Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Crac Bpvi, 500 mila pagine d’inchiesta
Nei faldoni dati, bilanci e interrogatori degli undici indagati, favori e reale consistenza dell’ex popolare L’inchiesta va verso lo spacchettamento, sarà divisa in diversi tronconi per evitare la prescrizione
VICENZA Mezzo milione di pagine. Sono quelle contenute nei faldoni che riuniscono le prove raccolte dai pubblici ministeri Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi che, coordinati dal procuratore capo Antonino Cappelleri, da due anni indagano sul crack della Banca Popolare di Vicenza.
Cinquecentomila fogli di dati, bilanci, verbali di interrogatorio (compreso quello «fiume» reso a marzo dall’ex presidente Gianni Zonin), resoconti delle ispezioni, che la procura di prepara a depositare in vista della chiusura dell’indagine.
Le «voci» che circolano insistentemente nel Palazzo di Giustizia danno per imminente la svolta, almeno per una prima parte dell’inchiesta. Questione di giorni, due settimane al massimo e poi si saprà chi sono, almeno secondo la magistratura, i responsabili del crollo che ha colpito migliaia di risparmiatori veneti.
La procura di Vicenza avrebbe deciso di «spacchettare» l’indagine in almeno un paio di tranche. Quella che si avvia alla chiusura sarebbe legata ai reati più datati (a partire dal 2012) e che vedono coinvolto, tra gli altri, proprio Gianni Zonin, accusato di aggiotaggio e ostacolo all’attività delle Autorità di vigilanza.
Resterebbero quindi esclusi, almeno in un primo tempo, i fatti più recenti oltre naturalmente al filone legato alla Consob e ai 106 milioni di euro che gli investigatori si preparavano a sequestrare e che è stato «congelato» in attesa che la Cassazione chiarisca (e lo farà probabilmente solo dopo l’autunno) se la competenza spetti a Vicenza oppure a Milano. Per concludere l’indagine su queste ulteriori tranche investigative i magistrati si prenderanno alcuni mesi.
Sono undici, complessivamente, gli iscritti nel registro degli indagati, dopo che nei mesi scorsi è stato aggiunto il nome dell’ex vicepresidente del Cda della banca (ed ex Ragioniere generale dello Stato) Andrea Monorchio, al quale pare siano contestate anche le «mendaci dichiarazioni» rese su documenti di investimento. A lui e a Gianni Zonin, si aggiungono i vecchi vertici dell’istituto vicentino, a cominciare dall’ex amministratore delegato Samuele Sorato, ma anche la stessa banca, alla quale viene imputata la responsabilità amministrativa di quanto avvenuto.
La chiusura dell’indagine consentirà finalmente di avere un quadro chiaro delle contestazioni. In quelle 500mila pagine raccolte dai magistrati è contenuta la storia recente della Popolare di Vicenza, i presunti favori concessi ad alcuni soci e le decisioni che avrebbero portato a nascondere (anche attraverso le cosiddette «operazioni baciate») il vero capitale dell’istituto. È da lì che gli avvocati dovranno partire per tentare di smontare l’accusa che siano stati Zonin e i suoi collaboratori a portare BpVi sull’orlo del baratro.