Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Fucilate nella notte. «Assediati dai ladri»

Mogliano, dopo sei colpi in tre settimane un’intera strada corre ai ripari: «Li aspettiamo»

- Zanetti

MOGLIANO (TREVISO) Sei colpi in tre settimane, una strada di campagna passata al setaccio dai ladri e i proprietar­i delle abitazioni che, per difendersi, si armano e tappezzano i cancelli di minacciosi avvertimen­ti. Accade in via Ghetto, alla periferia di Mogliano, dove gli abitanti sono su tutte le furie. Lo scorso venerdì, tutta la zona ha avvertito distintame­nte tre colpi di fucile esplosi nella notte da chi, forse, voleva spaventare malviventi impegnati nell’ennesimo raid.

MOGLIANO «Signora, e se passano anche da voi?». La donna di mezza età fa in tempo a pronunciar­e la sentenza prima di rientrare in casa dopo aver squadrato a lungo l’interlocut­ore. «Li aspettiamo» dice lapidaria. Sul cancello il cartello è inequivoca­bile: «Non abbiate paura del cane… preoccupat­evi del padrone». Il simbolo di un revolver visto dalla canna, frontale. Mani che brandiscon­o pistole.

Sono poche le case a non sfoggiare questo avvertimen­to, in via Ghetto. Una strada spezzata in più tronconi paralleli, lungo la provincial­e che porta da Mogliano a Scorzè. Camminate di sassi e asfalto, contorno di villette e campi. Uno scenario isolato molto appetibile per i profession­isti della razzia, e dove evidenteme­nte le armi restano l’estremo deterrente.

Quelle canne disegnate stavolta hanno sparato sul serio, e per ben tre volte, venerdì scorso. Colpi in aria, si racconta in via Ghetto, da punti diversi della zona. Li hanno sentiti tutti. Colpi di paura e di esasperazi­one. Quel raid, infatti, è stato l’ultimo di una serie che in meno di tre settimane ha visto sei blitz in abitazione nell’area comprenden­te le vicine via Franchetti e via Fossati. Bottino spesso magro, ma danni costanti. Ai mobili, alle finestre, agli scuri. In un’occasione hanno fatto sparire l’intera attrezzatu­ra da giardino di un residente. In un’altra hanno concluso il colpo ripulendo non solo i cassetti, pure frigorifer­o e congelator­e. Ladri comuni, ma non meno odiati. Stanno battendo la zona, evento ciclico da queste parti, soprattutt­o in estate. «Non si vive più – ammette Angelo Michielan – ogni volta che scatta l’allarme pensiamo: eccone un altro. Ti chiedi quando toccherà a te».

La vittima di venerdì sera è stato proprio suo figlio Martino, ex consiglier­e comunale che abita in una villetta di fronte. Non era in casa, in quel momento, e i ladri lo sapevano: sono giunti dai campi e nei campi sono tornati, poco dopo le 22. Non prima di aver messo fuori uso i lampioni, sfondato infissi e finestra, e messo a soqquadro le stanze, senza trovarvi quasi nulla. Nel frattempo l’allarme è risuonato tutt’attorno, eppure i malviventi senza timore hanno trovato il tempo di serrare il cancello principale con del fil di ferro per bloccare l’entrata, poi la fuga. È stato allora che Angelo e gli altri della zona hanno sentito i colpi, prima dell’arrivo dei carabinier­i. «Erano spari potenti, sembravano di fucile». Ma da luoghi diversi. Lungo la via però nessuno sa dire con certezza chi può essere stato.

I «non so» e i silenzi abbondano. Probabilme­nte si vogliono evitare guai a chi ha imbracciat­o le armi. Si fa cerchio comune, qui, perché la solidariet­à è fondamenta­le. «Ognuno cerca di guardare la propria casa e quella del prossimo – spiega Martino Michielan – Prima di venerdì scorso, ad esempio, nella mia abitazione erano già passati. Stavano per entrare ma un rumore dei vicini li ha interrotti. Questo non ha impedito loro di ritornare. Gli spari? Dopo il colpo da me hanno tentato un altro furto a poca distanza, nonostante il trambusto. In zona molti hanno il porto d’armi e ci sono appassiona­ti di caccia. Qualcuno avrà cercato di spaventarl­i, la gente non ne può più. Finirà che lasceremo porte e finestre aperte e diremo: entrate pure. Almeno non faranno danni. Io dovrò sborsare circa mille euro». Nel frattempo si chiude in casa come un prigionier­o, guardato a vista dai genitori preoccupat­i.

Ed a poca distanza da chi invece sfida a viso aperto i malviventi, dietro uno dei tanti disegni con la pistola. «Vengano, li aspettiamo».

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 ??  ?? I cartelli Uno degli «avvisi» posti sulle recinzioni. Sotto, via Ghetto e Angelo Michielan, padre dell’ultimo derubato
I cartelli Uno degli «avvisi» posti sulle recinzioni. Sotto, via Ghetto e Angelo Michielan, padre dell’ultimo derubato

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