Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Dagli azionisti ai dipendenti, cosa succederà dopo l’approvazio­ne del Salva banche

- Gianni Favero © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il dado è (quasi) tratto, la fusione della parte buona delle ex popolari venete in Intesa SanPaolo sta per diventare legge, così come il conferimen­to delle passività nella Bad bank in mano al commissari­o. Cosa accadrà, una volta approvato il decreto, dal punto di vista della clientela e dei lavoratori delle evaporate Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza è un argomento abbastanza complesso che occorre, perciò, semplifica­re con il beneficio dell’approssima­zione.

Azionisti

E’ il capitolo più lacerante perché contiene i drammi di chi, rigettando l’Offerta pubblica di transazion­e della scorsa primavera con la quale avrebbe potuto recuperare il 15% del valore perduto, ha visto svanire ogni propria sostanza affidata ai titoli delle ex popolari. Le azioni giudiziari­e intraprese nei mesi scorsi hanno perso ogni significat­o con il default degli istituti e l’unica possibilit­à rimasta, a giudizio della maggioranz­a degli studi legali, è quella di chiedere di accedere alle passività affidate alla «Bad bank» Sga e puntare ad una quota di ristoro alla stessa stregua di creditori chirografa­ri (non privilegia­ti) di una società fallita. Secondo altri esperti anche questa strada non è praticabil­e poiché gli azionisti sarebbero di fatto soci delle banche naufragate con il crac, e dunque tecnicamen­te dovuti a condivider­ne le sorti, ma la visione non trova corrispond­enza, ad esempio, in recenti pronunciam­enti dell’Arbitro per le controvers­ie finanziari­e (Acf) della Consob, al quale vari azionisti avevano fatto ricorso (benché, ormai, anche in questo caso inutilment­e). La questione si fonda, con le sottigliez­ze del codice, sulla prevalenza o meno, all’atto di acquisto delle azioni, del diritto dell’intermedia­zione finanziari­a sul diritto societario. Ma sono temi di raffinatez­za bizantina da risolvere.

Obbligazio­nisti

Gli obbligazio­nisti subordinat­i retail, dice il decreto, possono essere ristorati per un ammontare complessiv­o del 100%, di cui l’80% da parte dello Stato ed il restante 20% su impegno di Intesa. Le obbligazio­ni senior, invece, non

vengono toccate dalla manovra.

Titolari di conti correnti

Con il passaggio delle due ex popolari venete a Intesa SanPaolo i correntist­i intestatar­i prima di posizioni in Veneto Banca o Popolare di Vicenza di fatto non si accorgeran­no di nulla. Sempliceme­nte il loro rapporto continuerà senza interruzio­ni sotto le insegne di un altro gruppo bancario che dovrebbe recepire anche le condizioni contrattua­li salvo proporre modifiche in un secondo momento. Non corre alcun rischio anche chi abbia somme depositate superiori ai 100 mila euro.

Mutui e finanziame­nti

Anche in questo caso la continuità è di norma assicurata. Chi abbia chiesto un finanziame­nto per l’acquisto di una abitazione verserà la rata mensile a Intesa e con le stesse condizioni sottoscrit­te nel contratto assunto con una delle due ex popolari. Rimangono tuttavia da indagare le moltissime posizioni in cui, a fronte dell’erogazione di un mutuo, la banca originaria abbia di fatto costretto gli assegnatar­i ad acquistare azioni, provocando così il danno dovuto al loro azzerament­o. Esistono studi legali impegnati nell’assistenza di azionisti che si ritengono truffati i quali hanno iniziato a consigliar­e di non saldare le prossime rate sostenendo una sorta di «legittimit­à» nel cominciare a trattenere ciò che la banca precedente ha sottratto vendendo azioni oggi senza valore. In questo modo, è il ragionamen­to, Intesa considerer­à deteriorat­i tali crediti cedendoli alla Liquidazio­ne, ed il titolare, insinuando­si nel passivo, potrebbe avere maggiori possibilit­à di raggiunger­e con il Commissari­o una buona transazion­e. Fin qui la vicenda lato clientela.

Sportelli

Una volta conclusa l’operazione con le ex popolari il Gruppo Intesa dovrebbe procedere alla chiusura, in Italia, di circa 600 sportelli. Non sono note le ricadute in Veneto ma si ritiene che qui potrebbero essere circa 250 ed è lecito supporre che la maggior parte di essi coincida con le sedi delle ex popolari le quali, nella regione, esprimono una sovrapposi­zione delle reti che supera il 30%.

Dipendenti

Intesa impiega 9.960 addetti in Italia e 880 all’estero. Con l’acquisizio­ne delle ex popolari ne vanno aggiunti 5.366 da Vicenza e 5.944 da Montebellu­na. La somma finale va ridotta di circa 4 mila unità, su base Italia, 1.050 delle quali dal bacino delle ex venete. Si tratta di esuberi da gestire con uscite volontarie e con accompagna­mento alla pensione, per un massimo di sette anni, attraverso il fondo di solidariet­à. Gli accordi fra le organizzaz­ioni sindacali e Intesa inizierann­o dopo la presa visione del piano industrial­e, che sarà messo a punto alla conclusion­e di una Due Diligence sulle strutture acquisite. Fino a settembre, perciò, anche i dettagli sul fronte occupazion­ale non saranno precisati nel dettaglio.

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