Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Minacce di morte ed estorsione con metodi mafiosi? Assolto calabrese residente a Motta

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MOTTA DI LIVENZA Nessuna estorsione con aggravante mafiosa ai danni di un imprendito­re padovano. Assolto in appello Michelange­lo Garruzzo, 57enne calabrese da tempo residente a Motta di Livenza. In primo grado Garruzzo e il presunto complice Gregorio Cacciola erano stati condannati a una pena di 3 anni e 1 mese di reclusione ciascuno, per estorsione con l’aggravante delle modalità mafiose. Venerdì l’udienza in corte d’appello a Venezia che ha visto assolto il 57enne, difeso dall’avvocato Giuseppe Muzzupappa.

Ridotta invece a un anno la pena di Cacciola, che ha ottenuto anche la derubricaz­ione del reato in esercizio arbitrario delle proprie ragioni.

I giudici del secondo grado hanno di fatto demolito il castello accusatori­o secondo il quale i due calabresi, sospettati di essere legati ai clan della ‘ndrangheta, avrebbero ripetutame­nte minacciato di morte un 60enne padovano, per riavere 15 mila euro pagati per la sua attività di consulenza nella ricerca di una pompa di benzina da gestire.

Ma i guai con la giustizia non sono finiti per il 57enne Garruzzo, che è infatti in carcere dal marzo scorso con l’accusa di associazio­ne a delinquere finalizzat­a alle truffe ai danni di imprese, ancora con l’aggravante delle modalità mafiose. E’ infatti finito nell’indagine «Nuova frontiera», coordinata dalla Procura distrettua­le Antimafia di Venezia, che lo ritiene uno dei capi dell’organizzaz­ione. (m.cit.)

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