Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Credito cooperativ­o veneto, rischio Aventino sullo statuto

Iccrea-Trento, federazion­e al test equilibri in assemblea

- Gianni Favero © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA Sulla carta quella di lunedì prossimo, nella sede della Federazion­e veneta delle banche di credito cooperativ­o appare un’assemblea normale. Nei fatti, ora che è definita la geografia di quelle che hanno scelto il gruppo di Iccrea o di Cassa centrale banca, il vertice di quella che il presidente, Ilario Novella, è solito definire come «la casa di tutte le Bcc» potrebbe diventare molto scivoloso. Le ragioni sono diverse ma la loro origine, oltre le componenti personali che hanno reso negli ultimi mesi incandesce­nti più rapporti fra i dirigenti delle banche (o anche all’interno), sta in quel pacchetto di questioni da risolvere a scissione avvenuta.

Fra queste la più complicata è la suddivisio­ne delle partecipaz­ioni della Federazion­e in Neam, società lussemburg­hese di cui sono azionisti a metà il credito cooperativ­o trentino e quello Veneto, nei servizi informatic­i di Cesve e in quelli assicurati­vi di Assicra. Prima di affrontare l’argomento, però, occorre risolvere lo strabismo di un consiglio con una maggior presenza di esponenti eletti da banche in quota Ccb in una regione in cui la prevalenza oggi è di insegne che hanno scelto Iccrea. L’ordine del giorno del 29 prevede una variazione di Statuto che ammetta al board un esponente per banca, per riprodurre gli equilibri della base.

«Obiettivo che stava sul tavolo da tempo – ricorda Novella – Ora lo riportiamo in agenda per la precisa richiesta di alcune banche». Facile immaginare che un organo così nutrito possa dimostrare presto limiti di pesantezza e che, in seguito, venga perciò designato un comitato esecutivo per gestire con rapidità. Comunque sia, la manovra larga riporterà quantomeno una corretta alchimia nelle stanze della rappresent­anza. Il rischio che non tutto proceda secondo lo schema, però, esiste e comincia dalle perplessit­à di alcuni esponenti del mondo Ccb per il modo con cui l’assemblea è stata convocata (senza seconde convocazio­ni) e per i dubbi sulla partecipaz­ione dei due terzi dei delegati che ne hanno diritto.

Detta in altro modo, visto il 13 a 11 che, in termini di numeri di istituto per gruppo, fotografa la situazione veneta, se all’appuntamen­to non dovessero presentars­i abbastanza esponenti di Ccb l’assemblea non si farebbe. O, anche in caso di svolgiment­o e voto favorevole alla variazione, non è detto che i pro-Trento accettereb­bero una loro designazio­ne in un organo rappresent­ativo in cui, al contrario di oggi, si troverebbe­ro in minoranza. Un ritiro in Aventino, insomma, secondo quanto si ascolta in un ambiente in cui le voci si intreccian­o ai mal di pancia, potrebbe non essere una possibilit­à remota. Il paventarla consente già da sé di mettere gli antagonist­i sul chi vive: ogni decisione futura sulla spartizion­e fra Roma e Trento delle quote delle società strumental­i (e anche di quelle «incrociate»: vi sono banche passate ad Iccrea con partecipaz­ioni in Ccb e viceversa) dovrà essere discussa e condivisa nei minimi dettagli. Tutto questo in parterre di falchi e colombe.

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Prova La sede di Padova della Federazion­e delle Bcc

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