Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Padovana uccisa dal encefalopa­tia, ma non è mucca pazza Esame sul corpo, la Procura non interviene: non c’è reato

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PADOVA Tutto era iniziato in aprile, con qualche disturbo alla vista, seguito da uno stato confusiona­le e dalla difficoltà nel coordinare i movimenti. Dopo un mese, la diagnosi fatale per una padovana di 75 anni: morbo di Creutzfeld­t-Jakob, malattia neurodegen­erativa conosciuta anche come encefalopa­tia spongiform­e sporadica. La patologia richiama il «morbo della mucca pazza», che però stavolta non c’entra. L’anziana, prima ricoverata all’ospedale Sant’Antonio di Padova, era stata poi trasferita a Verona, alla Neurologia di Borgo Roma, specializz­ato nella diagnosi delle encefalopa­tie. «E’ una malattia mortale nel 100% dei casi — spiega il primario, professor Salvatore Monaco —. È però sbagliato parlare di mucca pazza, una forma della malattia praticamen­te scomparsa e che vent’anni fa ha causato 200 vittime. Esistono diverse forme di encefalopa­tia en quella di cui non si conoscono le cause è proprio la sporadica, non contagiosa e non trasmissib­ile. Non esiste cura, solo terapie palliative». Un esame diagnostic­o sarà effettuato sul cadavere ma la Procura di Padova non entra nella vicenda perché si esclude che la malattia possa dipendere da carne infetta. Quindi non c’è ipotesi di reato.(a.t.c.) qualsiasi luogo di vacanza, un paziente potrebbe trovare i suoi medicinali direttamen­te in farmacia». E poi ci sono i tagli, quelli della spesa farmaceuti­ca pro-capite scesa in due anni da 130 a 110 euro e del monte ore di ricoveri ospedalier­i: «Con pazienti, anche critici — interviene Salvatore Cauchi, segretario regionale Snami — dimessi in massa il venerdì e che dovrebbero essere gestiti da un’assistenza territoria­le che però manca». Il tutto, sottolinea­no i medici di famiglia: «Mentre ci accusano di tenere aperti i nostri ambulatori solo 3 ore al giorno — precisa Cauchi —. Ma come si fa a dirlo a fronte di 80 milioni di prestazion­i erogate ogni anno in Veneto?».

Insomma tra Regione e sindacati il clima è teso, lo stato di agitazione proclamato e un’assemblea, già fissata per l’inizio di settembre, che servirà a stilare il programma delle azioni di protesta. Compreso lo sciopero. «A fronte di un immobilism­o generale, il presidente Luca Zaia se ne viene fuori con il medico di famiglia dipendente — conclude Crisarà —. A noi sta bene tutto, ma ci dicano chiarament­e cosa vogliono fare. E soprattutt­o lo dicano ai cittadini, perché stiamo parlando di problemi che ricadono sui pazienti. Noi vogliamo capire cosa c’è al di là di questa barriera e far capire che, se i progetti non partono, non è per nostra volontà».

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