Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Cari bellunesi, se volete il referendum montano dovete fare presto
Prendo carta e penna per evitare che ci siano interpretazioni maliziose alle mie parole sulla questione dell’autonomia di Belluno. Come diceva il Manzoni, “ai posteri l’ardua sentenza»: ma se il referendum di Belluno si fa è perché gli atti necessari sono stati fatti. Se non si fa, di certo non è colpa della Regione. Ho appreso dai media che pare che la Provincia di Belluno stia approntando un quesito referendario da abbinare in un election day a quello che si terrà il 22 ottobre per l’autonomia di tutto il Veneto. Per quanto mi riguarda, la casa dell’autonomia è sempre aperta e qualsiasi azione che vada in quella direzione va accolta, purché non sia strumentale. Porte aperte, quindi, ma deve essere chiaro che è Belluno che deve rispettare il suo Statuto rispetto alla formulazione del quesito, altrimenti le parole non si tradurranno mai in azione concreta. Occorre infatti che il referendum riguardi, dice lo Statuto della stessa Provincia, esclusivamente argomenti locali di competenza dell’Amministrazione; che si attivi una commissione per il giudizio di ammissibilità della proposta; che la comunicazione di ammissibilità venga notificata al Presidente della Provincia, il quale dovrà poi porre all’Ordine del Giorno una delibera di presa d’atto. A questo punto devono essere fissate le modalità di svolgimento del voto. Tutto questo non c’è ancora. Se qualcuno vuole approfittare del referendum per cercare la rissa si sbaglia perché da noi, se le cose vengono fatte bene, trova sempre porte aperte.
Di più dico ai bellunesi che il nemico è Roma, non Venezia, e per capirlo basta guardare i conti: da quando sono stato eletto Presidente, dal 2010, i trasferimenti della Regione a Belluno sono passati da 17,7 milioni di allora a 38,8 milioni di oggi, mentre Roma è passata da 28 milioni a 62 mila euro. Roma, in una parola, è sparita. Se posso permettermi di dare un consiglio ai bellunesi dico di andare veloci, di costituire subito la commissione di saggi e, magari, di avvalersi dei due valenti costituzionalisti che hanno brillantemente affiancato la Regione: i professori Antonini e Bertolissi.
Vorrei peraltro ricordare che un vero referendum dovrebbe puntare in alto è cioè che Belluno possa essere a tutti gli effetti Provincia Autonoma, attraverso una vera e propria modifica della Costituzione. Il tutto, fermo restando che il referendum regionale del 22 ottobre porterebbe benefici a tutto il Veneto. Se anche solo venissero applicati l’articolo 116 della Costituzione e seguenti, con l’applicazione del federalismo fiscale, il Veneto intero arriverebbe alla pari di Trento e Bolzano, e a quel punto il giovamento sarà enorme e soprattutto per tutti i veneti.
Per non dare alibi a nessuno, e perché l’autonomia sia una cosa pulita e seria, e non terreno per fare polemica e dar fiato a qualche disperato dell’ultima ora dico ai bellunesi: da noi porte aperte e avanti tutta, ma fate veloci.
(*Presidente della Regione Veneto)