Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Ma per la Cisl non ci sono altre soluzioni
Onofrio Rota, segretario generale della Cisl del Veneto, assieme al leader nazionale della First Cisl, Giulio Romani, hanno siglato ieri una letteraappello ai parlamentari veneti e ai governatori, perché si adoperino per l’approvazione del decreto.
VENEZIA «Soluzioni alternative al decreto e all’ingresso di Intesa non ce n’erano. Inutile polemizzare, adesso occorre che il provvedimento diventi legge al più presto nella sua versione integrale». Onofrio Rota, segretario generale della Cisl del Veneto, assieme al leader nazionale della First Cisl, Giulio Romani, hanno siglato ieri una lettera-appello ai parlamentari veneti e ai presidenti di Consiglio e Giunta regionali perché ciascuno, nelle proprie competenze, si adoperi per far partire a tutti gli effetti la nuova stagione che segue la liquidazione delle ex banche popolari e l’assorbimento degli asset che funzionano da parte di Intesa SanPaolo. Ne va, è stato ricordato, del futuro di 1,7 milioni di clienti, il 60% dei quali veneti, e di 200 mila imprese destinatarie di affidamenti e che danno lavoro a 1,5 milioni di persone. «Non fosse approvato il decreto – ha sottolineato Romani – 30 miliardi di finanziamenti dovrebbero rientrare con conseguenze immaginabili per la sopravvivenza di questo sistema produttivo»
Forse si poteva intervenire prima e più a buon mercato, dal punto di vista dello Stato. Ma, è la metafora usata, «se c’è un pullman in bilico su una scarpata non serve eccepire sulla segnaletica o sul guard rail inadeguato. Bisogna subito trovare un trattore per riportare in strada il mezzo e i suoi occupanti». Piuttosto si può discutere su come la Sga (la società che eredita le passività) vorrà sfruttare gli Npl. Un realizzo rapido, cedendoli al primo fondo disponibile, non porterà a casa più dell’8%. Se si creasse una società per una loro gestione paziente e non speculativa in cinque anni si può superare il 40%, magari facendo lavorare un po’ di dipendenti non assorbiti dal gruppo Intesa. Intanto le organizzazioni sindacali si preparano al confronto con Ca’ del Sass, che inizierà mercoledì prossimo, a Milano. Il rischio è che gli esuberi gestibili senza licenziamenti siano solo teorici perché rispettarli, fanno osservare i sindacati (la Fabi riunirà per questo già oggi le proprie strutture) «potrebbe comportare la necessità di fare ricorso ad una mobilità territoriale importante».
Dunque che qualcuno rinunci al posto a fronte di trasferimenti insostenibili. Ma se la Cisl esorta il via libera delle Camere al decreto c’è chi la pensa in modo opposto. Questo, scrive l’associazione Noi che credevamo nella Bpvi e Vb, «congela e impedisce qualsiasi causa risarcitoria da parte dei soci».