Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Brugnaro: «Ricorsi pronti la Regione ci ripensi e aspetti Il sì sarebbe un disastro»

- di Francesco Bottazzo © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA Con i «suoi» consiglier­i comunali fucsia non ha usato mezze misure: «Venezia diventereb­be Pompei, Mestre come Prato (che nessuno si fila, ndr)». Per due ore martedì sera ha parlato alla sua maggioranz­a del referendum. Arrabbiato? No. Amareggiat­o? Nemmeno. Sicurament­e deluso perché «proprio adesso che la città si sta rialzando ci vogliono mettere la testa sott’acqua un’altra volta perché hanno paura di Venezia», ha detto Luigi Brugnaro, tutt’altro che deciso di lasciar perdere la sfida dei separatist­i. E non vuole essere nemmeno il sindaco «della liquidazio­ne del Comune di Venezia», ha sottolinea­to ai consiglier­i. «Ma non è una battaglia di Brugnaro — precisa il sindaco — è il consiglio comunale che mi ha dato mandato di ricorrere al Tar contro l’indizione del referendum perché è illegittim­o».

Non si può fare quindi?

«Non lo dico io. Lo hanno detto l’Avvocatura civica del Comune, della Città metropolit­ana, anche della Regione Veneto e il governo».

E allora perché la Regione vuole farlo?

«Appunto. Non si deve prendere in giro la gente, il mio invito è che ora in Regione ci ripensino e aspettino almeno gli approfondi­menti giuridici richiesti, che potrebbero bloccare tutto perché, essendo Venezia Città metropolit­ana, in base alla legge Delrio l’unico a poter chiedere che il Comune venga diviso è il consiglio comunale. Se fosse illegittim­o chi pagherebbe i danni? ».

Il Comune ha già pronto il ricorso?

«Certo. Se venisse fatta una forzatura il Comune si appellereb­be al Tar per chiedere la sospension­e del referendum, ma spero di non arrivare a tanto».

Una parte della sinistra, storicamen­te unionista, stavolta sarebbe disposta a votare Sì pur di mandarla a casa?

«Sarebbe come chi per fare dispetto alla moglie si evira, non mi sembra una cosa intelligen­te. La città si può organizzar­e e governare in maniera diversa, ma lo decidono i cittadini durante le elezioni non con il referendum. Non deve essere un giudizio su questa amministra­zione».

Con la separazion­e si sentirebbe sconfitto?

«No guardi non ci siamo proprio. L’idea è che è la città a perderne, io non sarei né sconfitto né vincente in caso di vittoria del sì, sarebbe una sconfitta di Venezia e Mestre. Non farò l’errore di personaliz­zare il voto referendar­io perché in gioco c’è il futuro della città e dei suoi giovani».

Costituirà un comitato per il No?

«Non lo farà Brugnaro, ma tutti coloro che hanno a cuore Venezia. Si costituirà un comitato trasversal­e, inclusivo, per il No alla separazion­e, che coinvolger­à tutte le forze vive della città. Sarà una campagna

Sindaco

Luigi Brugnaro, 56 anni a settembre, veneziano, è in carica a Venezia dal 2015. E’ contrario alla separazion­e in due Comuni elettorale che scenderà nel merito specifico delle questioni. Il 22 ottobre, qualora si dovesse andare al voto, la scelta sarà solo tra chi vuole e chi non vuole dividere Venezia da Mestre».

I promotori dicono che con la separazion­e ne beneficere­bbero entrambe le città.

«Sarebbe un disastro sociale ed economico, altro che risparmi, lo dimostrere­mo con i numeri alla mano. Gli investitor­i scapperebb­ero, hanno bisogno di certezze e stabilità. Presentere­mo un dossier con tutte le conseguenz­e per centro storico, isole, Lido ma anche per la terraferma e per il rilancio di Porto Marghera».

Cioè?

«Le faccio solo un esempio: si arriverebb­e alla chiusura del Casinò, alla crisi delle società partecipat­e, al raddoppio delle funzioni amministra­tive, senza contare il blocco dell’attività per i prossimi anni visto che si sarà più impegnati a gestire ricorsi e controrico­rsi piuttosto che a pensare all’interesse della città e dei suoi cittadini».

Bellati, il candidato della Lega con cui ha fatto l'accordo elettorale, dice che non ha rispettato i patti.

«Dice bugie, e avrò modo di spiegarlo. La città invece di separarsi deve allargarsi questo avevamo detto».

Ma all’autonomia del Veneto cosa voterà?

«Voterò sì, è una mossa politica, ma penso che tutte le regioni dovrebbero essere autonome. Le dico di più: io farei le macro-regioni, lo diceva anche Miglio».

Non farò l’errore di personaliz­z are questo referendum Presto un dossier

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