Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Il Trentino chiude il primo Passo L’ira del Veneto: danni al turismo
Il Veneto insorge: un danno. Ma Bolzano: misura anti-inquinamento
BELLUNO Ieri, per decisione delle autorità trentine e altoatesine, passo Sella ha chiuso alle auto. Operatori turistici veneti in rivolta: «Un danno».
LIVINALLONGO (BELLUNO) È un po’ come dopo le elezioni. La ragione era dalla propria parte, anche se forse hanno perso tutti. A seguito della prima giornata di chiusura del Passo Sella, valico alpino a 2.240 metri sul livello del mare che riguarda da un lato Selva di Val Gardena (Bolzano) e Canazei (Trento) e dall’altro Livinallongo del Col di Lana (Belluno), le parti in causa hanno tratto diverse conclusioni. Per le autorità trentine e altoatesine è stato un successone.
«Siamo di fronte ad una innovazione di rilievo – ha affermato l’assessore provinciale all’ambiente trentino, Mauro Gilmozzi -: sui passi dolomitici vogliamo più persone, ma meno macchine». Una dose di ottimismo rincarata dall’assessore altoatesino alla mobilità Florian Mussner: «Iniziamo oggi qualcosa di importante per il futuro, vale a dire un modo nuovo di vivere le montagne. Oggi a Passo Sella emissioni e rumore sono ridotti; è un’esperienza sostenibile». Un trionfo. Solo che Stefano, dall’hotel Maria Flora, che si trova sul versante trentino del passo, l’ha raccontata con toni più cupi. «Sei coperti al ristorante – ha affermato -; qualcuno ha preso un caffè. Fuori, qualcuno si è fermato per una birra. Tutto qui. Un fallimento totale. Una giornata persa per la mia attività. Ho consigliato ai dipendenti dell’hotel di inforcare una bicicletta e di unirsi ai turisti ambientalisti. Tanto valeva chiudere in una giornate così, o no?». E se a Trento tra gli operatori si sente aria di fallimento, a Belluno l’ira è funesta.
«Ho parlato con diversi tra albergatori e gestori di rifugi locali – ha affermato Walter De Cassan, presidente di Federalberghi Belluno -: la verità è che è stato un flop di dimensioni memorabili. Nel contesto di una vicenda che ha cagionato alla categoria un immenso danno di immagine». Circostanza riportata anche dal signor Stefano: «Telefonano dalla Germania: pare che il passo sia chiuso tutto il mese, mentre non è vero. E che l’aria, da queste parti, sia seconda solo a quella di Cernobyl’, in fatto di pericolosità».
Vicenda che De Cassan prova a spiegare: «Il fatto di aver raccontato che si procedeva alla chiusura per diminuire l’inquinamento, ha divulgato in mezza Europa l’idea che il Passo Sella sia impestato come il centro di Bangkok. A parte che, dati alla mano, è falso, il danno di immagine, anche per la parte bellunese, è stato pesante». Pare che ci sia chi telefona per sapere se l’acqua è potabile. Come dopo una guerra, o un terremoto.
Comunque sia l’innovazione di ieri è «made in Bolzano». Ogni mercoledì, tra luglio e agosto, la strada del passo rimarrà chiusa alle auto. Il transito sarà consentito solo a mezzi di trasporto pubblico locale, a quelli elettrici, a bici e a pedoni. Ieri si è celebrato il primo giorno di chiusura.
Un atto unilaterale, secondo De Cassan: «Nella vita ho capito una cosa – ha continuato De Cassan -: che l’integralismo non porta da nessuna parte. Ora, se ci fosse stato un accordo tra le parti, tra Bolzano e Belluno, per individuare percorsi alternativi, chi sarebbe contrario? Fermare una strada e basta, senza prevedere un’alternativa, non è una cosa intelligente. I più penalizzati, peraltro, sono quelli che abitano sulla strada».
Per la verità, da una decina d’anni a questa parte, gli altoatesini avevano minacciato la chiusura dei passi. I Bellunesi erano per l’introduzione di un ticket, per selezionare il traffico. Non si è mai trovato un accordo.
«Quando ero presidente della Provincia di Belluno – ha affermato l’assessore regionale veneto all’ambiente Gianpaolo Bottacin – Luis Durnwalder, l’allora governatore di Bolzano, ci mise un po’ di impegno per chiudere i passi. Non ci riuscì, perché tirai fuori un parere legale che dimostrava e dimostra che la chiusura senza alternative è illegale e incostituzionale. Con un po’ di impegno a Palazzo Piloni (sede della Provincia di Belluno) possono trovare il documento e trasmetterlo agli amici altoatesini».
Che minacciano di chiudere tutti i passi, non solo il Sella. «È pura follia e non si farà – ha continuato De Cassan -. Sentirò al più presto i colleghi di Trento e di Bolzano per porre fine a tutto questo. Guardiamo in faccia alla realtà: oggi sul Sella non c’era nessuno. Poche bici, e basta».
Secondo diversi osservatori, peraltro, anche i pullman messi a disposizione per superare il valico erano vuoti.
«È ormai chiaro che si va verso la rivolta degli albergatori e dei gestori dei rifugi – ha precisato De Cassan -: una serrata generale nei giorni di chiusura. Avrebbero la mia solidarietà».
Il sindaco di Livinallongo, Leandro Grones, sintetizza così la situazione: «Tante chiusure, tanti flop, tanta gente inferocita. La smetteranno, sì o no?».