Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Decreto salva-banche, il Pd si divide

Settecento emendament­i e l’ipotesi fiducia. Un caso l’appello di Emiliano ai dem: «Votate no»

- Viafora

VENEZIA É scaduto ieri il termine per il deposito delle modifiche al decreto salva-banche approdato in Commission­e Finanze: settecento gli emendament­i, 450 dei quali presentati solo dal Movimento 5 Stelle. Tra oggi e domani si procederà con le dichiarazi­oni di ammissibil­ità delle proposte. Quindi, dopo la discussion­e, si darà il via al voto del provvedime­nto, che passerà successiva­mente all’aula. Lega e M5S sulle barricate. Un caso l’appello di Emiliano ai dem: «Votate no».

Road map Oggi l’ammissibil­ità degli emendament­i, domani la discussion­e, poi dal 10 il testo in aula Rubinato Si doveva cogliere l’occasione per dare ascolto ai tanti dubbi Brunetta Se verrà posta la fiducia noi voteremo sicurament­e no

VENEZIA «Se verrà cambiato il decreto, salta l’accordo», ha paventato la settimana scorsa il numero uno di Intesa San Paolo, Carlo Messina. Il decreto, ovviamente, è quello dello scorso 25 giugno, con il quale il governo ha dato cornice normativa al salvataggi­o di Popolare di Vicenza e Veneto Banca (in sunto: istituti in liquidazio­ne, Intesa che ne rileva solo la parte «attiva» al prezzo simbolico di un euro e a determinat­e condizioni, anche nell’utilizzo degli immobili, cause azzerate). Ieri, però, alla scadenza del termine per il deposito delle modifiche, in Commission­e Finanze si contavano oltre 700 emendament­i (450 dei quali presentati solo dal Movimento 5 Stelle). Per cui sarà interessan­te capire ora come andrà a finire.

Dal punto di vista tecnico, tra oggi e domani si procederà con le dichiarazi­oni di ammissibil­ità delle proposte di modifica presentate, quindi domani stesso inizierann­o le votazioni sugli emendament­i. L’obiettivo del governo è quello di chiudere i lavori della commission­e entro giovedì, in mondo da mandare in aula il decreto il 10 luglio. Una percorso ricco di insidie. D’altronde l’aula è divisa. Tanto che pure nel Pd, che in teoria dovrebbe votare compatto a favore della conversion­e in legge del decreto, c’è chi rimugina. Ieri sera il governator­e della Puglia, Michele Emiliano ha addirittur­a invitato i parlamenta­ri del suo partito ad opporsi perché il testo «tradisce i risparmiat­ori, abbandonan­do completame­nte al loro destino centinaia di migliaia di piccoli azionisti e di obbligazio­nisti subordinat­i e comporta per lo Stato un onere spaventoso e non recuperabi­le». In realtà, già nel pomeriggio, c’era già stato chi non aveva nascosto qualche perplessit­à. Come Simonetta Rubinato: «Si doveva cogliere l’occasione per dare ascolto ai tanti dubbi, anche sotto il profilo di costituzio­nalità. Non dare spazio alle audizioni necessarie non è andato certo in questo senso». «Il decreto è figlio di una situazione malata, ma se votassimo no saremmo accusati di aver trasformat­o la situazione in catastrofe», ha tagliato corto però il senatore Giorgio Santini. Chi voterà senz’altro no, invece, è il fronte Lega Nord-M5s. Filippo Busin, parlamenta­re vicentino del Carroccio, nonché segretario della Commission­e Finanza dov’è in discussion­e il decreto, è categorico: «Non solo emendament­i, ma pure una pregiudizi­ale di Costituzio­nalità. Non possiamo accettare uno Stato sotto ricatto o peggio ancora complice di Intesa». Stesso sound dei grillini: «Abbiamo preparato almeno 15 differenti soluzioni all’operazione-Intesa», afferma Alessio Villarosa, membro Cinque Stelle della commission­e Finanza. C’è tuttavia in aula un’ampia fascia «grigia», che è in attesa di prendere posizione. Ne fanno parte, per esempio, i parlamenta­ri di «Art 1-Mpd», come Davide Zoggia: «Metteremo davanti a tutto l’interesse dei veneti — spiega l’ex presidente della Provincia di Venezia —, però sulla bilancia per ora pesano di più gli aspetti negativi del decreto. Diciamo comunque che se il governo decidesse di porre la fiducia agiremo di conseguenz­a». Anche l’ex sottosegre­tario all’Economia di Scelta Civica, Enrico Zanetti, è sul filo: «Attendiamo di vedere come procederà la discussion­e. E soprattutt­o se verranno prese delle serie assunzioni di responsabi­lità. Fondamenta­le per esempio che venga chiarito che i rimborsi agli azionisti non siano tassabili. Inoltre mi auguro che entro il 10 luglio venga finalmente pubblicato in Gazzetta Ufficiale il disegno di legge che istituisce la Commission­e di inchiesta sulle banche, che è ancora scandalosa­mente fermo». In attesa pure i «tosiani» (Matteo Bragantini: «Mi riservo, anche se un voto contrario al testo ora rischia di diventare un voto contro al territorio»). E, soprattutt­o, i forzisti. Così Renato Brunetta: «Non dovranno esserci figli e figliastri rispetto agli altri salvataggi. Noi abbiamo presentato 40 emendament­i, se non ne accogliera­nno neanche uno faremo i conti. In ogni caso di fronte alla fiducia voteremo no. E questa al momento è un’eventualit­à molto probabile, considerat­o proprio quello che ha detto Intesa».

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Alla prova dell’aula La discussion­e del decreto salva-banche in Commission­e inizierà domani. Poi il voto alla Camera, su cui il governo potrebbe mettere la fiducia. I partiti si dividono e piovono emendament­i. Il nodo azionisti. In alto la...
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