Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Immunotera­pia, quarta arma contro il cancro Una svolta che porterà a nuovi tipi di cure»

Mantovani è il ricercator­e italiano più citato nel mondo: «Vaccini? È come allacciare le cinture»

- Silvia Pagliuca © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

accinarsi è come allacciare la cintura di sicurezza. Per noi stessi e per gli altri». A parlare è Alberto Mantovani, direttore scientific­o dell’Humanitas Research Hospital di Milano, chiamato a riflettere, in occasione del Festival dell’Economia di Trento, su cause e conseguenz­e della salute diseguale, tema della 12esima edizione della kermesse dello Scoiattolo.

Immunologo di fama internazio­nale, professore di Patologia generale all’Humanitas University, già capo del Dipartimen­to di Immunologi­a dell’Istituto Mario Negri di Milano, Mantovani è il ricercator­e italiano più citato nella letteratur­a scientific­a internazio­nale, nonché vincitore del Premio europeo di oncologia 2016 conseguito «per aver contributo al progresso delle conoscenze nel settore immunologi­co, sia formulando nuovi paradigmi sia identifica­ndo nuove molecole e funzioni». Passi avanti scientific­i (e sociali) fondamenta­li per rendere la salute sempre più democratic­a e diffusa.

Professore, cos’è per «salute diseguale»? lei la

«La disuguagli­anza è intrinseca al tema salute: la prevenzion­e è diseguale, i vaccini sono diseguali, le stesse malattie colpiscono in modo diseguale. Alcune sono particolar­mente efferate nel sud del mondo o tra le fasce più povere della società per le quali l’accesso alle cure è più difficile».

Anche l’Italia sconta salute diseguale?

«Sì. Da regione a regione cambiano le aspettativ­e di vita, nonché gli accessi alle cure e ai servizi sanitari. Il sud Italia, in particolar­e, ha un’incidenza minore di casi di cancro rispetto al nord Italia, ma le possibilit­à di sopravvive­nza per i pazienti sono più basse».

Si gap? colmerà mai una questo

«Sono un’ottimista, dunque credo di sì. Il nostro sistema sanitario per certi aspetti è eccellente, basti pensare al fatto che i nostri pazienti hanno la media di sopravvive­nza più alta d’Europa, ai grandi progressi fatti in campo immunologi­co e oncologico, alla presenza di charity come Airc che consentono di fare ricerca di alto livello: risolvere la disuguagli­anza è una sfida comune. E in questo senso, un primo passo è l’introduzio­ne dei Livelli essenziali di assistenza che inchiodano i sistemi regionali alle loro responsabi­lità, innescando una competizio­ne virtuosa».

A proposito di progressi in campo immunologi­co e oncologico: possiamo ritenere l’immunotera­pia la nuova frontiera nella lotta contro il cancro?

«L’immunotera­pia è diventata la quarta arma a nostra disposizio­ne per battere il cancro, dopo la chirurgia, la chemiotera­pia e la radioterap­ia. Abbiamo scoperto che il microambie­nte infiammato­rio che circonda la cellula tumorale costituisc­e una nicchia ecologica essenziale per lo sviluppo e la progressio­ne del cancro. Alcune cellule dell’immunità, i macrofagi, si comportano da “poliziotti corrotti” e invece di combattere il cancro, lo aiutano a crescere. Da queste conoscenze sono derivate nuove cure e sempre più ne deriverann­o in futuro. È una vera e propria svolta nella lotta contro il cancro».

I vaccini, in che ruolo

«Sono anch’essi importanti: penso al vaccino preventivo contro il papilloma virus, ad esempio, causa del cancro della cervice uterina, per il quale ogni anno muoiono almeno mille donne in Italia. Vaccinarsi fa bene. Per questo, mi preoccupan­o molto i movimenti che mirano a diffondere scetticism­i e paure».

Movimenti questa battaglia, giocano? che in Italia si fanno sempre più insistenti. Cosa pensa dell’obbligator­ietà delle vaccinazio­ni per chi è iscritto a scuola?

«È corretta. Gli Stati Uniti sono il Paese più liberale che conosca, eppure in molti Stati hanno reintrodot­to l’obbligator­ietà dei vaccini per andare a scuola. Ho abitato in Maryland e i miei figli, se volevano andare a scuola, dovevano essere vaccinati. Io stesso ho vaccinato personalme­nte il penultimo dei miei nipoti: ne ho sei, il settimo è in arrivo, e quando parlo con loro dico sempre che vaccinarsi è come allacciare le cinture di sicurezza, per noi stessi e per gli altri».

Perché allora così tante persone sono contrarie?

«Perché i vaccini sono vittime del loro stesso successo: non ricordiamo più la gravità di alcune malattie perché il vaccino le ha debellate. C’è poi la falsa credenza per cui la malattia naturale fa bene al nostro sistema immunitari­o. I vaccini, inoltre, sono stati oggetto di tante menzogne, pensiamo al collegamen­to con l’autismo, ma soprattutt­o abbiamo perso la percezione della solidariet­à. Non pensiamo a chi è più debole: ai 1.500 bambini in Italia ammalati di cancro il cui sistema immunitari­o è compromess­o, a chi soffre di immunodefi­cienza, ai trapiantat­i di organo. Dobbiamo vaccinarci per noi, ma anche per loro. Ecco perché anche i vaccini rientrano nel tema delle disuguagli­anze».

E noi, cosa possiamo fare per tutelare il nostro sistema immunitari­o?

«Seguiamo la regola del 0.5.30, ovvero: 0 fumo, 5 pasti al giorno di frutta e verdura e 30 minuti al giorno di esercizio fisico. Sono accortezze che possono salvarci la vita rispetto alle quali, purtroppo, anche noi italiani ci siamo disabituat­i».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy