Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Sono depresso troppi sciacalli sulla chimica»
VENEZIA «È un giorno brutto, mi sento depresso. Io al rilancio della chimica di base ci credevo, eravamo secondi nel mercato del consumo europeo di Pvc. Ma ci hanno creduto solo i poveri commissari».
L’avvocato Mauro Pizzigati è uno dei «poveri commissari» del fallimento di Vinyls. Negli ultimi tre anni più che del fallimento si è occupato del piano di smaltimento dell’ex fabbrica di PVC di Porto Marghera, i cui impianti, a pezzi, sono stati comprati dall’americana International Process Plants (IPP), specializzata nella compravendita di impianti industriali usati.
La demolizione controllata delle torri è l’ultimo capitolo, il più simbolico, di un piano durato tre anni, di smaltimento e messa in sicurezza di strutture e terreni, tra i più delicati visto che per decenni si è prodotto policloruro di vinile e cloruro di vinile monomero. Passati i giorni delle proteste, degli operai arrampicati sulle torri, dei rappresentanti degli enti locali arrampicati a turno con loro, su Vinyls si sono spenti i riflettori.
«Si sono riaccesi adesso, non può immaginare quante richieste mi stanno arrivando per venire a vedere le torri che vanno giù. Per dare un futuro a Vinyls è mancata una politica nazionale - dice il commissario Pizzigati - e poi ci si sono messi vari tentativi di sciacallaggio. Il Qatar, l’Oleificio San Marco, tutti soggetti arrivati a scopo diversivo ma con credenziali bancarie europee, interlocutori ministeriali. Penso che ci sia stato qualcosa sotto, che non é mai stato chiarito. L’Oleificio San Marco si è presentato, ha acquistato un terreno da ENI in cambio dell’impegno di tenere i dipendenti e dopo pochi mesi è fallito. Eppure voleva comprare Vinyls».
L’ultimo atto di questa «emergenza» sarà il pagamento parziale delle competenze ai dipendenti che hanno continuato a lavorare per la messa in sicurezza. «Poi quello di Vinyls tornerà ad essere un fallimento normale spiega Pizzigati - farò un bando di gara per le aree e i fabbricati degli ex uffici».
Sono nove ettari seppure divisi a macchia di leopardo, alcuni però con un waterfront che rende l’area più appetibile. «All’interno del piano di rilancio di Porto Marghera quest’area può avere una sua importanza - continua il commissario - l’unico nodo è la bonifica, che non possiamo fare noi non avendo fondi in cassa. I costi della bonifica saranno “scontati” dal prezzo di vendita, è quello che proporrò al giudice delegato. Ma se chi compra vuole fare industria, con le nuove norme deve realizzare “solo” una messa in sicurezza. Io ci spero».
Pizzigati C’era qualcosa di poco chiaro nei finti compratori