Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

La laguna, le campagne e i tramonti La «luce» di Candiani a Conegliano

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Si fermava improvvisa­mente in una curva, in un campo o in barca sulla laguna. Prendeva il cavalletto, la tela e cominciava a dipingere, «per creare e non per vendere», sottolinea il figlio Rolando. Gli orti di Mazzorbo, Burano, il tramonto in campagna, le tende sulla spiaggia di Bibione o i capanni a Marina di Ravenna, l’ultima opera di Luigi, Gigi, Candiani. «Dipingere en plain air costituiva un modo d’essere e assecondav­a l’urgenza creativa che ogni giorno porta con sé — lo ricorda la critica Lorena Gava — Non a caso le prime ore del mattino erano le più amate e attese e illuminava­no la certezza di scoprire i profili intatti degli alberi, l’erba fresca e le facciate mute delle case». Faceva il panettiere di notte Candiani, davanti al Duomo di Mestre, poi correva a dipingere interpreta­ndo in modo originale e autentico il paesaggio veneto. Fino al 28 maggio una quarantina di opere sono in mostra alla Galleria Novecento di Palazzo Sarcinelli a Conegliano (mercoledì e giovedì 1518, venerdì, sabato e domenica 10-20) ripercorre­ndo la vita di uno degli artisti veneti più significat­ivi del panorama italiano. Faceva parte del gruppo di pittori che va sotto il nome di «Scuola di Burano», ha condiviso e respirato la lezione di Rossi e Semeghini, ha guardato ai francesi Cezanne e Van Gogh secondo il proprio stile. Con Semenzato, Trevisan e Felisati amava fare quello che hanno ribattezza­to «pellegrina­ggio pittorico». Tirava fuori la tela, faceva fermare tutti e dipingeva in solitudine: mezz’ora, un’ora e il quadro già trasmettev­a le emozioni paesaggist­iche che Candiani riusciva a catturare prima che scompariss­ero. Si vedono le case ma non le persone, si scorgono le chiese, i ponti, le strade, i covoni e i filari ma non chi li ha disposti così. ( f. b.)

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