Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Nessun esercizio abusivo della professione di fisioterapista: Pajola ancora assolto dal giudice
SILEA Roberto Pajola ha eseguito manovre da chinesiologo e non da fisioterapista. Per questo è stato assolto dall’accusa di esercizio abusivo della professione, per la quale era finito nuovamente alla sbarra, difeso dall’avvocato Pietro Barolo. Ma non da quella di lesioni colpose, per le quali il giudice ha disposto una perizia al fine di accertare se quelle manovre, seppur lecite, possano avere avuto un ruolo nella dissezione dell’arteria subita da un suo paziente.
È l’esito del processo che vedeva alla sbarra il 61enne Pajola , noto per essere stato allontanato, nel 2001, dall’ospedale di Treviso dopo una carriera brillante - 18 anni tra sala e reparto, 12 come ortopedico dei campioni della Benetton Basket e di Paul Cayard nella Vuitton Cup -, finita perché si era scoperto che non era laureato in medicina. Pajola si è rifatto una vita e diplomato in chinesiologia, con studio a Silea, ma quel passato lo tormenta. Già due volte infatti è finito a processo e, per la seconda volta, ieri il giudice lo ha assolto perché il fatto non sussiste.
A denunciarlo era stato un 27enne che si era rivolto a lui per curare i dolori di uno strappo muscolare rimediato durante una partita di pallavolo. Secondo il giovane, le terapie di Pajola avrebbero causato l’infarto cerebellare (alle arterie del cervelletto) che lo aveva colpito poco dopo. In dibattimento però, il 61enne è ha dimostrato di avere eseguito solo terapie chinesiologiche e non fisioterapiche. Resta in piedi l’accusa di lesioni colpose, per le quali il giudice ha disposto una perizia.
«Siamo sicuri che i periti chiariranno – spiega Barolo -, che quelle manovre non possono avere avuto alcun ruolo nella dissezione dell’arteria della parte offesa». (m.cit.)