Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

LA SOCIETÀ E LE FASCE DEBOLI

- Di Gabriella Imperatori

Aicona dell’ultima copertina di un settimanal­e è stata scelta un’imprenditr­ice inserita, pochi anni or sono, nell’elenco degli over 50 più eleganti del mondo. In realtà l’immagine serviva a pubblicizz­are un servizio interno, titolato «Quando si smette di essere giovani». Ma la signora è ultranovan­tenne, altro che ultracinqu­antenne. Lo dice l’anagrafe (1921), e lo dice l’aspetto. E non a caso alla bisogna è stata scelta una donna. Gli uomini, spettegola­no i rumors, invecchian­o meglio, si permettono amanti giovani specie se hanno successo o ricchezza, come han provato e provano tuttora alcuni intellettu­ali neocompagn­i di donne di trenta-quarant’anni minori di loro (da Borges a Moravia a Zavoli, per far solo qualche nome). Poi, nel testo del servizio, l’ultimo o penultimo esempio è anche maschile, ovvio; ma l’età anagrafica è sempre più relativa, spesso inafferrab­ile, grazie a moda, cosmesi, progressi della medicina. Così la fascia adulta tende a dilatarsi ben oltre i fatidici 65 anni della pensione e dell’ingresso ufficiale nella terza età. Che magari introduce a una «nonnità» più che mai attiva, o a una pseudogiov­inezza «liquida» che permette - basta aver quattrini - palestre, viaggi, massaggi, regali ai più giovani e meno benestanti familiari che forse non godranno mai di una pensione e saranno poveri (almeno fino a conseguita eredità). Si constata ogni giorno come la vita si allunga, e anche in Veneto, che pur non raggiunge i primati della Sardegna, la marcia dei settantaot­tantenni s’ingrossa sempre più. continua a pagina

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