Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Immunoterapia, quarta arma contro il cancro Una svolta che porterà a nuovi tipi di cure»
Mantovani è il ricercatore italiano più citato nel mondo: «Vaccini? È come allacciare le cinture»
accinarsi è come allacciare la cintura di sicurezza. Per noi stessi e per gli altri». A parlare è Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Humanitas Research Hospital di Milano, chiamato a riflettere, in occasione del Festival dell’Economia di Trento, su cause e conseguenze della salute diseguale, tema della 12esima edizione della kermesse dello Scoiattolo.
Immunologo di fama internazionale, professore di Patologia generale all’Humanitas University, già capo del Dipartimento di Immunologia dell’Istituto Mario Negri di Milano, Mantovani è il ricercatore italiano più citato nella letteratura scientifica internazionale, nonché vincitore del Premio europeo di oncologia 2016 conseguito «per aver contributo al progresso delle conoscenze nel settore immunologico, sia formulando nuovi paradigmi sia identificando nuove molecole e funzioni». Passi avanti scientifici (e sociali) fondamentali per rendere la salute sempre più democratica e diffusa.
Professore, cos’è per «salute diseguale»? lei la
«La disuguaglianza è intrinseca al tema salute: la prevenzione è diseguale, i vaccini sono diseguali, le stesse malattie colpiscono in modo diseguale. Alcune sono particolarmente efferate nel sud del mondo o tra le fasce più povere della società per le quali l’accesso alle cure è più difficile».
Anche l’Italia sconta salute diseguale?
«Sì. Da regione a regione cambiano le aspettative di vita, nonché gli accessi alle cure e ai servizi sanitari. Il sud Italia, in particolare, ha un’incidenza minore di casi di cancro rispetto al nord Italia, ma le possibilità di sopravvivenza per i pazienti sono più basse».
Si gap? colmerà mai una questo
«Sono un’ottimista, dunque credo di sì. Il nostro sistema sanitario per certi aspetti è eccellente, basti pensare al fatto che i nostri pazienti hanno la media di sopravvivenza più alta d’Europa, ai grandi progressi fatti in campo immunologico e oncologico, alla presenza di charity come Airc che consentono di fare ricerca di alto livello: risolvere la disuguaglianza è una sfida comune. E in questo senso, un primo passo è l’introduzione dei Livelli essenziali di assistenza che inchiodano i sistemi regionali alle loro responsabilità, innescando una competizione virtuosa».
A proposito di progressi in campo immunologico e oncologico: possiamo ritenere l’immunoterapia la nuova frontiera nella lotta contro il cancro?
«L’immunoterapia è diventata la quarta arma a nostra disposizione per battere il cancro, dopo la chirurgia, la chemioterapia e la radioterapia. Abbiamo scoperto che il microambiente infiammatorio che circonda la cellula tumorale costituisce una nicchia ecologica essenziale per lo sviluppo e la progressione del cancro. Alcune cellule dell’immunità, i macrofagi, si comportano da “poliziotti corrotti” e invece di combattere il cancro, lo aiutano a crescere. Da queste conoscenze sono derivate nuove cure e sempre più ne deriveranno in futuro. È una vera e propria svolta nella lotta contro il cancro».
I vaccini, in che ruolo
«Sono anch’essi importanti: penso al vaccino preventivo contro il papilloma virus, ad esempio, causa del cancro della cervice uterina, per il quale ogni anno muoiono almeno mille donne in Italia. Vaccinarsi fa bene. Per questo, mi preoccupano molto i movimenti che mirano a diffondere scetticismi e paure».
Movimenti questa battaglia, giocano? che in Italia si fanno sempre più insistenti. Cosa pensa dell’obbligatorietà delle vaccinazioni per chi è iscritto a scuola?
«È corretta. Gli Stati Uniti sono il Paese più liberale che conosca, eppure in molti Stati hanno reintrodotto l’obbligatorietà dei vaccini per andare a scuola. Ho abitato in Maryland e i miei figli, se volevano andare a scuola, dovevano essere vaccinati. Io stesso ho vaccinato personalmente il penultimo dei miei nipoti: ne ho sei, il settimo è in arrivo, e quando parlo con loro dico sempre che vaccinarsi è come allacciare le cinture di sicurezza, per noi stessi e per gli altri».
Perché allora così tante persone sono contrarie?
«Perché i vaccini sono vittime del loro stesso successo: non ricordiamo più la gravità di alcune malattie perché il vaccino le ha debellate. C’è poi la falsa credenza per cui la malattia naturale fa bene al nostro sistema immunitario. I vaccini, inoltre, sono stati oggetto di tante menzogne, pensiamo al collegamento con l’autismo, ma soprattutto abbiamo perso la percezione della solidarietà. Non pensiamo a chi è più debole: ai 1.500 bambini in Italia ammalati di cancro il cui sistema immunitario è compromesso, a chi soffre di immunodeficienza, ai trapiantati di organo. Dobbiamo vaccinarci per noi, ma anche per loro. Ecco perché anche i vaccini rientrano nel tema delle disuguaglianze».
E noi, cosa possiamo fare per tutelare il nostro sistema immunitario?
«Seguiamo la regola del 0.5.30, ovvero: 0 fumo, 5 pasti al giorno di frutta e verdura e 30 minuti al giorno di esercizio fisico. Sono accortezze che possono salvarci la vita rispetto alle quali, purtroppo, anche noi italiani ci siamo disabituati».