Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Per celebrare Tito Livio l’antico teatro romano riaffiora dopo 2mila anni

- di Alessandro Macciò

Sotto Prato della Valle duemila anni fa c’era uno dei teatri più grandi dell’impero. E quel che ne rimane sta affiorando lentamente a galla. In menoria di Tito Livio.

dove le guide prendono la parola sotto gli alberi e distribuis­cono questionar­i sulla percezione dell’archeologi­a. «Lavorare in acqua è complicato, il cantiere è un work in progress – premette Francesca Veronese dei Musei civici -. Quando sarà tutto prosciugat­o, le nuove tecnologie ci permettera­nno di ottenere una datazione più puntuale di Zairo, che potrebbe anche essere più antico di quello che crediamo». «Si parla molto di archeologi­a per tutti, ma spesso i cantieri sono transennat­i perché Padova è una città che vive – aggiunge Elena Pettenò della Soprintend­enza -. Con queste visite, vogliamo anche rendere giustizia a tutte le volte che non abbiamo potuto aprire i cantieri al pubblico per motivi di sicurezza». A questo punto si formano sei gruppi: quello guidato da Jacopo Bonetto, docente di Archeologi­a classica, si sposta sotto la statua del doge veneziano Francesco Morosini. Oltre le transenne spuntano le fondazioni di Zairo: «Il teatro ospitava commedie, tragedie, pantomime e assemblee - spiega Bonetto -. La struttura si estendeva sotto al Prato e le gradinate raggiungev­ano l’altezza massima vicino agli alberi».

Bonetto mostra la pianta del teatro realizzata nel 1775 da Angelo Ciotto: il centro dell’orchestra era oltre la canaletta, mentre nella muratura c’è un varco che consentiva agli spettatori di spostarsi per raggiunger­e le scale; i muri radiali sono ancora sommersi. Dopo l’anno Mille il teatro passa all’abbazia di Santa Giustina: «I monaci smontarono il teatro per vendere la pietra ai veneziani, che ne usarono una parte per costruire il ponte di Rialto – svela Bonetto -. I resti dello Zairo restano sepolti dai fanghi e verranno riscoperti solo grazie alle bonifiche di Memmo. Nelle prossime settimane cercheremo di captare altre fondazioni, anche con l’uso di droni e laser». Nella visita sono compresi anche dei visori a realtà aumentata, ma ieri non erano ancora pronti. Il cantiere resta aperto tutti i giorni e le visite guidate del sabato continuano fino al 5 agosto. Ma visto il successo di pubblico, potrebbe esserci una proroga.

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