Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Dagli azionisti ai dipendenti, cosa succederà dopo l’approvazione del Salva banche
Il dado è (quasi) tratto, la fusione della parte buona delle ex popolari venete in Intesa SanPaolo sta per diventare legge, così come il conferimento delle passività nella Bad bank in mano al commissario. Cosa accadrà, una volta approvato il decreto, dal punto di vista della clientela e dei lavoratori delle evaporate Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza è un argomento abbastanza complesso che occorre, perciò, semplificare con il beneficio dell’approssimazione.
Azionisti
E’ il capitolo più lacerante perché contiene i drammi di chi, rigettando l’Offerta pubblica di transazione della scorsa primavera con la quale avrebbe potuto recuperare il 15% del valore perduto, ha visto svanire ogni propria sostanza affidata ai titoli delle ex popolari. Le azioni giudiziarie intraprese nei mesi scorsi hanno perso ogni significato con il default degli istituti e l’unica possibilità rimasta, a giudizio della maggioranza degli studi legali, è quella di chiedere di accedere alle passività affidate alla «Bad bank» Sga e puntare ad una quota di ristoro alla stessa stregua di creditori chirografari (non privilegiati) di una società fallita. Secondo altri esperti anche questa strada non è praticabile poiché gli azionisti sarebbero di fatto soci delle banche naufragate con il crac, e dunque tecnicamente dovuti a condividerne le sorti, ma la visione non trova corrispondenza, ad esempio, in recenti pronunciamenti dell’Arbitro per le controversie finanziarie (Acf) della Consob, al quale vari azionisti avevano fatto ricorso (benché, ormai, anche in questo caso inutilmente). La questione si fonda, con le sottigliezze del codice, sulla prevalenza o meno, all’atto di acquisto delle azioni, del diritto dell’intermediazione finanziaria sul diritto societario. Ma sono temi di raffinatezza bizantina da risolvere.
Obbligazionisti
Gli obbligazionisti subordinati retail, dice il decreto, possono essere ristorati per un ammontare complessivo del 100%, di cui l’80% da parte dello Stato ed il restante 20% su impegno di Intesa. Le obbligazioni senior, invece, non
vengono toccate dalla manovra.
Titolari di conti correnti
Con il passaggio delle due ex popolari venete a Intesa SanPaolo i correntisti intestatari prima di posizioni in Veneto Banca o Popolare di Vicenza di fatto non si accorgeranno di nulla. Semplicemente il loro rapporto continuerà senza interruzioni sotto le insegne di un altro gruppo bancario che dovrebbe recepire anche le condizioni contrattuali salvo proporre modifiche in un secondo momento. Non corre alcun rischio anche chi abbia somme depositate superiori ai 100 mila euro.
Mutui e finanziamenti
Anche in questo caso la continuità è di norma assicurata. Chi abbia chiesto un finanziamento per l’acquisto di una abitazione verserà la rata mensile a Intesa e con le stesse condizioni sottoscritte nel contratto assunto con una delle due ex popolari. Rimangono tuttavia da indagare le moltissime posizioni in cui, a fronte dell’erogazione di un mutuo, la banca originaria abbia di fatto costretto gli assegnatari ad acquistare azioni, provocando così il danno dovuto al loro azzeramento. Esistono studi legali impegnati nell’assistenza di azionisti che si ritengono truffati i quali hanno iniziato a consigliare di non saldare le prossime rate sostenendo una sorta di «legittimità» nel cominciare a trattenere ciò che la banca precedente ha sottratto vendendo azioni oggi senza valore. In questo modo, è il ragionamento, Intesa considererà deteriorati tali crediti cedendoli alla Liquidazione, ed il titolare, insinuandosi nel passivo, potrebbe avere maggiori possibilità di raggiungere con il Commissario una buona transazione. Fin qui la vicenda lato clientela.
Sportelli
Una volta conclusa l’operazione con le ex popolari il Gruppo Intesa dovrebbe procedere alla chiusura, in Italia, di circa 600 sportelli. Non sono note le ricadute in Veneto ma si ritiene che qui potrebbero essere circa 250 ed è lecito supporre che la maggior parte di essi coincida con le sedi delle ex popolari le quali, nella regione, esprimono una sovrapposizione delle reti che supera il 30%.
Dipendenti
Intesa impiega 9.960 addetti in Italia e 880 all’estero. Con l’acquisizione delle ex popolari ne vanno aggiunti 5.366 da Vicenza e 5.944 da Montebelluna. La somma finale va ridotta di circa 4 mila unità, su base Italia, 1.050 delle quali dal bacino delle ex venete. Si tratta di esuberi da gestire con uscite volontarie e con accompagnamento alla pensione, per un massimo di sette anni, attraverso il fondo di solidarietà. Gli accordi fra le organizzazioni sindacali e Intesa inizieranno dopo la presa visione del piano industriale, che sarà messo a punto alla conclusione di una Due Diligence sulle strutture acquisite. Fino a settembre, perciò, anche i dettagli sul fronte occupazionale non saranno precisati nel dettaglio.