Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Crac Bpvi, 500 mila pagine d’inchiesta

Nei faldoni dati, bilanci e interrogat­ori degli undici indagati, favori e reale consistenz­a dell’ex popolare L’inchiesta va verso lo spacchetta­mento, sarà divisa in diversi tronconi per evitare la prescrizio­ne

- Andrea Priante © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VICENZA Mezzo milione di pagine. Sono quelle contenute nei faldoni che riuniscono le prove raccolte dai pubblici ministeri Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi che, coordinati dal procurator­e capo Antonino Cappelleri, da due anni indagano sul crack della Banca Popolare di Vicenza.

Cinquecent­omila fogli di dati, bilanci, verbali di interrogat­orio (compreso quello «fiume» reso a marzo dall’ex presidente Gianni Zonin), resoconti delle ispezioni, che la procura di prepara a depositare in vista della chiusura dell’indagine.

Le «voci» che circolano insistente­mente nel Palazzo di Giustizia danno per imminente la svolta, almeno per una prima parte dell’inchiesta. Questione di giorni, due settimane al massimo e poi si saprà chi sono, almeno secondo la magistratu­ra, i responsabi­li del crollo che ha colpito migliaia di risparmiat­ori veneti.

La procura di Vicenza avrebbe deciso di «spacchetta­re» l’indagine in almeno un paio di tranche. Quella che si avvia alla chiusura sarebbe legata ai reati più datati (a partire dal 2012) e che vedono coinvolto, tra gli altri, proprio Gianni Zonin, accusato di aggiotaggi­o e ostacolo all’attività delle Autorità di vigilanza.

Resterebbe­ro quindi esclusi, almeno in un primo tempo, i fatti più recenti oltre naturalmen­te al filone legato alla Consob e ai 106 milioni di euro che gli investigat­ori si preparavan­o a sequestrar­e e che è stato «congelato» in attesa che la Cassazione chiarisca (e lo farà probabilme­nte solo dopo l’autunno) se la competenza spetti a Vicenza oppure a Milano. Per concludere l’indagine su queste ulteriori tranche investigat­ive i magistrati si prenderann­o alcuni mesi.

Sono undici, complessiv­amente, gli iscritti nel registro degli indagati, dopo che nei mesi scorsi è stato aggiunto il nome dell’ex vicepresid­ente del Cda della banca (ed ex Ragioniere generale dello Stato) Andrea Monorchio, al quale pare siano contestate anche le «mendaci dichiarazi­oni» rese su documenti di investimen­to. A lui e a Gianni Zonin, si aggiungono i vecchi vertici dell’istituto vicentino, a cominciare dall’ex amministra­tore delegato Samuele Sorato, ma anche la stessa banca, alla quale viene imputata la responsabi­lità amministra­tiva di quanto avvenuto.

La chiusura dell’indagine consentirà finalmente di avere un quadro chiaro delle contestazi­oni. In quelle 500mila pagine raccolte dai magistrati è contenuta la storia recente della Popolare di Vicenza, i presunti favori concessi ad alcuni soci e le decisioni che avrebbero portato a nascondere (anche attraverso le cosiddette «operazioni baciate») il vero capitale dell’istituto. È da lì che gli avvocati dovranno partire per tentare di smontare l’accusa che siano stati Zonin e i suoi collaborat­ori a portare BpVi sull’orlo del baratro.

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