d’Este, stanzia, attraverso il suo procuratore a Venezia 14 ducati per due once di muschio, quando per un agognatissimo quadro del Giambellino la marchesa di Mantova ne aveva anticipato 25 di ducati; tra i clienti vip, Anna Messinis scopre Enrico III appena diventato re di Francia che viene accolto nel 1574 a Venezia nella sua via verso il trono e, sbrigati gli impegni ufficiali, se ne va in incognito a far spese all’insegna del Giglio, spendendo in profumi più di quanto avesse stanziato per il diamante, regalo ufficiale al doge, pagato 1050 scudi. E tra le tante informazioni scopriremo ancora che la tradizione profumiera, dissolta in «polvere di Cipro» nel Settecento, trova una diversa declinazione nella fabbricazione del sapone, prodotto di eccellenza, famoso nel mondo e tutelato con tanto di marchio anti contraffazione dalla saggia Signoria.