Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Salgareda e il mondo Un premio ricorda Parise e i reportage

- di Paolo Coltro

Macché la Vicenza d’antan, o la Roma di via Veneto, o Saigon o via Solferino a Milano: è Salgareda il luogo di Goffredo Parise, gli sguardi ultimi coscienti dolenti fuori di se stesso e dentro di sé. Salgareda della casetta rossa, della presenza di Giosetta, del cane Petote che scodinzola senza sapere dei reni a ramengo, dei salici e dei morari fuori della finestra, del fruscio percettibi­le del Piave, del mormorare dei ricordi. Parise è in quelle stanze di campagna percorse da rumori naturali, quindi di silenzi animati, così come si animano le sue pagine pensate, quelle de L’eleganza è frigida, o la voce «Sesso» dei Sillabari. Dodici anni vissuti lì, quando non viaggiava. Goffredo il celebre, Goffredo lo scontroso, Goffredo il controcorr­ente geniale si scioglie nella solitudine che lo salva dal mondo brulicante di presenze, di cui si è stancato. A Salgareda c’è la tranquilli­tà dell’ego, un ego intellettu­almente fortissimo, fisicament­e malconcio: è la giusta mistura per tornare uomo più simile agli altri, cosa difficile per Parise. La scelta di quell’angolo di verde e vento e silenzio è una retraite dallo snobismo esibito, un romitorio consapevol­e. Ma Parise non rinunciava al mondo. Pensava piuttosto: che il mondo rinunci a me. Salgareda è la sua tomba spirituale, le ceneri sono un po’ più in là, a Ponte di Piave, ma alla casetta rossa aleggia lo spirito che diventava, da vivo, saluto ai compaesani, figura viandante, foresto acquisito. E Salgareda, il Comune, vuole ricordare questo marziano atterrato da altri pianeti (la letteratur­a, il giornalism­o, il cinema) in un angolo tra le cavezzagne, tra rive d’erba e piante, in una terra di mezzo qual è la grava del Piave, in un punto che chiamano «el gonfo», perché il fiume curva e sembra formare un golfo. Salgareda gli dedica un premio che sfugge, per la grandezza del personaggi­o, all’inflazione e alla pletora dei riconoscim­enti dedicati ormai a chicchessi­a. Non ci ha pensato Vicenza, la patria; e nemmeno Milano, la bottega; e nemmeno Roma, il palcosceni­co. Ci ha pensato quel paesino sperduto di cui Parise s’è innamorato perché sperduto e antitetico al suo mondo vissuto fino ad allora. Il premio è per il reportage, quella forma di racconto in cui Parise ha fuso lo scrittore con il giornalist­a, andando sotto la pelle di situazioni, eventi, luoghi. «Racconti leggeri come uccelli» era il titolo del Corriere per ricordare Goffredo il giorno della sua morte, il 31 agosto 1986. Dalla Cina, dal Biafra, dal Laos, a Parigi, a New York, nel Cile del popolo dopo il colpo di stato di Pinochet: la scrittura disincanta­ta e profonda di Parise ha affascinat­o come forse oggi non si può più. Altre velocità, altri mezzi, ma il reportage resta approfondi­mento, descrizion­e, analisi. Ci credono gli organizzat­ori, stimolati da un’idea di Antonio Barzaghi: assieme al Comune di Salgareda, la Regione Veneto e Confcommer­cio Treviso. Tre le sezioni previste: reportages televisivi, reportages su carta stampata, servizi tv o su quotidiani o periodici che riguardino il Veneto (storia, arte, attività produttive). Sono accettati lavori trasmessi o pubblicati dal gennaio 2016 al 30 maggio 2017, il termine ultimo di consegna è il 15 luglio prossimo. Vanno spediti alla segreteria del premio: Comune di Salgareda, via Roma 11, email segreteria@comune.salgareda.tv.i t. La giuria è prestigios­a: presieduta da Cesare De Michelis, comprende Paolo Mieli, Corrado Augias, Riccardo Jacona, Franco Iseppi. Sono già arrivati una ventina di lavori, tutte le opere verranno spedite ai singoli giurati che si riuniranno il 30 settembre alla casetta rossa per decidere. Ai vincitori delle tre sezioni cinquemila euro ciascuno. Cerimonia di premiazion­e al teatro Comunale di Treviso il 21 ottobre.

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