Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Dieci miliardi da recuperare, la sfida di Sga»
Marchesano, la giornalista che ha studiato il caso Sga
«Sulle banche venete non vengono fornite informazioni chiare. Non tali da poter affermare con sicurezza che Sga riesca a recuperare dieci miliardi di crediti deteriorati», avverte la giornalista Mariarosa Marchesano.
VENEZIA «Sulle banche venete non vengono fornite informazioni chiare. Non sufficienti, ad ogni modo, ad affermare con sicurezza che Sga che ha acquisto la bad bank riesca a recuperare dieci miliardi di crediti deteriorati». Mariarosa Marchesano è una giornalista finanziaria che da Milano sta seguendo con grande interesse la vicenda delle ex popolari venete. Ha impiegato due anni a studiare venti anni di bilanci di Sga e la scorsa estate ha pubblicato un libro che racconta come ha fatto la società nata nel 1997 come bad bank del Banco di Napoli a recuperare il 92% dei 6,4 miliardi di crediti deteriorati: Miracolo bad bank. La vera storia della Sga a vent’anni del crac del Banco di Napoli. Domani c’è l’assemblea di Sga e il Ministero dell’Economia e delle Finanze rinnoverà i vertici. In pole, secondo autorevoli fonti, sarebbe Marina Natale, consigliera di amministrazione di Mediobanca, già top Manager di Unicredit ai tempi dell’ipotesi di acquisizione di banca Etruria.
Marchesano, Tesoro e Bankitalia pongono grande fiducia nelle capacità di Sga di replicare il miracolo fatto col Banco di Napoli. Sarà cosi?
«Le condizioni sono molto diverse. Vent’anni fa Sga comprò le sofferenze del Banco di Napoli al 70%. Era il più grande crac di tutti tempi, l’istituto aveva cinque secoli di storia ed erogava prestiti in tutta Italia a grandi imprenditori e famiglie: Ligresti, Ferlaino, Italgrani Ambrosino finirono nel crac. Al tempo i prestiti venivano erogati con grande attenzione alle garanzie, che erano tutte immobiliari. E Sga si trovò dunque a poter contare su abitazioni bellissime in via Petrarca a Napoli, a Milano, centinaia di edifici di svariata natura in tutta Italia. E quando ha cominciato a vendere gli asset sottostanti a quei crediti deteriorati, ha incrociato la bolla immobiliare».
Praticamente, si trovò a vendere case ed edifici nel periodo in cui i prezzi di mercato erano sempre in salita. Adesso però sono scesi e continuano a calare.
«Esatto. Riuscirono a mettere sul mercato gli immobili a valori di mercato, molto superiori a quelli di carico. E il successo del settore del recupero dei crediti deteriorati è legato quasi esclusivamente al mercato immobiliare. Mercato che in questo periodo è in discesa. E le regole per la concessione di prestiti nel frattempo si sono allentate. Facciamo un esempio: le banche venete al tempo della bolla immobiliare concessero un mutuo di 100mila euro per l’acquisto della casa. Ma quell’abitazione che i contraenti fanno fatica a pagare sul mercato oggi non vale più centomila euro. E poi bisogna vedere come venivano erogati i prestiti, dalle banche venete».
Sga ha già fatto un miracolo ma è stata aiutata dalla bolla immobiliare Oggi il mercato è in discesa Inoltre non si sa che tipo di sofferenze siano quelle venete
Parla delle operazioni baciate?
«Sì, per restare nell’esempio: si chiedevano 100mila euro per la casa, la banca te ne dava 150mila a patto che tu con i 50mila in più comprassi le loro azioni. Ora quelle azioni non valgono niente e quei 50mila euro non esistono. Un motivo di grande incertezza sulla capacità di recupero. Sga ha accumulato una grandissima esperienza, tuttavia bisognerebbe avere informazioni più dettagliate su che tipo di sofferenze ci sono in Veneto».
Nel suo libro lei racconta che nel caso del Banco di Napoli le non erano sofferenze dovute a fallimenti delle imprese finanziate. Semplicemente, la Lega al governo chiuse da un momento all’altro i rubinetti della Cassa del Mezzogiorno. E in Veneto?
«C’è la ripresa, il Veneto è terra laboriosa che si dà da fare e sicuramente ci sono buone basi. Sono 50mila le posizioni certificate da Bankitalia, che al momento la sola è in possesso di tutte le informazioni. Saranno probabilmente rese pubbliche quando le acquisirà materialmente Sga. Che però, a differenza del 1997 non acquisisce un credito ma un debito».
In che senso?
«All’epoca, con un prestito da Bankitalia ad un tasso altissimo, 9%, comprò le sofferenze. Questa volta si è accollata i miliardi di debito delle banche venete. E ogni anno deve per così dire ripagarli, come se fosse un mutuo. Ovviamente questo meccanismo fa sì che Sga cerchi di recuperare il più velocemente possibile i 10 miliardi da girare allo Stato».