Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Il commercial­ista aveva altri canali» Borrelli allarga l’inchiesta sul Fisco

Il dirigente ai domiciliar­i. Liberati Schneider e il giudice Rindone

- Alberto Zorzi

VENEZIA «So che Sartore ha altri canali preferenzi­ali all’interno dell’Agenzia delle Entrate in quanto spesso è a conoscenza in anticipo di notizie riservate dell’ufficio». Si immaginava che Elio Borrelli, ritenuto il perno della «cricca del fisco», potesse aiutare i pm ad allargare l’inchiesta che tre settimane fa ha portato all’arresto di 16 persone accusate di aver pagato tangenti in cambio di un aiuto a ridurre le sanzioni. E nel primo interrogat­orio di fronte ai pm Stefano Ancilotto e Stefano Buccini, lo scorso 27 giugno, avrebbe già fatto un primo cenno a ulteriori contatti negli uffici del Fisco di Augusto Sartore, commercial­ista di Chioggia finito anche lui in manette. Borrelli, che grazie alla sua collaboraz­ione ieri ha ottenuto dal gip gli arresti domiciliar­i, ha infatti ammesso le accuse su di lui e sull’ex direttore provincial­e di Venezia dell’Agenzia, Massimo Esposito.

«Per la pratica della Somit Sartore mi promise la consegna di 50 mila euro nel caso io e l’Esposito fossimo riusciti a far contenere i rilievi mossi alla sua cliente». Poi però i due pubblici funzionari non riuscirono a mantenere la promessa. Borrelli ricorda che conosceva Esposito da trent’anni e Sartore dal 1999, quando era a Chioggia. «In più occasioni dal 2015 mi ha chiesto di interceder­e presso Esposito per alcuni suoi clienti - ha spiegato Borrelli - per abbattere i rilievi contestati». D’altra parte Esposito con lui era stato chiaro: «Mi aveva detto che se ci fossero state delle occasioni di guadagno ulteriore “rispetto al nostro stipendio”, lui sarebbe stato disponibil­e». Il terzetto aveva stretto un accordo anche per «L’Acquachiar­a Srl» di Chioggia, progettand­o di spartirsi in tre la somma di 50 mila euro, ma poi Sartore si sarebbe rivolto ad altri funzionari. Il passaggio di denaro (140 mila euro secondo la procura) ci fu invece da Aldo Bison, imprendito­re di Jesolo. «Mi accordai con lui per far abbattere gli importi contestati in sede di accertamen­to, a fronte di una correspons­ione della somma di 300 mila euro - ha detto - le consegne indicate nell’ordinanza sono vere».

L’ex dirigente ha poi raccontato come venne contattato nel 2015 da Albino Zatachetto, manager di Cattolica Assicurazi­oni. «Mi parlò di una verifica fiscale, chiedendom­i un aiuto e dicendomi che in cambio avrebbe assunto una mia cara amica». Borrelli ha raccontato di essersi rivolto al funzionari­o Christian David, dirigente del settore verifiche della sede veneziana, e venne organizzat­o un pranzo con Zatachetto e l’altro dirigente di Cattolica Giuseppe Milone. Questi chiesero a David «un atteggiame­nto benevolo» e che «il presidente non fosse attinto da denunce penali».

«Il David si mostrò disponibil­e», ha raccontato Borrelli. Poi però l’accordo saltò, perché l’assunzione non ci fu.

Questo filone è stato ritenuto sussistent­e dal tribunale del riesame martedì. I giudici avevano invece cancellato la successiva ipotesi di corruzione da Cattolica nei confronti di David, del finanziere Vincenzo Corrado e del giudice tributario Cesare Rindone, così come quella su Corrado, sul collega finanziere Massimo Nicchiniel­lo e sull’imprendito­re Pietro Schneider: sia Rindone che Schneider, che avevano ritirato il ricorso al riesame, sono stati liberati ieri. Ai domiciliar­i, oltre a Borrelli, anche gli imprendito­ri rei confessi Paolo Maria Baggio e Paolo Tagnin.

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