Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Arrivano i «PrestO» Imprese e turismo «Inapplicabili»
Acquistabili da domani sul sito Inps e alle Poste. Dai commercianti al mondo del turismo, coro di critiche
VENEZIA Da domani arrivano i nuovi voucher. I «PrestO», con la «o» maiuscola di «Prestazione Occasionale», entrano in vigore in queste ore ma non convincono i sindacati, («alimentano il precariato e il lavoro nero»), nè gli albergatori («inutili e gravati da una burocrazia farraginosa»), e nemmeno i commercianti («non rispondono alle nostre esigenze»). I «PrestO» possono essere utilizzati con due modalità: il «libretto famiglia», per i lavoretti domestici, e il «contratto occasionale», per le imprese sotto i cinque lavoratori dipendenti a tempo indeterminato. Le reazioni delle categorie venete.
VENEZIA Tutti contro i nuovi voucher. I «PrestO», con la «o» maiuscola di «Prestazione Occasionale», entrano in vigore domani ma non convincono i sindacati, («alimentano il precariato e il lavoro nero»), nè gli albergatori («inutili e gravati da una burocrazia farraginosa»), e nemmeno i commercianti («non rispondono alle nostre esigenze»). Ma perché? Vediamo come funzionano. Possono essere utilizzati con due modalità: il «libretto famiglia» per i lavoretti domestici e il «contratto occasionale» con imprese sotto i cinque lavoratori dipendenti.
Il primo è un libretto nominativo, da acquistare sulla piattaforma informatica Inps o negli uffici postali e prefinanziato con titoli di pagamento da 10 euro (più 1,65 di contributi, 0,25 di assicurazione infortuni e 0,10 euro per oneri di gestione a carico del datore di lavoro). Serve a pagare piccoli lavori di giardinaggio, pulizia (le colf) o manutenzione anche condominiali, l’assistenza domiciliare a bambini (il baby sitting), ad anziani, malati o disabili (le badanti), le ripetizioni agli studenti. Il pagamento arriva il 15 del mese successivo all’«assunzione» dall’Inps al lavoratore, che ha diritto a pause, riposo giornaliero e settimanale. Non possono essere acquisite prestazioni occasionali da soggetti con i quali il datore ha, o ha avuto da meno di sei mesi, un rapporto di lavoro subordinato o di collaborazione coordinata e continuativa.
Al «contratto di prestazione occasionale» possono invece ricorrere imprese fino a 5 dipendenti, escluse quelle agricole, edili o coinvolte nell’esecuzione di appalti di opere o servizi. Il compenso orario minimo è di 9 euro, più i contributi a carico del datore pari al 33% del compenso e il premio assicurativo contro gli infortuni. Le prestazioni non devono superare le 4 ore continuative e lo stipendio non può essere inferiore a 36 euro. Anche in questo caso il«PrestO» non è consentito se il lavoratore nei sei mesi precedenti abbia avuto nella stessa ditta un contratto subordinato o di collaborazione. E poi ci sono i «tetti», altro motivo di contestazione da parte degli operatori del turismo e del commercio, i due settori più interessati (nel 2016 i vecchi voucher spesi in Veneto furono 210mila, oltre il 50% dei quali nel turismo). Le prestazioni di lavoro occasionale non possono superare i 5mila euro per ogni lavoratore e a ciascun datore (prima erano 7mila), con un ulteriore limite di 2500 euro l’anno per quelle rese a un singolo soggetto. Vietato inoltre sforare le 280 ore annue, sennò il lavoratore dev’essere assunto a tempo indeterminato. Nel caso delle imprese, infine, la prestazione va comunicate almeno un’ora prima e se la stessa non avviene ci sono tre giorni di tempo per la revoca. Le violazioni saranno punite con multe da 500 a 2500 euro
C’è un lato positivo: la tracciabilità. Per utilizzare i «PrestO» lavoratori e datori devono iscriversi a una piattaforma sul sito dell’Inps (per il «libretto famiglia» si può fare anche ai patronati), che eroga i nuovi buoni. I pagamenti potranno arrivare anche col modello F24. «Una burocrazia troppo complessa — nota Massimo Zanon, presidente regionale di Confcommercio — se non la ridimensionano, i PrestO sono di difficile attuazione. E comunque non sono i voucher che volevamo, i lavoratori prendono poco e c’è una discriminazione dei datori: ne avrebbero bisogno sia gli Autogrill che i negozi con meno di 5 dipendenti». «L’impiego precario difficilmente è di qualità — ragiona Daniele Minotto, vicedirettore degli albergatori di Venezia — e gli hotel a 4 o 5 stelle non prendono personale non altamente specializzato». «Noi stagionali non abbiamo dipendenti fissi, sono rari, quindi avremmo preferito usare i vecchi buoni, magari corretti in tema di tracciabilità e aumentati di 1-2 euro — gli fa eco Sandro Rizzante, presidente degli albergatori di Jesolo —. I PrestO sono inutilizzabili».
E’ d’accordo Riccardo Ruggiero, presidente di Terme e Turismo Padova-Confindustria: «Sono talmente restrittivi che non dovrebbero chiamarsi voucher. Lo erano quelli di prima, che hanno fatto emergere il lavoro nero e permesso di fronteggiare i picchi occupazionali dell’alta stagione. Dei PrestO non ce ne facciamo niente, un hotel ha più di 5 dipendenti e il limite delle 280 ore è assurdo: un cameriere può servire solo a cinque matrimoni l’anno, per esempio». E i sindacati? «Siamo sempre stati contrari — dice Enrico Piron, segretario regionale della Camera di Commercio-Cgil — ci aspettavamo fossero riservati a pensionati, studenti, cassintegrati di lungo corso e soggetti che hanno esaurito gli ammortizzatori sociali. Così alimentano il precariato e il lavoro nero». Sulla stessa linea gli artigiani: «Noi li usiamo pochissimo, ma oggettivamente questi buoni non risolvono nessun problema — rileva Mario Borin, segretario regionale della Cna — troppo limitati, vanno rivisti». comando dell’impresa sui lavoratori attraverso la tecnologia ma per riqualificare il sistema produttivo della nostra regione, che ne ha molto bisogno». E poi c’è la distesa di ettari di Porto Marghera in cerca d’autore. «Regione, Comune, Governo dovrebbero evitare scelte speculative che aggravano la monocultura turistica di Venezia: non si cambi la destinazione d’uso industriale delle aree», è l’appello. Tesa anche la situazione alla Miteni di Trissino, nel Vicentino. «Siamo in stallo, la richiesta alla Regione di convocare la proprietà dalla Germania non ha avuto seguito: se la Regione non ci chiama, porteremo i lavoratori soto il palazzo», avverte Stefano Facin, segretario veneto dei chimici per la Cgil.
L’estate calda della lotta e quella del lavoro si incrociano. «Riscontiamo alcuni segnali di ripresa nell’agroalimentare e nella meccanica - osserva il segretario generale della Cisl Onofrio Rota - Si apre una stagione nuova per la contrattazione sulla produttività: il modello cui guardare è quello Luxottica sul welfare aziendale».