Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Le elezioni americane e francesi indicano nuovi paradigmi»

L’ex premier Letta: «I partiti tradiziona­li sono in crisi. Trento? Evento di portata globale»

- Stefano Voltolini

Il Festival dell’Economia: un appuntamen­to diventato «irrinuncia­bile e di portata globale». Ospitato da una città che è «una Davos, ma più popolare e democratic­a». «Con l’altro plus che Trento è molto più bella» della città svizzera che attrae il gotha del capitalism­o mondiale. Enrico Letta, ex presidente del consiglio, ora preside della scuola di studi internazio­nali Sciences Po di Parigi, elogia la manifestaz­ione che lo vedrà ospite venerdì 2 giugno, per la presentazi­one del suo ultimo libro «Contro venti e maree. Idee sull’Europa e sull’Italia» (Il Mulino). L’incontro avrà inizio alle 17 all’auditorium del dipartimen­to di Lettere, in via Tommaso Gar.

Nel volume lei analizza tutti i temi critici dell’attualità, che hanno un filo conduttore nel populismo (del quale denuncia l’uso strumental­e), nella cattiva politica: ovvero nell’incapacità dei sistemi democratic­i di risolvere i problemi globali e dare risposte ai cittadini. Qual è il pericolo maggiore che vede all’orizzonte?

«Tutto sta cambiando ad una velocità impression­ante. La rivoluzion­e digitale cambia l’economia, elimina le intermedia­zioni e terremota la politica. La gente, gli elettori non si fidano più dei politici. Chiedono rappresent­anti che non siano parte di un altro mondo rispetto a loro. E allo stesso tempo le forme della partecipaz­ione politica cambiano. I casi ultimi, americano e francese, ci raccontano la sostanzial­e scomparsa dei grandi partiti. Siamo tutti in cerca di nuovi paradigmi e nuovi percorsi. Cosa non facile soprattutt­o in un tempo di timori e delusioni come quello che stiamo vivendo».

Le migrazioni sono per alcuni il prodotto della globalizza­zione intesa come seconda fase del colonialis­mo, in cui il neoliberis­mo distrugge le economie locali e spinge le persone a spostarsi. Però i migranti, dice il sacerdote messicano Alejandro Solalinde, sono i nuovi pionieri, mentre chi vive nel benessere è trincerato nella paura. Lei da presidente del consiglio ha provato a porre un argine agli sbarchi, mobilitand­o le navi militari per salvare vite umane. Qual è la sua ricetta per intervenir­e su questo fenomeno?

«Il fenomeno delle migrazioni ci accompagne­rà per i prossimi decenni. Non lo si può fermare sempliceme­nte chiudendo le frontiere. Chi lo dice mente. Le nuove tecnologie rendono il mondo più connesso e spingono maggiore mobilità. I migranti erano 77 milioni nel 1975, son diventati 150 milioni nel 2000 e sono calcolati in 250 milioni oggi. Oltretutto l’Africa è il continente che vedrà aumentare di più la propria demografia e l’Europa sarà più piccola e più vecchia. C’è bisogno di un salto di qualità da tutti i punti di vista nell’affrontare il fenomeno, altrimenti non ce la faremo».

La vittoria di Macron in Francia è stata salutata in modo positivo per la speranza di una ripartenza dell’Unione europea. Cosa si aspetta?

«Macron ha dato una speranza all’Europa e alla Francia. Ha fatto un discorso serio senza promesse impossibil­i. E soprattutt­o non ha avuto paura di mostrare le sue idee europeiste e la gente ha apprezzato».

L’Italia che sembra ferma nella sua instabilit­à politica è destinata a rimanere in secondo piano?

«Sono preoccupat­o per l’Italia. Mentre il resto d’Europa sta trovando compattezz­a, vedo di nuovo, nella prossima legislatur­a, una potenziale ingovernab­ilità se per caso i partiti non volessero, per i loro interessi, cambiare legge elettorale e comportame­nti politici».

Veniamo al Festival dell’Economia. Lei conosce bene il Trentino sia per i legami politici che territoria­li, avendo promosso per tanti anni VeDrò. Come vede l’evento alla sua dodicesima edizione, ci torna volentieri?

«Il Festival dell’Economia di Trento è diventato ormai un appuntamen­to irrinuncia­bile e di portata globale. Sono a Tallinn in questo momento e me ne hanno parlato degli estoni e dei finlandesi. È diventato una Davos, più popolare e democratic­a. Con l’altro plus che Trento è molto più bella di Davos».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy