Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Demolire crea valore: risparmiam­o il suolo rigenerand­o le città

- di Bruno Barel* © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il «contenimen­to del consumo di suolo» è diventato ormai un mantra, basta ripeterlo per sentirsi dalla parte giusta. Ormai tutti si sono accorti che l’Unione europea ha fissato – già da anni, per la verità - il termine del 2050 perché gli Stati membri realizzino l’obiettivo del «consumo zero» e si è aperta la corsa a chi arriva prima. La Camera dei deputati nel 2016 ha approvato un disegno di legge incentrato sul blocco del consumo di suolo, che è ora all’esame del Senato, rincorrend­o quelle Regioni che, come spesso è accaduto nella legislazio­ne degli ultimi anni, hanno intercetta­to per prime, dopo la crisi economica ed il crollo dei prezzi degli edifici, la mutata sensibilit­à dell’opinione pubblica insieme alla pressione del mondo scientific­o e ambientali­sta.

Nel Veneto, l’iniziativa legislativ­a risale all’inizio della legislatur­a, quando il Presidente Luca Zaia ha presentato il il d.d.l. n. 14 del 26 giugno 2015, poi unificato con altre proposte presentate dal Pd e dal consiglier­e Marino Zorzato in un testo che – messo a punto, col contributo esterno di 19 associazio­ni economiche e profession­ali, dalla Commission­e urbanistic­a regionale presieduta da Francesco Calzavara - è finalmente al voto del consiglio regionale. Una legge che nasce con metodo nuovo e ampio consenso, nella consapevol­ezza che il Veneto è in cima alle classifich­e dell’Ispra sull’accelerazi­one di consumo di suolo per trasformaz­ioni urbanistic­o-edilizie.

Al di là dei mantra e delle buone intenzioni, sarà la Giunta regionale a dover programmar­e entro sei mesi il budget massimo di suolo libero a disposizio­ne di ciascun Comune, da inserire nel piano regolatore come zona di espansione o trasformaz­ione, in sostituzio­ne di tutte quelle esistenti e rimaste sulla carta. E i Comuni dovranno scegliere con oculatezza come conciliare le esigenze del mercato con una risorsa scarsa e preziosa non riproducib­ile come il suolo libero.

Ma il modo migliore di risparmiar­e suolo sta nel riutilizzo di quello già edificato, con iniziative di rigenerazi­one urbana e migliorame­nto della qualità insediativ­a. Obiettivo del legislator­e veneto è creare le condizioni normative e procedural­i che rendano convenient­e, per le amministra­zioni pubbliche e per gli operatori privati, il rinascimen­to delle città, intese come fattore di crescita e di competitiv­ità, concentraz­ione di capitale culturale, sociale e relazional­e da elaborare e trasmetter­e. In effetti, si incentiva il processo di recupero delle periferie urbane, anche attraverso nuovi piani di rigenerazi­one estesi a quartieri e ambiti vasti, con ampi margini di flessibili­tà nei parametri urbanistic­o-edilizi per non restare prigionier­i di regole pensate per governare l’espansione e oggi anacronist­iche per intervenir­e nel corpo vivo delle città.

Guai però a sopravvalu­tare l’effetto delle regole e attribuire alle leggi effetti taumaturgi­ci. Tanto più che solo una riforma statale può incidere sulla fiscalità immobiliar­e e sulla legislazio­ne civilistic­a relativa alla proprietà privata e al condominio, fattori coessenzia­li per aiutare gli investimen­ti e per superare la frammentaz­ione fondiaria urbana e i veti, sia pure isolati. Statali o regionali, le regole sono solo strumenti. Per trovare le risorse necessarie per la rigenerazi­one urbana è indispensa­bile la creatività, la capacità di dare nuove risposte ai bisogni profondi di una società in cambiament­o, mobile, con età media sempre più alta, con nuove forme di produzione e di servizi, con una rinnovata domanda di qualità di vita e di bellezza.

Per rigenerare l’edificato, in molti casi occorre demolire. E non necessaria­mente per ricostruir­e sul posto qualcos’altro. La trasferibi­lità dei crediti edilizi derivanti da demolizion­e in altre parti della città, già prevista dal 2004, ha fatto fatica a decollare, in un decennio di crisi economica. Ma ora, con la scarsità di nuovi suoli edificabil­i, la volumetria da demolire può diventare merce preziosa da riciclare altrove. La nuova legge veneta dà un segnale concreto anche in questa direzione, fino a creare un fondo per incentivar­e le demolizion­i e spingere a vedere in una luce nuova luoghi edificati e degradati. Si scoprirà che in molti casi il valore del vuoto urbano, da riempire di idee per soddisfare bisogni della città, non è inferiore al presunto valore di un pieno diventato inutile e costoso. E’ un luogo comune che demolire significhi perdita di valore. La liberazion­e di suolo da manufatti ormai senza valore né senso può far risparmiar­e imposte e creare nuove opportunit­à. E magari evitare col tempo altri fastidi, dato che la proprietà non dà solo diritti ma genera anche responsabi­lità verso la comunità che subisce il degrado. Ben venga dunque la stagione della demolizion­e creativa.

* Avvocato, esperto di diritto urbanistic­o

I principi ispiratori Il modo migliore di risparmiar­e suolo sta nel riutilizzo di quello già edificato, serve la rigenerazi­one

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