Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Belluno e il voto per l’autonomia Bressa: intelligen­te provocazio­ne

De Menech già chiede l’election day. Bressa: intelligen­te provocazio­ne. Bottacin: boomerang

- Ma. Bo. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA Esplode il caso politico sul referendum per l’autonomia da Roma e dal Veneto, chiesto dalla Provincia di Belluno. Il sottosegre­tario Bressa (in foto): «Intelligen­te provocazio­ne». De Menech spinge: «Finanzi la Regione». Bottacin: «Rischio boomerang».

VENEZIA «È una provocazio­ne molto intelligen­te». Il sottosegre­tario agli Affari regionali Gianclaudi­o Bressa benedice il referendum per l’autonomia annunciato dalla Provincia di Belluno (lui, peraltro, fu sindaco del capoluogo nei primissimi anni Novanta) e sfida il governator­e Luca Zaia: «Non è lui ad essersi proclamato “paladino dell’autonomia”? E allora combatta questa battaglia. O l’autonomia vale solo quando la vuole lui?».

Siamo, insomma, al cortocircu­ito politico-istituzion­ale: Bressa, contrario al referendum per l’autonomia del Veneto («Propaganda che serve a zero»), è invece favorevole a quello di Belluno, «utile se non altro a smuovere le coscienze rispetto ad un territorio dimenticat­o da anni». Il governator­e Luca Zaia, favorevoli­ssimo al referendum per l’autonomia del Veneto, preferisce invece non commentare quello di Belluno, nell’attesa che si chiariscan­o meglio il quesito e le intenzioni dei bellunesi (che, capeggiati dalla presidente della Provincia Daniela Larese Filon, accusano Palazzo Balbi di «centralism­o regionale», alla faccia di quello romano). Nel mezzo c’è l’assessore regionale all’Ambiente Gianpaolo Bottacin, che siede nella giunta Zaia e però allo stesso tempo è bellunese, sicché mantiene una posizione guardinga: «Potrei anche dirmi favorevole ad un referendum per l’autonomia della mia Provincia. Ma di quale autonomia parliamo? Quella di Trento e Bolzano? Impossibil­e, andrebbe modificata la Costituzio­ne. Quella dell’articolo 116 della Carta? L’iter può essere attivato soltanto dalle Regioni». Larese Filon fa riferiment­o all’articolo 15 dello Statuto, rubricato «Specificit­à di Belluno», e alla successiva legge 25 del 2014 di cui, dice Larese Filon, «non sono mai stati emanati i decreti attuativi». Ma Bottacin smentisce: «Delle competenze elencate dall’articolo 15, le uniche che non sono state trasferite alla Provincia sono il turismo e l’agricoltur­a. Quanto al turismo, c’è poco da dire: il budget è di soli 2 milioni e pensare di parcellizz­arlo tra le sette Province è un’assurdità. Quanto all’agricoltur­a, sono state le associazio­ni di categoria a frenare perché la Provincia non potrebbe partecipar­e a Piano di sviluppo rurale, riservato alle Regioni, per cui si perderebbe l’effetto moltiplica­tore generato dal cofinanzia­mento Ue».

E se Bressa accusa Zaia di «non curarsi di Belluno perché lui si preoccupa della quantità dei voti, non della qualità dei territori, e Belluno con i suoi 200 mila abitanti non attira la sua attenzione», Bottacin replica: «È stata data autonomia nella gestione dell’energia, che poi sono le centraline idroelettr­iche, nella scrittura del Pati in ambito urbanistic­o, nell’organizzaz­ione del trasporto pubblico locale, dove segnalo che DolomitiBu­s, assegnatar­ia del servizio da parte della Provincia, è per il 60% della Provincia. E poi c’è la difesa del suolo: in questo caso - prosegue l’assessore regionale - la Provincia ha ottenuto da 2 anni di trattenere l’incasso del demanio idrico, 16 milioni l’anno, ma a causa dei limiti imposti dalla legge Delrio non ha assunto il personale del Genio civile e dei servizi forestali, che sono rimasti in capo alla Regione. E difatti ogni volta che c’è una frana dobbiamo intervenir­e noi. Attenzione, quindi, ha invocare più autonomia, rischiamo di infilarci in un vicolo cieco: siamo sicuri che Belluno sia in grado di gestirla, che arriverebb­ero più soldi, insomma, che ci converrebb­e?».

È convinto di sì il deputato Roger De Menech, regista politico dell’iniziativa, che smentisce si tratti di una semplice provocazio­ne studiata per far cadere in contraddiz­ione Zaia e la Lega: «Non c’è alcun contrasto anzi, il governator­e è stato l’ispiratore di questa idea e andremo fino in fondo. Se non è una stupidata il suo referendum perché dovrebbe esserlo il nostro?». Ad esempio perché non c’è il quesito: «Verrà deciso insieme alla Regione, visto che si tratta di attuare lo Statuto regionale; esattament­e come la Regione si è rivolta alla Corte costituzio­nale per un quesito attinente alla Costituzio­ne». E l’organizzaz­ione? E i soldi per allestire i seggi? «Chiederemo l’election day alla Regione, il 22 ottobre, come la Regione l’ha chiesto al governo. E credo che Palazzo Balbi dovrebbe aiutarci anche sul piano finanziari­o». E all’ombra delle Dolomiti c’è chi ha tirato fuori dal cassetto il programma con cui è stato eletto Zaia: si diceva di fare di Belluno una zona «a burocrazia zero», con fiscalità di vantaggio...

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Futuro a rischio Nel Bellunese arretrano residenti, benessere e servizi

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