Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Parla Esposito Uno dei manager ai domiciliar­i

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Un’ora e mezza di interrogat­orio dove avrebbe «chiarito» la sua posizione. Un termine finora usato da tutte le difese di coloro che – dopo essere stati arrestati il 17 giugno dalla Finanza nell’ambito dell’inchiesta sulle tangenti pagate da alcuni imprendito­ri e manager per ottenere la riduzione delle sanzioni fiscali – hanno deciso di farsi interrogar­e in procura e a cui non fa eccezione nemmeno l’avvocato Fabio Pinelli, difensore di Massimo Esposito. La soddisfazi­one dei pm Stefano Ancilotto e Stefano Buccini (lo stessa «coppia» dell’inchiesta sul Mose) , però, lascia capire che l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate di Venezia, accusato di aver intascato mazzette per circa 90 mila euro dall’imprendito­re edile jesolano Aldo Bison tramite il collega Elio Borrelli, ha dato elementi utili alle indagini. Prima di lui erano stati interrogat­i il manager di Cattolica Assicurazi­oni Giuseppe Milone – il primo a parlare una decina di giorni fa e ieri, per questo, messo dal gip gli arresti domiciliar­i –, Borrelli, ritenuto il perno della «cricca» nell’Agenzia e gli imprendito­ri Pietro Schneider e Paolo Maria Baggio. I contenuti dei loro interrogat­ori, tenuti coperti dal segreto istruttori­o, probabilme­nte verranno svelati questa mattina di fronte ai giudici del tribunale del riesame, dove si discuteran­no i ricorsi di sei degli arrestati: i due finanzieri Vincenzo Corrado e Massimo Nicchiniel­lo, i commercial­isti Tiziana Mesirca e Augusto Sartore, l’altro funzionari­o del fisco Christian David e infine l’ex manager Cattolica Albino Zatachetto. Avevano fatto ricorso, ma hanno rinunciato, Schneider, che evidenteme­nte potrebbe essere scarcerato a breve per la sua collaboraz­ione, e il giudice tributario Cesare Rindone, per il quale il gip ha invece disposto degli accertamen­ti sanitari chiesti dai suoi difensori. (a. zo.)

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