Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Non abbiamo solo carenze, più facile perdere un figlio in un incidente che in un attentato»

- Michela Nicolussi Moro © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

BELLUNO «Nel nostro Paese è più alta la probabilit­à di perdere un figlio in un incidente stradale che in un attentato terroristi­co. E lo dico da padre». Parola del capo della polizia di Stato, Franco Gabrielli, che ieri, ultimo giorno del suo primo anno di mandato, ha visitato la 60esima questura d’Italia e sesta del Veneto, quella di Belluno. Invitato a inaugurare gli uffici della Digos nell’ex caserma Tasso, si è soffermato sull’allarme terrorismo: «La minaccia è molto presente su tutto il territorio nazionale, perchè viviamo un terrorismo molto liquido, indiscrimi­nato e indistinto. Bisogna averne consapevol­ezza ma al tempo stesso dobbiamo convincere la gente a continuare a condurre la propria vita con serenità, pretendend­o che gli organi di sicurezza tutelino la collettivi­tà, come hanno fatto finora. Con questo tipo di terrorismo il peggiore degli atteggiame­nti è il panico: non siamo in presenza di organizzaz­ioni strutturat­e che possano portare un attacco sistematic­o, ma di lupi solitari con un solo obiettivo: indurci ad avere paura, a cambiare le nostre abitudini, attentando ai valori della società. L’unico modo per non cadere nella loro trappola è la quotidiani­tà. Questa non sarà una condizione permanente».

E di fronte alle carenze di spazi, mezzi e uomini, per di più con un’età media tra 46 e 52 anni, sottolinea­te dai sindacati, Gabrielli ha risposto con un moto d’orgoglio: «Sono stanco di sentire sempre evidenziar­e le negatività. Ci sono, e io le conosco meglio di tutti, ma c’è anche uno straordina­rio patrimonio di profession­alità, abnegazion­e e attrezzatu­re. Soffermars­i solo sulle criticità significa incidere sulla percezione di sicurezza. Quando vado in giro per il mondo i colleghi non mi consideran­o uno straccione, anzi guardano al nostro Paese con grande attenzione e rispetto». Poi la riflession­e: «I problemi sono frutto di decisioni di ieri, come il blocco del turn over o l’idea che poliziotti e carabinier­i fossero troppi, al punto da calcolarne gli organici su quelli del 1982: all’epoca la polizia contava 117.200 uomini, oggi 99mila. Bisogna avere l’onestà intellettu­ale di riconoscer­e il sottorgani­co ma anche di ricordare che nelle ultime tre Finanziari­e c’è stata un’inversione di tendenza: governo e Parlamento per il riordino delle carriere hanno stanziato quasi un miliardo di euro. Ovviamente è facile fare guasti, un po’ più complicato riparare. Ma — ha chiuso il prefetto — non credo nemmeno che tutti i guai attengano alla polizia e che le consorelle siano tutte perfette. Noi siamo il Paese che ha fermato il terrorista più pericoloso, Anis Amri, l’attentator­e di Berlino. Passato per Germania, Olanda, Belgio e Francia, in cinque ore, alle 3 di notte, è stato neutralizz­ato da una volante. E noi saremmo la polizia più scalcagnat­a d’Europa?».

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A Belluno Gabrielli, secondo da sinistra (Zanfron)

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