Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Aumentano anche i contratti stagionali Ma gli albergatori: non si trova personale
VENEZIA Buone indicazioni, e riscontro nei numeri, per il turismo da spiaggia. Buone anche le indicazioni che vengono dalla montagna, per quanto in attesa di quantificazione. Alla buona estate del sistema ricettivo-turistico veneto fa da specchio il dato dei contratti di lavoro di settore. I rapporti a tempo determinato di carattere stagionale nei servizi turistici, dato elaborato da Veneto Lavoro, l’agenzia regionale che supporta le politiche per l’impiego, nel primo trimestre dell’anno sono aumentati del 7,3 per cento (quelli non stagionali, stesso periodo, sono saliti di 16,5 punti percentuali). La Cgia di Mestre, il centro studi degli artigiani, consegna all’analisi anche il valore assoluto: le assunzioni stagionali in Veneto, da gennaio ad aprile, sono 27.317. Rispetto al 2016 l’incremento sfiora le 5mila unità, per una crescita percentuale del 22,2 (è la somma dei contratti a tempo determinato, stagionali e non: Veneto Lavoro quota a 22,5 l’incremento percentuale, confermando il dato).
Tutto bene, allora? Forse no. «Poche chiacchiere. Il tema di fondo è che personale non ce n’è, non ce n’è di disponibile», lancia dritto al petto Marco Michielli. È il tema della formazione e della qualità del lavoro, su cui il presidente regionale di Federalberghi ha deciso di tornare: «Sul mercato c’è gente che non ha alba. Entro tre giorni li mandano via o se ne vanno da soli. Molti non superano il periodo di prova (14 giorni, ndr). Ho aperto e chiuso sette contratti in stagione (Michielli è titolare di hotel, ndr). La scorsa settimana, con albergo pieno e due cameriere, ne ho aggiunta una terza che sapevo essere inadeguata, ma come imprenditore devo far vedere che proteggo il mio personale». Il discorso si amplia a propensione e scelte di chi cerca lavoro, specie giovani: «In un Paese dove il 43 per cento dei giovani è disoccupato e il dato assoluto della disoccupazione è 12 per cento, non si trova personale stagionale per gli alberghi. Certo, liberi tutti di non venire da noi, ma il Paese deve interrogarsi su questo. Va fatto uno studio, che analizzi i punti critici del sistema e cerchi soluzioni e dev’essere del pubblico, non di privati o categorie». Michielli pone poi il tema della preferenza dei giovani per l’estero, che, lo ammette lui per primo, permette di conoscere nuove lingue e spesso paga di più. Su questo secondo aspetto, l’albergatore sottolinea il peso dell’indennità da disoccupazione: il Naspi, modificato nel 2015: «Prima, se disoccupato, con quattro mesi lavorati in stagione altri quattro erano pagati; con sei mesi, altri sei erano pagati. Ora chi ne fa quattro ne prende altri due, tre a chi fa sei». Così la stagione si accorcia: «Garantiamo quattro mesi e i migliori scappano a Londra. Ma c’è anche da dire dell’immagine per cui lavorare negli alberghi pare degradante, mentre fare il cameriere a Londra e Berlino non è male. Un Paese che pensa così è un Paese di imbecilli».
Giriamo il filo a Elena Donazzan, delega regionale a Formazione e Lavoro. L’assessore non si nasconde, anzi: «Detto che all’estero si imparano lingue e, bene ripeterlo, si è pagati di più, il problema della qualità del lavoro c’è, ma non lo dico mica adesso. Da anni giro nelle scuole e dico agli studenti: “Guardate che lavorerete di domenica. Non ha senso, se vi presentate con diploma alberghiero, dire al titolare che sabato e domenica non ci siete”. Ai ragazzi dico, bene l’estero, ma cercate la qualità del lavoro. Quanto agli imprenditori turistici, spesso arrivano a parlare di questi problemi a stagione avviata. Il problema dell’incrocio tra domanda e offerta di lavoro esiste e va affrontato, ma a tempo debito. Un anno fa, per un mio bando su turismo e formazione, ho fatto fatica a trovare le aziende che sfruttassero lo stanziamento. Il settore turistico è il principale per la nostra economia, ma a volte è inerte».
A Donazzan anche la risposta al problema voucher. Averli levati ha irrigidito la contrattazione nel settore: da qui, in parte, anche l’incremento di contratti a termine. È la tesi di Alessandro Rizzante: «L’assenza di voucher ha bloccato le aperture anticipate, che sono quelle che ti fanno recuperare fatturato. Prima, con tempo incerto, potevi prendere il portiere di notte, quello di giorno, cameriera e cuoco e vedere come andava. Senza voucher non puoi più rischiare», dice il presidente degli albergatori di Jesolo. «L’ho sempre detto – riflette l’assessore veneto -. I voucher andavano modulati per settore e tipologie di persone. Bene per lavori a spot, per i giovani e per retribuire impieghi a sostegno di adulti disoccupati. Non puoi, però, neppure pensare di retribuire un’intera stagione a voucher, per il discorso della dignità». Su questo, forse, dovrebbe interrogarsi anche Cgil.
M. Michielli Sul mercato c’è gente che non ha alba, non vanno oltre i tre giorni E.Donazzan Ai ragazzi dico: bene l’estero, ma cercate la qualità del lavoro