Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Consumo del suolo la legge che divide In discussion­e in Consiglio il progetto che definisce il piano anti-cemento. Scettici architetti e ingegneri. Ma i costruttor­i: no ai blocchi

- Roberta Polese © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA Disegnare il futuro, tracciare le linee guida per la salvaguard­ia dell’ambiente che verrà lasciato alle prossime generazion­i, trovando il giusto equilibrio con lo sviluppo economico della regione. Di questo si sta occupando il consiglio regionale, che sta analizzand­o i 26 articoli del progetto di legge sul consumo di suolo che mette insieme tre diverse proposte firmate negli ultimi anni da Luca Zaia (Lega), Marino Zorzato (Area) e Bruno Pigozzo (Pd). È una legge che sta già trovando un percorso in salita dentro l’aula (245 gli emendament­i proposti) ma che ha il suo più pesante ostacolo fuori dai palazzi della politica. Sono infatti i tecnici (architetti, ingegneri , geologi, Legambient­e e altri) infatti a «bocciare» il testo.

La stroncatur­a arriva dagli esperti che il 27 febbraio hanno scritto una lettera al presidente della seconda commission­e Francesco Calzavara elencando sette punti critici. In generale lo spirito della legge è condiviso, ma sono le specifiche attuative che la renderebbe­ro uno strumento monco e depotenzia­to. I giudizi negativi arrivano da Giuseppe Cappochin, che oltre ad essere presidente del consiglio nazionale degli architetti, è a capo di Urbanmeta, una realtà che mette insieme molte anime del territorio regionale: architetti, ingegneri, agronomi, geologi, l’Università di Padova, lo Iuav, Consorzi di Bonifica, Gal (Gruppi di azione locale), gli psicologi, i sindacati, Confindust­ria, Legambient­e e Ance. Urbanmeta era stata chiamata nel 2014 a definire un testo condiviso. Lo aveva fatto, ma sarebbe stato disatteso dai politici. Sono passati due anni, i testi sono diventati due e poi tre, e l’ultimo prodotto, sintesi delle proposte, viene demolito dagli esperti sin dal primo anello della catena, ovvero le definizion­i di quello che definisce l’ambito di «urbanizzaz­ione consolidat­a». La domanda principale è questa: quand’è che si comincia a consumare suolo? Quando si costruisce su un terreno agricolo o quando si costruisce e basta? Così recita la lettera di Cappochin: «La prima fondamenta­le questione riguarda se debbano essere contabiliz­zate come consumo di suolo le sole aree di nuova espansione, consentite dai Piani di assetto del territorio ma non ancora localizzat­e nei Piani d’intervento dei Comuni, oppure - come noi sosteniamo - anche le aree che, pur essendo destinate dai Piani di intervento vigenti ad interventi di urbanizzaz­ione ed edificazio­ne, risultino allo stato attuale inedificat­e. A nostro avviso, le definizion­i proposte nell’ultima versione del testo di legge lasciano largo spazio ad una interpreta­zione fortemente riduttiva dell’ambito di applicazio­ne della legge, che consentire­bbe di non contabiliz­zare nel consumo di suolo tutte le aree di trasformaz­ione urbana già previste dei Piani degli Interventi». Semplifica­ndo: se un comune ha un progetto di lottizzazi­one in un’area ma non ha ancora costruito nulla, quell’area di fatto ancora vergine deve rientrare nel conteggio di terreno consumato o no? secondo la legge regionale non va conteggiat­o (quindi si può liberament­e costruire) perchè considera quell’area come urbanizzat­a. I tecnici invece chiedono di tenerne conto al fine di arrivare, come chiede l’Europa, nel 2050 a un consumo di territorio pari a zero. Il rischio infatti è che nelle aree ancora libere da strade e case della città si possa costruire senza contenimen­to.

Quello del «consolidat­o» è solo uno dei punti in discussion­e su un testo di legge che si muove sul filo delle competenze comunali in termini di programmaz­ione ambientale. Un altro punto criticato dagli esperti sono le numerose deroghe alla legge. Cappochin ritiene che debba essere eliminata la deroga per i piani d’area e i progetti strategici predispost­i dalla Regione (un’opera come la Pedemontan­a non sarebbe considerat­a come consumo di suolo come pure la terza corsia della A13 ndr ) , come pure la deroga per le varianti allo strumento urbanistic­o comunale. E poi la lettera di Urbanmeta elenca molti altri dettagli tecnici che non funzionano a detta degli esperti. Per un totale di sette punti di criticità .

Dal canto loro anche i costruttor­i hanno il loro appunto: «È fondamenta­le che il principio della limitazion­e del consumo di suolo sia accompagna­to da un rafforzame­nto delle politiche di rigenerazi­one urbana, se non si sostiene e agevola un mercato della rigenerazi­one, rischiamo il blocco di un settore che rappresent­a il 9% del PIL regionale e il 20% dell’occupazion­e dell’industria» dice Giovanni Salmistrar­i, presidente di Ance (costruttor­i) Veneto. Il consiglier­e Zorzato difende lo spirito del testo: «Difficile accontenta­re tutti, ci saranno sempre critiche da una parte o dall’altra». Sul piano politico tra lunedì e ieri è stato cancellato il premio del 30% sulla potenziali­tà edificator­ia per gli ambiti urbani degradati e approvato l’uso temporaneo degli edifici degradati. Bocciato l’emendament­o che chiedeva di imporre subito ai Comuni un risparmio del 10% del territorio non edificato. «Dalla maggioranz­a solo proclami - dicono i consiglier­i del Pd Stefano Fracasso e Bruno Pigozzo - la bocciatura dei nostri emendament­i dimostra che non vogliono una legge davvero incisiva».

Architetti Il testo non specifica come si dovranno regolare i Comuni Ance Si punti sulla rigenerazi­one, il comparto è in crisi Zorzato Lavoro complesso, difficile mettere tutti d’accordo

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