Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Profughi ad Aosta a loro insaputa Scoppia la protesta: «Deportati»
«Li dovevano spostare a 20 km dalla Serena». Ed è scontro fra Prefetture
TREVISO «Vittime di uno scambio» per la prefettura di Treviso. «Trattati come pacchi postali» per quella di Aosta e addirittura «deportati» per il consigliere comunale di sinistra Said Chaibi. Quindici migranti ospitati da oltre un anno alla caserma Serena di Dosson di Casier dopo essere saliti in un pullman con la promessa di essere spostati in una sede a venti chilometri da Treviso si sono trovati a Donnas, in Valle d’Aosta. A 420 chilometri di distanza da quella che nell’ultimo anno avevano imparato a chiamare «casa».
«Ci hanno trattato come pacchi. Avevano detto che il nuovo centro era a pochi chilometri da Treviso» hanno messo nero su bianco i migranti in una lettera consegnata al sindaco di Donnas Amedeo Follioley. Al loro arrivo in Valle d’Aosta non sono mancate proteste e tensioni. All’inizio si sono rifiutati di scendere, poi sono stati divisi. In sei sono rimasti nel Comune di destinazione gli altri sono stati portati in altre due strutture. Uno di loro ha anche dato in escandescenze costringendo la polizia di Aosta ad intervenire per riportare la calma dentro il centro Caritas dove era stato accolto. Nessuno si è fatto male ma l’episodio ha confermato quanto sia alta la tensione tra i migranti finiti nelle montagne valdostane.
Una vicenda che ha generato anche qualche attrito a livello istituzionale. La prefettura di Aosta ha inviato una formale lettera di rimostranza sia all’indirizzo di Piazza di Signori sia al ministero dell’Interno. «Anche io al loro posto mi sarei arrabbiato» si sarebbe lasciato sfuggire, stando ai media locali, un funzionario della prefettura locale. Secondo il quale Treviso avrebbe «dirottato» il pullman per il timore di proteste nel luogo di assegnazione, nelle vicinanze del capoluogo della Marca. Da Piazza dei Signori, invece, spiegano che l’ordine è arrivato direttamente dal Viminale. «Da poco abbiamo la disponibilità – spiegano fonti della Prefettura trevigiana - di una struttura adeguata ad accogliere le donne ed abbiamo fatto uno scambio, prendendo sei donne da Aosta e mandando quindici persone ospitate alla Serena». Di questo scambio i richiedenti asilo tuttavia non sarebbero stati avvertiti.
Di deportazione parla ora il consigliere comunale Said Chaibi: «Yaya e Lamin, che sono tra i fondatori del progetto “Talking Hands - Con le mani mi racconto”, mercoledì scorso, insieme ad altri 13, sono stati deportati, ad Aosta. Uso questo termine perché ritengo sia il più appropriato quando ti spostano forzosamente, senza che nessuno ti dica la vera destinazione, da una città dopo che hai vissuto circa 1 anno e mezzo della tua vita a cercare di inserirti, di costruire una rete sociale e di costruirti un futuro in una situazione complessivamente difficile». Per i migranti la possibilità di tornare a Treviso c’è: il costo? essere fuori dalla rete di accoglienza.