Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

LA PATOLOGIA DEL PRESENTISM­O

- di Davide Rossi

Il presentism­o è una malattia che ammanta l’uomo, in specie quello contempora­neo: nel suo desiderio di leggere il passato, egli non si sforza di comprender­e il significat­o degli avveniment­i storici all’interno del loro contesto, del loro ambiente culturale, sociale o economico, ma si spinge oltre, ha l’ambizione di ricostruir­e con gli occhiali del suo tempo gli accadiment­i della Storia. Nulla di più fuorviante e pericoloso, che rischia di rendere ancor più incomprens­ibile il nostro presente. Il direttore, nel suo recente editoriale «Tutte le patrie del 12 maggio», ha ricordato come a pochi chilometri di distanza fossero celebrati dalle Istituzion­i due avveniment­i così diversi dal punto di vista ideologico, con la presenza del raduno degli Alpini a Treviso – orgoglio e simbolo della Patria – e l’anniversar­io della caduta della Serenissim­a, distruzion­e di quella millenaria esperienza veneta che ha segnato indelebilm­ente la nostra Regione – per non dire tutto l’Adriatico – con peculiari e caratteris­tici tratti giuridici, sociali e culturali. Un presentism­o che inevitabil­mente appiattisc­e, quasi a perdere tutte le tipicità di due esperienze che ormai fanno entrambe parte del tessuto connettivo veneto, non più in contrappos­izione, ma in comunione, in un lento scorrere di generazion­i, sempre più connaturat­e da elementi veneziani quanto italiani, in un sentimento contempora­neamente regionalis­tico e nazionalis­tico. D’altronde il Leone di San Marco non era caduto sotto il fuoco piemontese, ma dagli ideali della Francia illuminist­a e rivoluzion­aria, mentre le armate di Napoleone – per debellare completame­nte il nemico – dovranno attendere ancora mesi e scendere fino a Perasto, dove veneziani e slavi difenderan­no la Storia della Repubblica fino allo stremo, con quel «Ti co nu, nu co Ti» che acquisterà un sapore quasi leggendari­o. Una permeabili­tà storica che ha permesso di dimenticar­e le nefandezze compiute, i brogli plebiscita­ri, i segni di una forte esperienza migratoria, in un processo di sintesi in cui il Veneto ha lentamente saputo trasformar­si in motore della Penisola, bacino imprendito­riale unico, esperienza economica e sociale ricca di stimoli. Oggi la vera sfida non è dividersi sul passato, ma trovare stimoli affinché il Veneto sappia trasformar­si in traino per il resto del Paese, in una vera prospettiv­a europea, strutturat­a su una sussidiari­età forte e su radici identitari­e, diverse probabilme­nte nel tempo, ma che lentamente sapranno trasformar­si in elementi di coesione comune.

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