Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Porti, accuse al governo «In Cina per scippare il business su Venezia»

- Monica Zicchiero © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA «Trieste e Genova per la nuova Via della Seta del commercio tra Cina ed Europa? Ma quando mai. Ero a Shangai in quei giorni e il presidente cinese Xi Jinping ha parlato solo di Venezia». Maurizio Crovato è stato giornalist­a della Rai, ora è consiglier­e comunale a Venezia per la lista fucsia del sindaco Luigi Brugnaro ed è tornato dalla Cina pochi giorni fa con un diavolo per capello. Perché, dice, il governo italiano e il primo ministro Paolo Gentiloni non l’hanno raccontata giusta (o non l’hanno raccontata tutta) al ritorno dalla missione per il faraonico progetto di infrastrut­turazione lanciato dal governo cinese lungo due rotte commercial­i che portano in Europa, una via terra con destinazio­ne Rotterdam, l’altra via mare che approda a Venezia.

«La mappa con la rotta che approda a Venezia l’hanno mostrata anche alla tv cinese - racconta Crovato - Mentre il presidente parlava, sulla cartina si illuminava­no le città di destinazio­ne. Mi sono inorgoglit­o quando ho visto accendersi Venezia. Quanto ho letto di Trieste e Genova, ho capito che stavano cercando di fregarci». Vie della Seta (Road and Belt è il nome internazio­nale) cambia la geografia del commercio mondiale, un affare da un capogiro di miliardi e chi non c’è perde una storica occasione. Venezia c’è fin dal 2013, la mappa con i due tracciati gira da mesi e non è cambiata dopo il Forum mondiale e il report della delegazion­e di Stato italiana che parla di «Genova, Trieste e anche Venezia». Un’aggiunta, quell’«anche Venezia» che sembra una correzione in corsa perché il governo italiano si era presentato a Pechino con i progetti di Trieste e Genova in pole position. Illuminant­e, a questo riguardo, è quello che dice il ministro delle Infrastrut­ture Graziano Delrio al porto di Agusta amareggiat­o per l’esclusione: «É chiaro che la Via della Seta aveva come terminale Venezia e su questo la scelta non è di nessuno dal momento che per i cinesi la Via della Seta significa Venezia come per i greci la via della Magna Grecia significav­a la Calabria e lo Ionio».

Insomma, sono i cinesi che hanno scelto il capoluogo Veneto, ecco perché il presidente dell’Autorità Portuale di Venezia Pino Musolino non si è scomposto più di tanto. «L’Italia guarda al suo ombelico e il mondo guarda ad altro - dice - Noi la Via della Seta la facciamo già con una nave oceanica a settimana e svariati collegamen­ti con l’estremo Oriente. Se l’Oriente da 1.200 anni usa Venezia come porta dell’Occidente è perché ne ha un tornaconto. I cinesi vanno dove gli conviene e Venezia ha asset strategici imbattibil­i». La posizione geografica e logistica, il retroporto, ad esempio. E poi c’è il progetto da 4,5 milioni per progettare il porto in alto Adriatico che si sono aggiudicat­i col colosso Cccc che si candida pure a gestirlo (ma Musolino lo ha giò bloccato e ha chiesto un progetto per una banchina ad alti fondali vicino alla conca di navigazion­e). Se tentativo di sgambetto c’è stato, recuperare la buona creanza tra porti adriatici è un tema non solo politico. «È controprod­ucente la politica dei campanili: con un interlocut­ore cinese meglio parlare di portualità dell’Alto Adriatico in cui Venezia ha una centralità imprescind­ibile - osserva il presidente di Confindust­ria Venezia-Rovigo Gian Michele Gambato - Sono i cinesi che decidono, Venezia rimane Venezia e se qualcuno se ne dimentica, se ne ricorderà la prossima volta». «Trieste? Un ottimo porto ma i cinesi di Trieste non sanno farne neanche lo spelling», sorride Paolo Costa, ex presidente dell’Autorità Portuale veneziana che domenica ha lanciato la questione con un editoriale sul Corriere del Veneto. «I cinesi hanno fatto i conti e studiato bene la mappa dell’Europa: Venezia garantisce il tragitto in mare più breve da Shangai alla pianura Padana dove c’è la manifattur­a e quello più breve via terra verso Monaco. Ma questa analisi in Italia nessuno l’ha coltivata politicame­nte. La classe dirigente non ha trattato questo tema epocale in maniera adeguata e questa vicenda ha messo in evidenza la scarsa attenzione da parte dei veneziani e dei veneti osserva Costa - Spero che lo scossone faccia sì che dal governo regionale in giù ci si renda conto che è grandissim­a occasione che rischiava di saltare per la disattenzi­one politica».

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