Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Unismart, nasce il primo sportello che fa dialogare ateneo e imprese
Dai materiali alle tecnologie, a Padova il polo per il trasferimento tecnologico
PADOVA La collaborazione tra università e impresa è il mantra dell’innovazione ma finora passare dalle architetture quattrocentesche di Palazzo del Bo alla levigata contemporaneità delle stanze di Confindustria Padova era sembrato un impraticabile salto di linguaggio. A Padova però hanno trovato l’interprete in Unismart, la società dell’Università che avvicina la ricerca al mercato e ha già in pancia 180 brevetti sui quali gli imprenditori che fanno parte della «community» hanno diritto di prelazione. Oltre che l’interprete, Unismart è anche lo sportello unico, per così dire, al quale le aziende che hanno bisogno di innovare i metodi di produzione possono rivolgersi. L’accordo per il trasferimento tecnologico lo hanno firmato ieri il presidente di Confindustria Massimo Finco e il rettore Rosario Rizzuto e, assicurano, stavolta non sarà l’ennesima enunciazione di intenti.
Fisicamente, il futuro luogo di incontro tra ricercatori e imprenditori potrebbe essere la Fiera di Padova che Finco candida ad ospitare il Digital Innovation Hub, la vetrina del Competence Centre del piano Industria 4.0. «Vogliamo che la Fiera sia il contenitore dell’innovazione – spiega il presidente di Confindustria Padova –Vogliamo spostare lì il Cubo Rosso, portare li la formazione e la sperimentazione perché la gente possa parlarsi». I ricercatori con le aziende per capire di cosa hanno bisogno e indirizzare in quella direzione la sperimentazione, le imprese con l’università per sapere cosa è già stato inventato e come può tornare utile per ammodernare il processo o il prodotto perché 27 dei 32 dipartimenti dell’ateneo sono al top dell’eccellenza italiana e attraverso Unismart sfornano qualcosa come 30 invenzioni l’anno. L’ultima, brevettata, è un sistema di sensori che rileva quando le mucche da latte cominciano a ruminare meno: è il segnale che si stanno ammalando e che bisogna intervenire per curarle altrimenti cominceranno a produrre meno latte. «C’è sintonia piena con Confindustria fin dal primo mandato e questo accordo non è solo un’intenzione: sappiamo che possiamo lavorare insieme perché lo abbiamo già fatto», ricorda il rettore. Tre i fronti di connessione: trasmettere la ricerca dai laboratori universitari all’applicazione tecnologica nei capannoni aziendali, la formazione del personale delle imprese e il reperimento di risorse per l’innovazione attraverso l’azienda confindustriale Sapi, che fornirà all’ateneo consulenza su finanza agevolata e accesso ai bandi.
«Occorre potenziare la catena del valore della conoscenza, dobbiamo accelerare e farlo insieme, parlando la stessa lingua, mappando le competenze scientifiche rendendo più efficace il trasferimento tecnologico, portando i docenti in azienda - esorta Finco - Industria 4.0 sta già dando i suoi effetti: dai primi risultati di una nostra indagine, oltre il 60% delle imprese padovane prevede di aumentare gli investimenti in macchine e tecnologie digitali». Mancano solo i bandi del Mise. «Li attendiamo da un momento all’altro, dal ministero ci dicono che sono imminenti», informa Rizzuto. Unismart è a disposizione di tutte le imprese venete ma intanto il primo protocollo è firmato con Padova, non ancora con Confindustria Veneto. Gli ambiti di applicazione li spiega Isabella Chiodi, delegata all’innovazione. «Materiali innovativi, biotecnologie, Ict e per promuovere la selettività delle politiche industriali e dei finanziamenti - elenca - L’impegno sarà forte sotto il profilo del capitale umano con l’obiettivo di raddoppiare i dottorati industriali. Dobbiamo ridurre il divario tra domanda e offerta di alte competenze e costruirle insieme all’Università». Un gruppo di una ventina di imprese sta già sperimentando questo canale preferenziale di consulenze e servizi congiunti, la «community» che il prorettore Fabrizio Dughiero fa incontrare in workshop ma anche a tavola perché è nel conviviale che ricercatori e imprenditori trovano la disinvoltura «di un linguaggio comune».