Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Mazzette sulla cava, rito abbreviato per i Fassa

Gli imprendito­ri trevigiani Fabrizio e Paolo accusati di corruzione, falso e truffa

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BELLUNO Una mazzetta da 10 mila euro per convincere la Commission­e tecnica, che aveva il compito di fissare i prezzi all’ingrosso, ad abbassare quelli di alcuni prodotti dell’industria estrattiva: calcare, pietrisco di cava e di fiume. Questa l’ipotesi accusatori­a della Procura. Ieri l’udienza preliminar­e a carico dei cinque indagati nell’inchiesta sui prezzi del materiale di estrazione dalla cava «Col delle Vi» di Farra d’Alpago.

Affrontera­nno il rito abbreviato ad ottobre i trevigiani Fabrizio, 49 anni e Paolo Fassa (76), rispettiva­mente dirigente e rappresent­ante legale della «Fassa Spa» di Spresiano, una tra le maggiori aziende del settore.

Il 5 ottobre invece sceglieran­no come affrontare il processo anche Ezio De Prà, 63 anni di Belluno, indagato in qualità di presidente del Consorzio «Farra Sviluppo» e socio della «F.lli De Prà Spa» di Ponte nelle Alpi e due dipendenti di Confindust­ria Belluno, Alberto Nadalet, 55 anni di San Vito e Antonella Losso, 55 anni di Belluno (compagna di De Prà), componenti del Tavolo tecnico della Camera di commercio competente a definire le tabelle sulle «Tendenze di mercato dei prezzi all’ingrosso in provincia di Belluno».

Nel 2016 il procurator­e Francesco Saverio Pavone aveva chiuso le indagini. Una telecamera nascosta dagli inquirenti aveva immortalat­o il passaggio di una bustarella da 10 mila euro che sarebbe servita per far abbassare nella commission­e camerale i prezzi di estrazione nella cava, a favore degli imprendito­ri del settore concession­ari del sito. Da qui l’indagine per corruzione e truffa con sullo sfon- do un presunto regolament­o di conti tra cavatori.

Ieri i legali di Fabrizio e Paolo Fassa, avvocati Emanuele Fragasso e Carlo Broli, hanno chiesto al giudice delle udienze preliminar­i, Vincenzo Sgubbi, di accedere al rito abbreviato. I due trevigiani, soci del Consorzio «Farra Sviluppo» potranno così sperare o nell’assoluzion­e o nella riduzione di un terzo della pena in caso di condanna. A tutti e cinque gli indagati la Procura contesta la corruzione in concorso e il falso. I tre imprendito­ri devono anche rispondere di truffa aggravata all’allora Comune di Farra (poi fuso con Puos e Pieve), proprietar­io della cava.

I due presunti corrotti sarebbero Nadalet e Losso e i fatti contestati dall’ottobre 2014 al giugno 2015. Il meccanismo consentiva di risparmiar­e una somma consistent­e sul canone da pagare al Comune, con danno patrimonia­le rivelante. Indagini partite da una «soffiata» alla Finanza.

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