Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Padova, Forza Italia sfida la Lega: «Il prossimo candidato tocca a noi»
I PARTITI DOPO LE AMMINISTRATIVE Lla prima uscita dei commissari. E Il Pd analizza il voto: «Civismo determinante»
PADOVA Per il Partito Democratico è l’esempio plastico che agganciare il treno delle civiche, paga. Per Forza Italia è la prova che le civiche possono pure cannibalizzare. È Padova la pietra di paragone con la quale i partiti ieri hanno fatto i conti dopo le amministrative e infatti la vittoria di Giordani (e la sconfitta di Orietta Salemi a Verona, per converso) hanno tenuto banco ieri alla prima direzione regionale del Pd convocata dopo l’elezione del segretario Alessandro Bisato.
E pure in Forza Italia, col commissario regionale Adriano Paroli che ha presentato i commissari nominati il 30 giugno: Nicola Lodi al cittadino, Luca Callegaro per il provinciale, Lorena Milanato vice regionale con delega agli enti locali. Quella di Callegaro è una conferma nonostante la sconfitta e col giro di incarichi ai vertici che c’è stato in Fi (Renato Brunetta a Venezia, Dario Bond a Belluno, Matteo Tosetto a Vicenza) significa che gli azzurri tengono il punto sulle scelte fatte. «Se tornassimo indietro, noi candideremmo ancora Massimo Bitonci – ribadisce Paroli – Anzi, tra un anno i Padovani diranno: aridateci Bitonci. Giordani si è presentato come né di destra né di sinistra ingannando la città perché la sua prima uscita pubblica era alla convention dei circoli Pd a Milano».
Se gli anni dovessero essere cinque però si cambia schema. «Per il futuro, se Forza Italia avrà un candidato proprio e la Lega ci sarà… - lascia intendere Lodi - Una volta per ciascuno non fa male a nessuno, ecco. A Verona il candidato era nostro e abbiamo vinto». Padova è l’unico rammarico nella tornata amministrativa. «Il centrodestra rischiava di essere il terzo incomodo e invece è stato protagonista in tutti i ballottaggi - si complimenta Paroli - In tal senso va la riorganizzazione dell’organigramma regionale». Il senso è ridare smalto al partito, togliendolo dal cono d’ombra. Che a Venezia è proiettato dall’esuberante sindaco Luigi Brugnaro, che d’ora in poi avrà come interlocutore azzurro Brunetta, veterano di caratura politica nazionale; a Belluno la risposta all’attivismo competitivo di Pd e Lega è Dario Bond, che sogna di rimettere in campo Maurizio Paniz. Forza Italia si prepara al futuro mettendo in campo i big storici. E mastica amaro per quelli che si sono auto-esclusi. «I fratelli Giorgetti? Bisognerà riflettere, in primo luogo da parte loro - invita Paroli - Uno è in Regione e l’altro è in Parlamento: ha fatto male a noi, ai militanti veronesi e anche a loro stessi la scelta per questioni più personali che politiche di appoggiare la candidata tosiana. Adesso ci sono riflessioni serie da fare, innanzitutto da parte loro. L’auspicio è quello di trovare le modalità per non perdere pezzi importanti. Il partito deciderà poi cosa fare. Se anche loro fossero stati della partita avremmo vinto con un risultato ancora migliore. E per linearità e chiarezza, a Sboarina è giusto dare come riferimento Davide Bendinelli».
Il Pd invece mette bandierine a Padova, Abano e Mira facendo fare un passo indietro ai big e uno in primo piano ai candidati della società civile. «Tornata con chiaroscuri, c’è un civismo del quale tener conto - analizza Bisato - Il partito può diventare un addensante se suo ruolo non è visto come contrapposizione a chi è più civico». Se la vittoria a Padova ha forte valenza simbolica, nota il presidente dell’assemblea Giovanni Tonella, anche le sconfitte a Verona, Marcon, Salzano e Belluno devono insegnare qualcosa: «Dobbiamo costruire una dinamica che tenga insieme una prospettiva di dialogo e cooperazione nel centrosinistra». Le elezioni hanno frenato pure la conferenza programmatica sull’autonomia del Veneto e la composizione della segreteria. Che sarà di 11-12 componenti, non unitaria e l’ufficializzazione è ormai questione di ore.
Paroli Forza Italia candidereb -be di nuovo Bitonci I due Giorgetti? Riflettano Bisato Tornata in chiaroscuro, il Pd può addensare il civismo sui territori