Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
LA PATOLOGIA DEL PRESENTISMO
Il presentismo è una malattia che ammanta l’uomo, in specie quello contemporaneo: nel suo desiderio di leggere il passato, egli non si sforza di comprendere il significato degli avvenimenti storici all’interno del loro contesto, del loro ambiente culturale, sociale o economico, ma si spinge oltre, ha l’ambizione di ricostruire con gli occhiali del suo tempo gli accadimenti della Storia. Nulla di più fuorviante e pericoloso, che rischia di rendere ancor più incomprensibile il nostro presente. Il direttore, nel suo recente editoriale «Tutte le patrie del 12 maggio», ha ricordato come a pochi chilometri di distanza fossero celebrati dalle Istituzioni due avvenimenti così diversi dal punto di vista ideologico, con la presenza del raduno degli Alpini a Treviso – orgoglio e simbolo della Patria – e l’anniversario della caduta della Serenissima, distruzione di quella millenaria esperienza veneta che ha segnato indelebilmente la nostra Regione – per non dire tutto l’Adriatico – con peculiari e caratteristici tratti giuridici, sociali e culturali. Un presentismo che inevitabilmente appiattisce, quasi a perdere tutte le tipicità di due esperienze che ormai fanno entrambe parte del tessuto connettivo veneto, non più in contrapposizione, ma in comunione, in un lento scorrere di generazioni, sempre più connaturate da elementi veneziani quanto italiani, in un sentimento contemporaneamente regionalistico e nazionalistico. D’altronde il Leone di San Marco non era caduto sotto il fuoco piemontese, ma dagli ideali della Francia illuminista e rivoluzionaria, mentre le armate di Napoleone – per debellare completamente il nemico – dovranno attendere ancora mesi e scendere fino a Perasto, dove veneziani e slavi difenderanno la Storia della Repubblica fino allo stremo, con quel «Ti co nu, nu co Ti» che acquisterà un sapore quasi leggendario. Una permeabilità storica che ha permesso di dimenticare le nefandezze compiute, i brogli plebiscitari, i segni di una forte esperienza migratoria, in un processo di sintesi in cui il Veneto ha lentamente saputo trasformarsi in motore della Penisola, bacino imprenditoriale unico, esperienza economica e sociale ricca di stimoli. Oggi la vera sfida non è dividersi sul passato, ma trovare stimoli affinché il Veneto sappia trasformarsi in traino per il resto del Paese, in una vera prospettiva europea, strutturata su una sussidiarietà forte e su radici identitarie, diverse probabilmente nel tempo, ma che lentamente sapranno trasformarsi in elementi di coesione comune.