Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
LE CATEGORIE: «ORA GARANZIE SUL CREDITO»
Barrese vede artigiani-commercianti e Confindustria. Bonomo: «Non ci saranno soluzioni sommarie»
Ex popolari in Intesa, le categorie chiedono garanzie sul credito. Da un lato i nodi dei crediti in bonis, tra i rischi del taglio affidamenti indotti dalla concentrazione addirittura tra tre banche. Dall’altro le questioni legate al vasto mondo dei crediti deteriorati.
VENEZIA Ex popolari in Intesa Sanpaolo, le categorie chiedono garanzie sul credito. Da un lato i nodi dei crediti in bonis, tra il rischio tagli affidamenti indotti dalla concentrazione tra tre banche. Dall’altro le questioni legate alla vasta platea dei crediti deteriorati, a partire dai 4 miliardi di crediti che Intesa giudica ad alto rischio. L’effetto, tirandoci una riga sopra, sarebbe di un pesante credit-crunch. A due settimane dall’ingresso in Popolare di Vicenza e Veneto Banca, le categorie alzano la voce sul fronte del credito. Fatto che ha condotto al vertice di ieri a Mestre, in Confartigianato Veneto. Da un lato del tavolo i plenipotenziari dell’operazione Intesa in Veneto, il responsabile della Banca dei territori, Stefano Barrese, affiancato da Gabriele Piccini, responsabile delle reti ex Bpvi e Veneto Banca, e da Renzo Simonato, al comando dell’area Nordest di Intesa. Dall’altro lato il presidente regionale di Confartigianato, Agostino Bonomo, con il direttore di Cna Veneto, Mario Borin, e i rappresentanti di Confcommercio e Coldiretti, Confidi compresi. Prima tappa di un confronto proseguito a pranzo con Confindustria, stavolta con i presidenti di Treviso e Padova, Maria Cristina Simonato, Barrese e Piccini, a sinistra, nell’incontro con i rappresentanti di artigiani, commercianti e Coldiretti, guidati da Agostino Bonomo Piovesana e Massimo Finco, che ha doppiato l’incontro, la scorsa settimana, con il leader di Vicenza, Luciano Vescovi.
«Da Intesa sono venute rassicurazioni su due fronti - afferma Bonomo -. Che non ci saranno problemi sulle sovrapposizioni dei crediti in bonis, con i 5 miliardi di euro in più già messi a disposizione del territorio. E sul fronte del variegato mondo dei crediti deteriorati sono arrivate garanzie che non ci saranno operazioni di massa standardizzate, ma si procederà ad un’analisi posizione per posizione, chiudendo in tempi molto stretti le analisi incrociate con le gestioni delle due liquidazioni guidate da Fabrizio Viola. In parallelo al lavoro di garanzia dei Confidi su molte posizioni, pensiamo di poter recuperare una buona percentuale».
Soluzioni da spingere anche con un tavolo tecnico. E da controverificare sul fronte delle gestioni liquidatorie con un faccia a faccia il 20 luglio con il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta. La sopravvivenza delle aziende in difficoltà molto dipende dal modo di procedere nel recupero dei crediti. E si dovrà vedere come procederà il percorso di affidamento alla Sga dell’ex Banco Napoli, di cui giusto ieri il ministero dell’Economia ha rinnovato i vertici, nominando presidente Alessandro Rivera, il dirigente della direzione sistema bancario del ministero che ha trattato con l’Europa il caso delle due banche venete, e amministratore delegato l’ex manager Unicredit, Marina Natale.
Così mentre sul fronte sindacale banca e sindacati hanno chiuso ieri la parte preliminare, e già si conferma per la fine della prossima settimana la possibile firma sull’accordo sui 1.050 esuberi delle venete, la linea delle categorie sul credito è realista. «Abbiamo di fronte una banca che guarda al credito con metri più restrittivi di quelli delle ex banche venete. Meglio così, d’altra parte, se i metri precedenti ci hanno condotti al disastro - sostiene Bonomo -. Non salveremo tutto. Ma il dialogo è apertissimo, dopo aver scongiurato l’effetto tsunami che si sarebbe aperto due settimane fa, senza l’intervento di Intesa». Il giudizio di fondo positivo sull’operazione Intesa è confermato. L’immediato salto logico che ne deriva è la richiesta di convertire il decreto in legge, a partire da lunedì alla Camera. I mal di pancia non mancano, i rischi non sono del tutto disinnescati. «Il decreto banche dal mio punto di vista è invotabile per i danni che conferma ai piccoli risparmiatori - ha confermato ieri il governatore della Puglia, Michele Emiliano, espressione dell’ala critica del Pd -. E nel partito non si può fischiettare come se non si fosse della partita». Per parte sua Arsenale 2022, il pensatoio delle categorie e dei sindacati, ha lanciato un appello ai parlamentari veneti, ««affinché il decreto venga approvato nei termini previsti». La preoccupazione sulla tenuta dell’occupazione in banca e della continuità del credito restano prevalenti, per Arsenale 2022, «pur consapevoli di alcuni aspetti problematici relativi al contenzioso, laddove fondato».
Tema più che fondato, visto che il decreto che impone la liquidazione, se salva dipendenti, clienti e obbligazionisti subordinati retail, altrettanto non fa con i vecchi soci azzerati, a cui impedisce ora le cause. Situazione sempre più stridente, mano a mano che si allunga la lista delle decisioni contrarie alle due ex popolari sul tema delle azioni vendute, e poi non rivendute, nei modi più scorretti.
Sono di ieri le decisioni dell’Arbitro finanziario Consob che condannano Veneto Banca a rifondere a due soci, Daniele Bertin e Pasquale Falbo, 15 mila euro e 5.880, su investimenti in azioni da 25 mila e 7.900 euro. Decisioni a questo punto totalmente inservibili, all’indomani della liquidazione della banca. «Due condanne integrali. Non serve alcuna commissione che stabilisca chi è stato truffato o no. Sono le relazioni di Consob, Bankitalia e Bce che affermano che la truffa è stata perpetrata in modo scientifico e massivo», dice l’avvocato Matteo Moschini, difensore dei due. Che chiede a questo punto almeno che nella conversione del decreto legge si stabilisca che la liquidazione coatta riconosca come creditori privilegiati chi abbia ottenuto una sentenza definitiva o decisioni favorevole dell’Arbitro, stabilendo che i liquidatori «apposteranno un fondo azionisti truffati, garantito dallo Stato».