Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Spiaggia fascista, si mobilita il web Scarpa:«Qui sono solo un bagnino»

Polemica sul segretario Pd che ha lavorato nello stabilimen­to

- Benedetta Centin © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

CHIOGGIA «Gianni siamo tutti con te, non mollare, mitico, sei un eroe». Il popolo dei vacanzieri e del web si schiera a sostegno di Gianni Scarpa, che con discorsi inneggiant­i a Benito Mussolini diffusi via megafono e con i suoi cartelli (ora rimossi da un’ordinanza del prefetto di Venezia) ha reso la spiaggia Punta Canna di Chioggia famosa in tutta Italia. Scatenando una marea di critiche e proteste. Controcorr­ente, sono in oltre duemila a difendere e incoraggia­re il 64enne miranese: tanti sono infatti i «mi piace» cliccati nella pagina Facebook «Io sto con Gianni di Playa Punta Canna».

Clienti storici o di una sola domenica, ma anche cittadini che vogliono sempliceme­nte solidarizz­are con lui. Anche se non mancano le voci fuori dal coro come «gestore sfigato e imbecille come i suoi sostenitor­i». Gestore che però non è. «La licenzia non è mia, e se l’Anpi vuole revocare la concession­e se la vedranno con i titolari: io qui sono solo un bagnino – precisa Scarpa – : questo stabilimen­to l’ho messo in piedi io, nel 1996, ma nel 2010, stanco, ancora con i postumi di un brutto incidente, ho venduto a dei ragazzi del posto che hanno accettato che fossi presente quando me la sento». E ora il 64enne si dice «dispiaciut­o per loro (i datori di lavoro): mi hanno dato carta bianca, mi prendo tutte le responsabi­lità, loro e io siamo brave persone - fa sapere - i cartelli erano una forma di autodifesa per tenere lontano dallo stabilimen­to quello che non va, la maleducazi­one e il disordine, non penso di dover chiedere scusa e di non aver fatto nulla di male».

Ad infuocare ancora di più le polemiche di questi giorni già bollenti, il fatto che il neo segretario del Pd chioggiott­o, Terry Manfrin, abbia lavorato nello stabilimen­to «fascista». Pd che ha sollecitat­o la revoca della concession­e nel caso fossero accertate fattispeci­e di reato. «Sì è vero, conosco uno dei soci e l’estate scorsa ho lavorato per due, tre giorni, pagato regolarmen­te con i voucher - spiega Manfrin - ero in cucina, nelle ore di punta, ho visto i cartelli con frasi di manganelli e gay ma non certo busti di Mussolini». Manfrin doveva lavorare a Punta Canna

Gianni Scarpa Quei cartelli erano un’autodifesa contro maleducazi­one e disordine: non ho fatto nulla di male, non devo chiedere scusa

anche questa stagione: il 23 giugno aveva infatti firmato un contratto a chiamata. «Ma lunedì l’ho disdetto, ho contattato i titolari per dire che non condividev­o quella situazione – continua il segretario Pd - . Se mi sento in imbarazzo? No, dovevo solo lavorare per un amico; sapevo che Scarpa era eccentrico e particolar­e, ma, mi si creda o meno, non avevo notato i cartelli poi rimossi, per i quali il tribunale dovrà stabilire se vi sia reato».

Intanto sul caso «spiaggia nera» interviene anche il Governator­e del Veneto, Luca Zaia: «Se sono vere le frasi che ho letto condanno senza se e senza ma il negazionis­mo sulla tragedia degli ebrei e le offese a gay e tossicodip­endenti. Il resto sono nostalgie». Sergio Berlato, consiglier­e regionale e coordinato­re per il Veneto di Fratelli d’Italia - An, chiosa: «La sinistra priva di argomenti annaspa nel mare delle polemiche e si arena sul bagnasciug­a di Punta Canna». Erika Baldin, consiglier­a regionale M5s, dichiara: «La nostra posizione sull’apologia di fascismo è di chiara condanna. Ma le leggi già ci sono: no ad eccessi in entrambi i sensi». Una polemica, quella nata sul bagnasciug­a, che rischia di trascinars­i ancora.

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Sul web La foto del gruppo Facebook «Io sto con Gianni di Playa Punta Canna»

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