Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Brugnaro: «Ricorsi pronti la Regione ci ripensi e aspetti Il sì sarebbe un disastro»
VENEZIA Con i «suoi» consiglieri comunali fucsia non ha usato mezze misure: «Venezia diventerebbe Pompei, Mestre come Prato (che nessuno si fila, ndr)». Per due ore martedì sera ha parlato alla sua maggioranza del referendum. Arrabbiato? No. Amareggiato? Nemmeno. Sicuramente deluso perché «proprio adesso che la città si sta rialzando ci vogliono mettere la testa sott’acqua un’altra volta perché hanno paura di Venezia», ha detto Luigi Brugnaro, tutt’altro che deciso di lasciar perdere la sfida dei separatisti. E non vuole essere nemmeno il sindaco «della liquidazione del Comune di Venezia», ha sottolineato ai consiglieri. «Ma non è una battaglia di Brugnaro — precisa il sindaco — è il consiglio comunale che mi ha dato mandato di ricorrere al Tar contro l’indizione del referendum perché è illegittimo».
Non si può fare quindi?
«Non lo dico io. Lo hanno detto l’Avvocatura civica del Comune, della Città metropolitana, anche della Regione Veneto e il governo».
E allora perché la Regione vuole farlo?
«Appunto. Non si deve prendere in giro la gente, il mio invito è che ora in Regione ci ripensino e aspettino almeno gli approfondimenti giuridici richiesti, che potrebbero bloccare tutto perché, essendo Venezia Città metropolitana, in base alla legge Delrio l’unico a poter chiedere che il Comune venga diviso è il consiglio comunale. Se fosse illegittimo chi pagherebbe i danni? ».
Il Comune ha già pronto il ricorso?
«Certo. Se venisse fatta una forzatura il Comune si appellerebbe al Tar per chiedere la sospensione del referendum, ma spero di non arrivare a tanto».
Una parte della sinistra, storicamente unionista, stavolta sarebbe disposta a votare Sì pur di mandarla a casa?
«Sarebbe come chi per fare dispetto alla moglie si evira, non mi sembra una cosa intelligente. La città si può organizzare e governare in maniera diversa, ma lo decidono i cittadini durante le elezioni non con il referendum. Non deve essere un giudizio su questa amministrazione».
Con la separazione si sentirebbe sconfitto?
«No guardi non ci siamo proprio. L’idea è che è la città a perderne, io non sarei né sconfitto né vincente in caso di vittoria del sì, sarebbe una sconfitta di Venezia e Mestre. Non farò l’errore di personalizzare il voto referendario perché in gioco c’è il futuro della città e dei suoi giovani».
Costituirà un comitato per il No?
«Non lo farà Brugnaro, ma tutti coloro che hanno a cuore Venezia. Si costituirà un comitato trasversale, inclusivo, per il No alla separazione, che coinvolgerà tutte le forze vive della città. Sarà una campagna
Sindaco
Luigi Brugnaro, 56 anni a settembre, veneziano, è in carica a Venezia dal 2015. E’ contrario alla separazione in due Comuni elettorale che scenderà nel merito specifico delle questioni. Il 22 ottobre, qualora si dovesse andare al voto, la scelta sarà solo tra chi vuole e chi non vuole dividere Venezia da Mestre».
I promotori dicono che con la separazione ne beneficerebbero entrambe le città.
«Sarebbe un disastro sociale ed economico, altro che risparmi, lo dimostreremo con i numeri alla mano. Gli investitori scapperebbero, hanno bisogno di certezze e stabilità. Presenteremo un dossier con tutte le conseguenze per centro storico, isole, Lido ma anche per la terraferma e per il rilancio di Porto Marghera».
Cioè?
«Le faccio solo un esempio: si arriverebbe alla chiusura del Casinò, alla crisi delle società partecipate, al raddoppio delle funzioni amministrative, senza contare il blocco dell’attività per i prossimi anni visto che si sarà più impegnati a gestire ricorsi e controricorsi piuttosto che a pensare all’interesse della città e dei suoi cittadini».
Bellati, il candidato della Lega con cui ha fatto l'accordo elettorale, dice che non ha rispettato i patti.
«Dice bugie, e avrò modo di spiegarlo. La città invece di separarsi deve allargarsi questo avevamo detto».
Ma all’autonomia del Veneto cosa voterà?
«Voterò sì, è una mossa politica, ma penso che tutte le regioni dovrebbero essere autonome. Le dico di più: io farei le macro-regioni, lo diceva anche Miglio».
Non farò l’errore di personalizz are questo referendum Presto un dossier