Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Travolge il ciclista, che muore nel dirupo Poi la fuga. Caccia al pirata della strada
Sciagura sull’Altopiano di Asiago, la vittima è padovana. Trovato lo specchietto di un’auto
CONCO (VICENZA) Un giro in bici sull’Altopiano di Asiago, l’allarme della sorella per il mancato rientro a casa, il ritrovamento del corpo senza vita in una scarpata. E, infine, l’inquietante scoperta che il ciclista di Cittadella sarebbe stato vittima di un pirata della strada.
I carabinieri di Lusiana (Vicenza) sono convinti che un’auto possa aver urtato o travolto il 50enne Roberto Brotto, facendolo finire fuori strada, sbalzandolo qualche metro più sotto, nel bosco, senza prestargli soccorso. I segni sul corpo e sulla bici sarebbero eloquenti come anche il rinvenimento sull’asfalto di un frammento di specchietto retrovisore. È dunque caccia al pirata della strada che se identificato – i militari sono convinti di arrivare a dargli presto un nome e un volto verrà accusato di omicidio stradale e di fuga a seguito di incidente.
Sono serrate le indagini sulla morte del padovano Roberto Brotto, dirigente amministrativo dell’Usl di Cittadella, rinvenuto cadavere ieri mattina alle 10.30 da tre ciclisti di passaggio a Val Ceccona, lungo la provinciale 69, a Conco. Solo 24 ore prima, inforcata la sua amata bici da corsa, il cittadellese aveva lasciato casa per un giro tra Conco e Lusiana, zona che conosceva bene. Fino alle 10.40 di lunedì era vivo: è di quell’ora infatti l’ultimo messaggio. Alle 12.30 l’apparecchio ha agganciato la cella telefonica di Lebele, sempre a Conco. Non a caso lunedì sera le ricerche del ciclista, proseguite anche la notte, erano iniziate proprio in quella zona: decine di persone tra vigili del fuoco, volontari del Soccorso alpino di Asiago e carabinieri hanno effettuato ricognizioni nell’area.
A dare l’allarme era stata una sorella di Brotto: non vedendolo rientrare per pranzo come da programma, si era rivolta ai carabinieri di Cittadella. Poco prima delle 11 di ieri la drammatica scoperta in località Ponte Stretto, priva di copertura telefonica. A terra c’era lo specchietto di un’auto e, a un metro dal guardrail e nella scarpata, la bici del 50enne mentre il corpo era una decina di metri più sotto.
«Una delle persone più competenti nel suo campo. Molto mite, non si arrabbiava mai. Nutriva una grande passione per la bici, che l’ha portato alla morte», lo ricordano così i colleghi all’Usl 6 di Cittadella. Dirigente amministrativo, lavorava nella sanità padovana dal 1994 quando, appena 28enne, era stato assunto nell’azienda sanitaria diventando un esempio sul luogo di lavoro, così come lo era a casa. Unico figlio maschio, viveva con l’anziana madre e due sorelle. Una terza sorella, invece, abita a Camposampiero, dove è suora di clausura, mentre la quarta vive sempre a Cittadella.
Era l’unico uomo di casa, suo padre era morto quando era bambino, lasciandolo come unico punto di riferimento per il resto della famiglia. «Siamo distrutte, non ce la sentiamo di parlare», sono le sole parole che ieri le sorelle, tra le lacrime, sono riuscite a pronunciare. Amici e parenti si sono strette a loro.
«Saremmo dovuti andare insieme a Padova stamattina (martedì, ndr) – racconta Maurizio Zanon, responsabile dell’Unità operativa finanziaria dell’Usl 6 di Cittadella -. Quando non l’ho visto arrivare al lavoro ho telefonato a casa e le sorelle mi hanno spiegato. Non riusciamo a crederci. Roberto era preparatissimo e aveva un carattere tranquillo e riservato. La bici era la sua passione: la utilizzava per venire al lavoro e ogni tanto prendeva un giorno di ferie per andare in montagna. Così ha fatto lunedì: mi aveva avvertito che non sarebbe venuto al lavoro per andare ad Asiago. Era un ciclista esperto e si muoveva sempre da solo. Magari, se ci fosse stato qualcuno con lui, il pirata si sarebbe comportato diversamente».
Roberto Brotto padovano di 50 anni , era dirigente amministrativo dell’Usl di Cittadella.
Ritrovato senza vita ieri sull’Altopiano di Asiago, è stato travolto mentre andava in bici tragedia. Il dipendente di Actv intorno alle 16 stava trasportando cinque persone e, all’altezza della rotatoria vicina all’aeroporto ha avvertito odore di bruciato provenire dal retro. Si riuscivano a intravedere le prime fiamme, perciò ha cercato un posto per accostare, in modo da non coinvolgere altri veicoli. Una volta fermo, ha aperto le porte e ha fatto in modo che tutti i passeggeri scendessero, facendoli allontanare prima che il rogo divorasse buona parte dell’autobus. «Ha dimostrato professionalità e sangue freddo», dice Giovanni Seno, direttore di Avm.
Nell’ultima settimana diversi incidenti hanno coinvolto i mezzi Actv. Qualche giorno fa il tram ha deragliato in via Colombo, lunedì l’incidente in via della Libertà e ieri l’incendio. «Episodi come quest’ultimo - conclude Seno - qui capita più raramente che altrove nonostante ci siano autobus che sono molto vecchi». Actv conta 5.200 corse al giorno e i mezzi percorrono 25 milioni di chilometri l’anno.
Gli amici Amava la bicicletta, ma è stata proprio questa passione a portarlo alla morte