Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Chisso ai giudici: «Mai preso soldi»
L’ex assessore Renato Chisso sul fronte penale ha patteggiato 2 anni e mezzo. Ieri l’ arringa per negare le accuse dell’inchiesta Mose in Corte dei Conti.
Sul fronte penale ha patteggiato 2 anni e mezzo, anche se il suo legale Antonio Forza ha ribadito che l’ha fatto solo per motivi di salute dopo 4 mesi in cella. Per questo l’avvocato di Renato Chisso ha fatto la sua arringa per negare le accuse dell’inchiesta Mose ieri mattina in Corte dei Conti, nel processo in cui il pm Maria Paola Daino contesta un maxidanno erariale da 5,7 milioni di euro: 4,8 per il danno d’immagine (cioè i 2,4 che avrebbe ricevuto come tangenti, moltiplicate per due) e 922 mila euro per il danno da disservizio, per aver cioè subordinato la sua funzione di assessore regionale agli interessi privati. Ieri Forza ha però contestato tutte le accuse: dai 250 mila euro ricevuti come «stipendio» annuo dal Consorzio Venezia Nuova (frutto, a suo dire, di «dichiarazioni fumose» dell’ex presidente Giovanni Mazzacurati) alla dazione da 160 mila euro in Regione il 7 febbraio 2013, portati dal segretario Cvn Federico Sutto. «Sutto era un suo amico e si vedevano spesso - ha detto Forza quei soldi li portò a Mazzacurati». C’è infine l’ipotesi delle quote di Adria Infrastrutture, detenute da Claudia Minutillo (uno dei grandi accusatori) per conto di Chisso e poi vendute a quasi due milione. «Quei soldi Chisso non li ha mai ricevuti - ha concluso Forza - perché non sono stati presi a Minutillo?». La procura guidata da Paolo Evangelista ha poi sequestrato 400 mila euro a Giovanni Artico, ex dirigente regionale, accusato di essere stato a libro paga di Mantovani. Artico era stato assolto in penale, ma la Corte lo ha messo nel mirino con indagini proprie. (a. zo.)