Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Fallimenti, altolà del giudice «Prassi dubbie»
Verona, un caso le parole del presidente di sezione: «Anomalie»
«Più trasparenza ed efficienza» nella gestione delle cause fallimentari: il presidente della seconda sezione civile del Tribunale di Verona invia una circolare a commercialisti e avvocati. «Prassi dubbie».
VERONA «Più trasparenza ed efficienza» nella gestione delle cause fallimentari: il presidente della seconda sezione civile del Tribunale di Verona esce allo scoperto. Ed esorta per iscritto «tutti gli attori coinvolti nelle procedure, noi magistrati per primi, a fare spirito di squadra contro i rischi di appannamento del sistema». Un’iniziativa senza precedenti quella assunta dal giudice Andrea Mirenda, che chiarisce: «Non ho velleità di protagonismo, se ho agito così è stato soprattutto per tutelare i cittadini da ritardi o episodi poco limpidi». Con una circolare di 4 pagine agli Ordini dei commercialisti e degli avvocati scaligeri, segnala «anomalie e prassi distorsive nelle procedure concorsuali». Fenomeni che sarebbero venuti alla luce confrontandosi con i quattro colleghi di sezione.
Mirenda sottolinea: «Non è una tirata d’orecchie ma una raccomandazione a tutte le parti coinvolte nelle cause, dai magistrati ai curatori, dai commissari ai liquidatori giudiziali. Tutto ciò in base al preciso dovere del presidente di sezione di vigilare sulla correttezza non solo formale dell’operato degli ausiliari, ma anche sostanziale». Il presidente cita una casistica precisa, rimarcando di aver «rilevato come non di rado accada di assistere a molteplici incarichi conferiti dal curatore al medesimo professionista (avvocato, commercialista, perito), tanto nella stessa quanto in procedure distinte, in violazione del canone pragmatico della rotazione nelle nomine». La sua, però, non vuole essere la denuncia di una lobby: «Nulla di tutto questo, pur notando una certa fidelizzazione nella ripartizione degli incarichi. Credo che ruotando le assegnazioni, ne guadagneremmo tutti in trasparenza. Tali condotte appaiono potenzialmente lesive dei principi di imparzialità e indipendenza dell’ufficio assunto dal pubblico ufficiale». C’è poi un secondo ordine di richiamo: «Sempre sul piano della ricognizione delle prassi distorte, debbono registrarsi frequenti quanto inaccettabili ritardi nella redazione di una serie di atti» che, nella circolare datata 23 giugno, Mirenda cita in dettaglio fattispecie per fattispecie: «Ne va dell’efficienza dell’intero sistema». In questo caso, il suo «invito alla totalità dei soggetti coinvolti» si pone come obiettivo «il perseguimento della ragionevole durata dei procedimenti predicata dalla Costituzione, specie a fronte dei non pochi giudizi risarcitori promossi contro lo Stato per ritardi ultraesennali maturati in questo Tribunale». Bisogna che si «rispettino rigorosamente i termini per gli adempimenti procedurali»: in caso contrario, avverte, «l’inosservanza delle prescrizioni costituirà motivo per l’apertura del procedimento di revoca». (l.t.)