Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Banche, il Pd si ricompatta sul decreto
Il sottosegretario Baretta incontra i parlamentari. Maratona in commissione sugli emendamenti
VENEZIA Si stringono i tempi per l’approvazione del decreto «salva-banche». Maratona fino a notte per la discussione degli oltre cinquecento emendamenti presentati dall’opposizione. Il Pd intanto si ricompatta sul provedimento, dopo l’incontro avuto alla Camera con il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta. Appello di tutte le associazioni consumatori per gli azionisti: «Vanno tutelati».
VENEZIA Ex popolari, dopo che il Pd si ricompatta sul decreto, la commissione Finanze della Camera va in maratona notturna per neutralizzare l’ostacolo dei 560 emendamenti. Ma intanto 14 associazioni di consumatori mettono sul tavolo la questione dei risarcimenti ai soci, dopo l’azzeramento delle cause con la liquidazione, chiedendo che sia Intesa a farsene carico. Il tutto mentre Intesa fa partire la concreta integrazione delle reti in Intesa.
L’obiettivo obbligato, alla Camera, resta di portare il decreto del governo del 25 giugno, che liquida le due banche e consegna le parti sane a Intesa con un rilevante contributo dello Stato, in aula lunedì prossimo per il primo voto di conversione in legge. Per farlo, di tempo ne è rimasto poco.
Ieri la discussione in commissione Finanze, partita alle 13.30, non ha fatto molta strada, tra gli interventi introduttivi e la protesta dei parlamenti del Movimento 5 Stelle, presentatisi con i cartelli «No al ricatto delle banche». «Il decreto è scritto da Intesa. E se io regalo 5 miliardi pubblici a una banca privata vorrei una partecipazione dello Stato nel capitale - hanno sostenuto i parlamentari Carlo Sibilia e Alessandro Di Battista -. Veneto Banca finanziava Galan. E chi era il vicepresidente del Veneto allora? Zaia. E qualcuno racconta ancora del Movimento che si allea con la Lega? Per noi sono tutti responsabili».
Morale: in serata non si erano chiuse che 7-8 votazioni e ci si preparava ad una maratona notturna. Con il rischio in ogni caso di non far in tempo a chiudere la discussione entro domani e di dover affidare il mandato al relatore. Tradotto: spedendo lunedì il relatore del provvedimento in aula per la conversione con il testo originario. È chiaro che la fiducia del governo sul voto di trasformazione in legge incombe. «Per noi al decreto non manca nulla - ha detto il capogruppo del Pd alla Camera, Ettore Rosato -. Ci potranno essere solo modifiche marginali».
Tra queste l’ampliamento della platea dei risparmiatori con bond subordinati rimborsabili, spostando in avanti la data-limite di acquisto. «Stiamo anche approfondendo con il ministero dell’Economia» la possibilità di indicare «un discrimine più chiaro» sulle responsabilità dei manager, distinguendo tra «quelli prestatisi a portare avanti il tentativo di salvataggio da quelli che hanno colpevolmente portato le banche al dissesto», ha aggiunto Rosato. Una formula che tutelerebbe i cda della gestione Atlante sui rischi di azioni di responsabilità dei commissari liquidatori.
Il tutto era avvenuto dopo che, al mattino, il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, aveva ricompattato il gruppo parlamentare del Pd, dopo la minaccia dei rappresentanti vicini al governatore della Puglia, Michele Emiliano, di non votare il decreto. «Un chiarimento necessario e importante sulle ragioni e la natura del decreto», ha affermato Baretta, prima di affrontare la maratona degli emendamenti; in un chiarimento che ha riguardato anche le conseguenze enormi in caso di non conversione. «Ci siamo lasciati alle spalle il peggio - ha poi aggiunto il ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan - Si sta voltando pagina e questo sarà un bene per tutti».
Lettura forse troppo ottimistica, se vista dalla parte dei vecchi soci, a cui la liquidazione ha tolto anche le possibilità residue di tentare un risarcimento con le cause. Nodo su cui sono tornate ieri 14 associazioni dei consumatori (Acu, Adiconsum, Adoc, Adusbef, Assoconsum, Assoutenti, Cittadinanzattiva, Codacons, Codici, Confconsumatori, Lega consumatori, Movimento consumatori, Movimento difesa del cittadino e Unione nazionale consumatori), che in una lettera aperta a governo, parlamento e Intesa chiedono modifiche al decreto, per tutelare i piccoli azionisti minacciando, in caso contrario, un esodo in massa dagli sportelli della banca. Il decreto legge sulle banche venete «dà il colpo di grazia a decine di migliaia di piccoli azionisti già clienti di Veneto Banca e Bpvi a cui negli anni sono state vendute fraudolentemente, come accertato dalla Consob, le azioni delle due banche», sostengono le associazioni. La richiesta è che nel periodo delle attività trasferite a Intesa «siano ricompresi anche i debiti risarcitori derivanti dalle vendite scorrette delle azioni».
Il tutto mentre, sul fronte giudiziario, il procuratore capo di Vicenza, Antonino Cappelleri, ha annunciato ieri la chiusura a breve delle indagini per il reato di aggiotaggio, mentre per il filone dell’ostacolo alla vigilanza bisognerà attendere ancora. Se poi la procura di Vicenza, con i sostituti procuratori Gianni Pipeschi e Luigi Salvadori, arriverà a contestare nuovi reati, come la bancarotta - sulla scia della liquidazione coatta - è presto per dirlo. Dipenderà dalla conversione in legge del decreto sulle banche venete. Ma anche se, dopo la liquidazione coatta amministrativa, si arriverà ad una sentenza che dichiari lo stato d’insolvenza della banca. Solo così potrebbero esser contestati reati fallimentari agli ex vertici Bpvi.
Fin qui i rivolgimenti tra politica e giustizia. Ma intanto, mentre oggi scatta la trattativa sugli esuberi, il passaggio sotto Intesa delle ex reti di Bpvi e Veneto Banca va avanti, nonostante le difficoltà operative.Un ulteriore passo ieri in due riunioni dedicate alle strutture di Vicenza e Montebelluna (almeno 500 persone presenti a quella nell’ex sede centrale di Veneto Banca), a cui hanno partecipato rispettivamente Stefano Barrese e Gabriele Piccini, i manager a cui è affidata l’integrazione, servite a presentare il business plan d’integrazione. Da lunedì l’introduzione nelle filiali del catalogo prodotti di Intesa e l’allineamento delle condizioni e dei tassi. In più sono al via i cantieri per l’integrazione sui vari segmenti operativi, dal legale, al personale, ai crediti. E se per il cambio d’insegne si dovrà attendere la conversione del decreto, come scritto nel contratto di cessione a Intesa, è chiarito che le due reti saranno gestite separatamente fino alla migrazione informatica che porterà i 300 sportelli superstiti in Intesa, a inizio 2018.