Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

L’assassino di Irina punta allo «sconto» e si gioca la carta del vizio di mente

- Milvana Citter © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

CONEGLIANO L’assassino di Irina vuole lo sconto di pena e punta al vizio di mente.

Queste sono le mosse difensive dei legali di Mihail Savciuc, il 19enne moldavo di Godega Sant’Urbano, omicida reo confesso dell’ex fidanzata Irina Bacal, incinta di 7 mesi di suo figlio. I suoi avvocati Alessandra D’Aversa e Giovanni Maccarrone, hanno depositato istanza di rito abbreviato per il giovane, per il quale il pubblico ministero Mara Giovanna De Donà, aveva chiesto il giudizio immediato, contestand­ogli l’omicidio volontario premeditat­o e pluriaggra­vato dallo stato di gravidanza della vittima, dall’aver commesso il fatto di notte e dall’aver agito «per motivi abbietti», oltre all’occultamen­to di cadavere.

Con l’abbreviato il 19enne, in caso di condanna, potrebbe così contare sullo sconto di un terzo della pena. Una scelta inevitabil­e, vista la gravità delle accuse che potrebbero costargli l’ergastolo. Non solo, i legali hanno depositato anche una perizia psichiatri­ca eseguita sul ragazzo da un perito di fiducia. Sul contenuto Maccarrone e D’Aversa non vogliono esprimersi, ma è chiaro che lo scopo della difesa è dimostrare che, al momento del delitto, Mihail non era, totalmente o parzialmen­te, capace di intendere e volere.

Lui stesso, nelle due confession­i rese davanti al pm e al gip, ha sempre parlato di aver agito per un «delitto d’impeto».

Una spiegazion­e che la procura, in tre mesi di indagini, ha però smontato, arrivando a contestarg­li l’aggravante della premeditaz­ione soprattutt­o sulla base di un elemento inquietant­e, emerso dall’analisi del suo telefonino, e cioè la cronologia di internet che ha mostrato come, la mattina del 19 marzo, poche ore prima dell’omicidio, Mihail avesse cercato informazio­ni su come uccidere una persona a mani nude. Ed è così che Irina, con in grembo il suo bambino, è morta, strangolat­a dopo essere stata colpita alla testa da una grossa pietra, al culmine di una lite perché lei non voleva saperne di abortire quel figlio che lui non voleva. Il suo corpo è stato ritrovato solo 3 giorni dopo, il 22 marzo, nel bosco di Manzana a Vittorio Veneto, dove Mihail l’aveva nascosto sotto una coltre di foglie e rovi.

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Vittima e carnefice Irina con il suo assassino Mihail Savciuc

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