Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
La separazione tra Venezia e Mestre ecco come si dividerebbero beni e servizi
Arriverebbero subito tre commissari. Il precedente del Cavallino: dopo 18 anni pendono ancora ricorsi
VENEZIA Chi decide quanti bus e tram arrivano a piazzale Roma ogni ora, chi parla con Save e Ferrovie per i treni ad alta velocità fino in aeroporto, che fine fa la sede del Casinò di Ca’ Noghera? E lo stadio nuovo sarà ancora opportuno farlo a Tessera? Lo scenario del day after dopo una eventuale vittoria dei sì al referendum sulla separazione tra Venezia e Mestre pone domande che in realtà sono quelle da porsi the day before, il giorno prima del voto. Che dovrebbero animare la campagna referendaria di favorevoli e contrari su benefici, opportunità e contrarietà della divisione. Però le schermaglie quotidiane tra unionisti e autonomisti sono più affini al tifo e l’unica è provare ad immaginare un fanta-scenario, guidati da due Ciceroni esperti del post-separazione: Claudio Orazio, primo sindaco del Comune di Cavallino istituito nel 1999 e Michele Mognato, più volte vicesindaco negli anni della battaglia legale tra le due amministrazioni. Erano e sono amici ma sulla questione se le sono date di santa ragione a colpi di ricorsi al Tar. Ora ci sono altri amministratori ma la battaglia per il patrimonio non è finita.
Prima dei due sindaci, prima dei due consigli comunali da 32 consiglieri ciascuno invece dell’unica assemblea di 46 eletti, in caso di vittoria di sì al referendum per la separazione arriveranno i commissari. Uno a Ca’ Farsetti, sede comunale di Venezia; uno al Municipio di via Palazzo a Mestre; forse anche uno a Ca’ Corner per la Città Metropolitana. Nel frattempo, la Regione deve emanare la legge che individua confini e patrimonio del nuovo Comune di Mestre e stabilire quale parte avrà di società, immobili, avanzi di bilancio, mutui e debiti. Col Cavallino, demandò alla Provincia la quantificazione. Oggi c’è la Città Metropolitana, che però è parte in causa perché è di diritto retta dal sindaco di Venezia. All’epoca Ca’ Corner fece una media tra popolazione ed estensione del territorio e decise che doveva avere il 6,82%. «Di tutto? Alt. Venezia disse: voi vi siete separati e a voi spetta solo quello che avete sul territorio», ricorda Orazio. Quindi, niente proprietà. E con le società non è andata meglio. «Save, autostrade, Actv, Casinò... Alla fine abbiamo avuto un 6,82% della società del Casinò che adesso è in passivo e di Abate Zanetti, che ha comprato Brugnaro», ride Orazio. «Difendevo gli interessi della mia città, anche se il mio amico Orazio non era contento», risponde Mognato.
Come sarebbe la ripartizione tra Venezia e Mestre? Esattamente al 50%. Venezia tra acqua e terre emerse ha il 68% dell’estensione territoriale (28.438 ettari) e il 32% della popolazione (84.103 residenti al 31 dicembre 2016) e Mestre il 32% del territorio (13.030 ettari) e il 68% della popolazione (179.249). Secondo il progetto di legge di divisione dei comitati referendari, resta a Venezia anche un pezzo della gronda di Campalto e Tessera, che darebbe al territorio di Venezia non solo l’aeroporto ma anche quello zero virgola in più sul 50% della divisione dei beni. «Vista l’esperienza, mi sento di dare due consigli - propone l’ex sindaco di Cavallino - Una alla Regione: dovrebbe scrivere criteri precisi sulla successione, senza lasciare aperta la questione. L’altra alle due città: studiando le sentenze del Consiglio di Stato sul nostro caso, si può effettuare una simulazione di ciò che spetta a ciascuna. Così si capisce se è Venezia che deve dare a Mestre o viceversa». E, quindi, chi soccomberà.
Dopo la fase commissariale, saranno indette nuove elezioni. Due sindaci, due giunte da 10 assessori ciascuna (oggi sono 11 in tutto), due consigli comunali, due segretari generali, due comandanti della Municipale: nonostante il raddoppio di tutto, i comitati autonomisti prevedono un risparmio annuo per i due Comuni di 119mila euro dovuto essenzialmente ai gettoni di presenza dei consiglieri delle Municipalità, che sarebbero abolite.
«Sono sempre stato contrario alla separazione, se stavolta vincerà si aprà un contenzioso che durerà anni e non so chi sarà in grado di gestirla- prevede Mognato - Una Città Metropolitana inesistente? Una Regione che vuole il capoluogo debole? Ci guadagneranno gli avvocati. Per carità, non sarà la fine del mondo e tutto si supera ma non vincerà nessuno perché si creeranno due debolezze: non è che il problema del turismo, delle manutenzioni, del lavoro, si superino con due Comuni». «Io ero unionista ma a Cavallino nessuno tornerebbe indietro - ammette Orazio - Il contenzioso non ha mai paralizzato l’attività amministrativa. E alla fine l’autonomia ha solo una spinta motivazionale: invece di un milione si preferisce avere centomila ma decidere da soli come spenderli».
Orazio (Cavallino) Io ero unionista ma qui nessuno tornerebbe indietro