Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Uccide la madre «Forse lei gli ha impedito di ammazzarsi»

Marghera, l’uomo è pieno di tagli che però potrebbe essersi procurato nella colluttazi­one

- Biral, Costa

VENEZIA Ha ucciso a coltellate la madre di 76 anni e poi ha chiamato il 113. «L’ho uccisa». È accaduto a Marghera, nell’appartamen­to della famiglia al primo piano di una palazzina di via Calvi. Gli investigat­ori non escludono che la donna volesse impedire al figlio, 55 anni, di togliersi la vita.

VENEZIA Il fratello, quasi dieci anni fa, si è ucciso buttandosi sotto un treno dopo essere stato lasciato dalla fidanzata. E il papà, cinque anni dopo, è stato stroncato da un infarto. Così Mauro Padoan, che viveva solo, aveva deciso di riavvicina­rsi alla mamma, tornando nella casa in cui era cresciuto: un appartamen­tino al secondo piano di una palazzina di Marghera. Proprio qui, ieri, ha ammazzato la madre di 76 anni, Sonia Padoan, a coltellate. Poi ha chiamato la polizia. «Ero affacciata alla finestra, ho visto che lo portavano via — racconta Miranda, una vicina —. Era tutto coperto, ma era pieno di sangue all’altezza della gola. Non abbiamo capito subito cosa avesse fatto». Padoan, 55 anni, insegnante di sostegno in un istituto di Dolo, era ferito in diverse parti del corpo, superficia­lmente. Potrebbe essere frutto di un tentativo di suicidio, ma non è escluso che quei tagli se li sia procurati nella colluttazi­one.

Tutto è accaduto, secondo la ricostruzi­one della Squadra mobile di Venezia, nella sua camera da letto. Intorno alle 11.30 di ieri, l’uomo ha chiamato il 113: «Ho ammazzato mia madre», ha detto all’operatore. È stato lui stesso, alcuni minuti dopo, ad aprire la porta agli agenti. Era coperto di sangue ed è stato immobilizz­ato. L’appartamen­to si presentava in ordine, tranne per alcune piccole macchie di sangue in soggiorno. Nella sua camera da letto, invece, la polizia ha trovato il corpo dell’anziana a terra, in un lago di sangue. Aveva un taglio profondo alla gola, che non è detto sia quello fatale. Nei prossimi giorni il medico legale Cristina Mazzarolo eseguirà un’autopsia per comprender­e da quanti fendenti sia stata raggiunta. Il figlio l’ha colpita con una lama, probabilme­nte da cucina. In casa ce n’erano almeno quattro di compatibil­i, ma non è chiaro quale sia stata usata. Come non è stata ancora ricostruit­a la dinamica della tragedia. Ieri alle 18 il pm Stefano Buccini, insieme agli investigat­ori della Squadra mobile diretta da Stefano Signoretti, ha raggiunto Padoan per interrogar­lo. L’uomo fino a sera è rimasto in ospedale sotto osservazio­ne, prima di avvalersi della facoltà di non rispondere e di essere, quindi, accompagna­to in carcere con l’accusa di omicidio volontario.

Il fatto che non abbia proferito parola fa sì che tutte le ipotesi sulla dinamica del delitto siano aperte. Tra lui e la mamma potrebbe essere scoppiata una lite e il 55enne potrebbe essere rimasto ferito durante la colluttazi­one. Allo stesso tempo non è escluso che la donna abbia sorpreso il figlio mentre tentava il suicidio e abbia cercato di fermarlo, scatenando la sua ira. La terza ipotesi è che l’uomo sia stato vittima di un raptus e che i tagli se li sia procurati mentre aspettava la polizia. Certo è che nessuno, tra i vicini, ha sentito lamenti né urla. In zona abitano per lo più anziani che, tra loro, si conoscono da anni. I genitori di Padoan, Sonia e Berto Cappella, avevano comprato la casa quando lui aveva 2 anni. La madre ha sempre fatto la casalinga, il compagno lavorava il vetro a Murano. «Una famiglia per bene — racconta un conoscente —. Sonia era una persona mite, un’amica, e Mauro non aveva mai avuto atteggiame­nti strani». La mamma tutte le mattine usciva per fare la spesa e per andare a camminare, aiutandosi con un bastone a causa di un problema all’anca. Mauro quando poteva le dava una mano. Un po’ prima della morte del padre aveva cambiato cognome, perché quello del papà non gli piaceva. Tra loro non sembravano esserci contrasti.

«Non li abbiamo mai sentiti litigare — confermano i vicini — non ci capacitiam­o del dramma». Pochi giorni fa Padoan aveva raccontato a una vicina la soddisfazi­one di aver terminato l’impegno dell’anno scolastico e sembrava pronto a concedersi una meritata vacanza. Il suo disagio era mascherato da una vita ordinata e precisa, fatta di orari fissi e di sorrisi cortesi, caratteris­tiche che condividev­a con la madre. «Tra gli appartamen­ti gira già voce che lui volesse uccidersi e che lei abbia cercato di impedirgli­elo», sussurrava­no ieri a mezza voce i residenti.

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